Il buon vecchio Gheddafi, a ben vedere un pò della sua biografia, dei suoi comportamenti, e soprattutto ad ascoltare le cose che dice, mi sembra un libro aperto. Di quelli che ho studiato per tanto tempo per motivi strettamente legati al mio lavoro, ovviamente.
Ma nell'approcciarmi alle "originalità" degli uomini ho imparato a non soffermarmi tanto sui protagonisti, quanto su chi sta loro intorno, su come cerchi di adattarsi allo scuotimento delle fondamenta delle proprie sicurezze, dei propri rituali e dei propri stereotipi che il contatto con l'"originalità" necessariamente porta con sè.
A complicare le cose c'è il fatto che in questo caso, così come in tanti altri casi della storia, anche europea, il tipettino "originale" è pure un dittatore, e pure uno di quelli che non si fanno scrupoli di fare tanti danni.
Ed allora tutti, o quasi, a blandirlo, ad abbracciarlo, a far finta di non sentire le mostruosità che dice, o di non accorgersi di come si sia divertito ad umiliare le istituzioni italiane. Certo, ci sono ragioni di buon senso e di politica internazionale, oltre che pressanti ragioni economiche, che sono importanti da perseguire nell'interesse nazionale, ma continuo ad avere qualche dubbio sul fatto che con questi tipi sia utile, oltre che giusto, abbassarsi al di sotto dei limiti imposti dal decoro: nulla di più pericoloso ed infido del narcisismo patologico che coltivato, innaffiato con cura, incoraggiato, raggiunge la sua totale perfezione nel delirio di onnipotenza.
Ancora una volta, la storia europea dovrebbe aiutarci, a partire dal considerare quale fine abbiano fatto, ad esempio, tutti i patti siglati dal buon (si fa per dire) vecchio zio Adolf .
In ultimo, provo a togliere un piccolo sassolino dalla scarpa: la stessa Università "La Sapienza" (anche qui, purtroppo, si fa per dire) che, in nome di non si sa bene quale libertà, ha portato il papa innamorato della ragione a rinunciare a tenere la sua lectio magistralis, si è piegata a quella che mi sembra una umiliazione indicibile, quale il permettere al personaggio in questione, negazione vivente del concetto stesso di libertà e di ragione, di tenerla lui, la lectio magistralis. Lo ha fatto senza che nessuno tra i suoi docenti abbia non dico alzato la voce, ma neanche provato a mormorare timidamente qualcosa.
Tranne una, che ha fatto un appello ai suoi colleghi, senza ricevere nessuna adesione. L'ho appreso dal blog di Giorgio Israel, e mi sembra buona cosa copiare ed incollare quell'appello qui, visto che mi sembra di un equilibrio impeccabile e visto che lo condivido in pieno, sottoscrivendolo idealmente.
Al Magnifico Rettore Prof. Luigi Frati
Al Senato accademico
Ai colleghi dell'Università di Roma "La Sapienza"
Magnifico Rettore, cari colleghi,
apprendo con costernazione che l'Università di Roma "La Sapienza", che non ha saputo accogliere con rispetto e civiltà il papa Benedetto XVI, accoglierà il giorno 11 giugno il leader libico Moammar Gheddafi, che incontrerà la comunità accademica tutta in aula magna. Il comunicato reso pubblico recita che il sig. Gheddafi si rivolgerà in particolar modo ai nostri studenti.
Non so in quale sede accademica sia stata deliberata questa visita né per quali ragioni sia stata decisa.
Esprimo la mia ferma protesta circa l'opportunità di invitare solennemente il sig. Gheddafi, leader di un regime dittatoriale, a parlare nella nostra Università, che mi auguro dedita con sforzo congiunto di tutta la comunità accademica -al di là di ogni differenza politica- alla tutela dei principi di democrazia e libertà, che sono a fondamento della Costituzione repubblicana, e a tenere vivi tra i nostri giovani studenti sentimenti di profondo attaccamento alla libertà e alla pace.
Ricordo che pochi giorni fa è morto, dopo sette anni di patimenti nelle prigioni libiche, Fathi Eljahmi, dissidente libico che ha patito nelle carceri l'oppressione del regime di Gheddafi insieme alla moglie a al figlio maggiore solo per aver combattuto per il diritto di parola e per riforme democratiche. Mi chiedo se qualcuno nella comunità accademica della Sapienza potrà chiedere conto all'ospite del destino tragico di questo spirito libero e di tutti i suoi concittadini, meno noti, che per persecuzione politica sono stati costretti a tacere, sono stati imprigionati o sono stati espulsi dal paese.
Ricordo che i partiti politici sono vietati, che è vietato il diritto di sciopero, che la stampa è soggetta a censura, che la magistratura è controllata dal governo, che vi sono severe restrizioni al diritto di parola, di associazione, di manifestazione e alla libertà di religione. Ricordo che l'attuale regime libico ha espropriato ed espulso senza diritto di difesa le residue comunità ebraiche presenti in Libia e la Libia, storicamente centro di una fiorente comunità ebraica, è oggi uno Stato privo della presenza di qualunque cittadino di religione ebraica. Ricordo che nell'ambito delle Nazioni Unite il regime libico ha promosso ripetutamente campagne di attacco fazioso e violento contro lo Stato d'Israele ed è stato tra i promotori della conferenza Durban II, dalla quale l'Italia si è ufficialmente dissociata e alla quale si è rifiutata di partecipare.
Mi chiedo quali insegnamenti il sig. Moammar Gheddafi potrà impartire ai nostri studenti e perchè la nostra comunità accademica debba ascoltarlo senza una voce critica chiara e ferma. Se la diplomazia internazionale segue la propria strada, la comunità accademica dovrebbe sempre e comunque, con coraggio, parlare a tutela della libertà.
Prof. Bruna Ingrao
Ma nell'approcciarmi alle "originalità" degli uomini ho imparato a non soffermarmi tanto sui protagonisti, quanto su chi sta loro intorno, su come cerchi di adattarsi allo scuotimento delle fondamenta delle proprie sicurezze, dei propri rituali e dei propri stereotipi che il contatto con l'"originalità" necessariamente porta con sè.
A complicare le cose c'è il fatto che in questo caso, così come in tanti altri casi della storia, anche europea, il tipettino "originale" è pure un dittatore, e pure uno di quelli che non si fanno scrupoli di fare tanti danni.
Ed allora tutti, o quasi, a blandirlo, ad abbracciarlo, a far finta di non sentire le mostruosità che dice, o di non accorgersi di come si sia divertito ad umiliare le istituzioni italiane. Certo, ci sono ragioni di buon senso e di politica internazionale, oltre che pressanti ragioni economiche, che sono importanti da perseguire nell'interesse nazionale, ma continuo ad avere qualche dubbio sul fatto che con questi tipi sia utile, oltre che giusto, abbassarsi al di sotto dei limiti imposti dal decoro: nulla di più pericoloso ed infido del narcisismo patologico che coltivato, innaffiato con cura, incoraggiato, raggiunge la sua totale perfezione nel delirio di onnipotenza.
Ancora una volta, la storia europea dovrebbe aiutarci, a partire dal considerare quale fine abbiano fatto, ad esempio, tutti i patti siglati dal buon (si fa per dire) vecchio zio Adolf .
In ultimo, provo a togliere un piccolo sassolino dalla scarpa: la stessa Università "La Sapienza" (anche qui, purtroppo, si fa per dire) che, in nome di non si sa bene quale libertà, ha portato il papa innamorato della ragione a rinunciare a tenere la sua lectio magistralis, si è piegata a quella che mi sembra una umiliazione indicibile, quale il permettere al personaggio in questione, negazione vivente del concetto stesso di libertà e di ragione, di tenerla lui, la lectio magistralis. Lo ha fatto senza che nessuno tra i suoi docenti abbia non dico alzato la voce, ma neanche provato a mormorare timidamente qualcosa.
Tranne una, che ha fatto un appello ai suoi colleghi, senza ricevere nessuna adesione. L'ho appreso dal blog di Giorgio Israel, e mi sembra buona cosa copiare ed incollare quell'appello qui, visto che mi sembra di un equilibrio impeccabile e visto che lo condivido in pieno, sottoscrivendolo idealmente.
Al Magnifico Rettore Prof. Luigi Frati
Al Senato accademico
Ai colleghi dell'Università di Roma "La Sapienza"
Magnifico Rettore, cari colleghi,
apprendo con costernazione che l'Università di Roma "La Sapienza", che non ha saputo accogliere con rispetto e civiltà il papa Benedetto XVI, accoglierà il giorno 11 giugno il leader libico Moammar Gheddafi, che incontrerà la comunità accademica tutta in aula magna. Il comunicato reso pubblico recita che il sig. Gheddafi si rivolgerà in particolar modo ai nostri studenti.
Non so in quale sede accademica sia stata deliberata questa visita né per quali ragioni sia stata decisa.
Esprimo la mia ferma protesta circa l'opportunità di invitare solennemente il sig. Gheddafi, leader di un regime dittatoriale, a parlare nella nostra Università, che mi auguro dedita con sforzo congiunto di tutta la comunità accademica -al di là di ogni differenza politica- alla tutela dei principi di democrazia e libertà, che sono a fondamento della Costituzione repubblicana, e a tenere vivi tra i nostri giovani studenti sentimenti di profondo attaccamento alla libertà e alla pace.
Ricordo che pochi giorni fa è morto, dopo sette anni di patimenti nelle prigioni libiche, Fathi Eljahmi, dissidente libico che ha patito nelle carceri l'oppressione del regime di Gheddafi insieme alla moglie a al figlio maggiore solo per aver combattuto per il diritto di parola e per riforme democratiche. Mi chiedo se qualcuno nella comunità accademica della Sapienza potrà chiedere conto all'ospite del destino tragico di questo spirito libero e di tutti i suoi concittadini, meno noti, che per persecuzione politica sono stati costretti a tacere, sono stati imprigionati o sono stati espulsi dal paese.
Ricordo che i partiti politici sono vietati, che è vietato il diritto di sciopero, che la stampa è soggetta a censura, che la magistratura è controllata dal governo, che vi sono severe restrizioni al diritto di parola, di associazione, di manifestazione e alla libertà di religione. Ricordo che l'attuale regime libico ha espropriato ed espulso senza diritto di difesa le residue comunità ebraiche presenti in Libia e la Libia, storicamente centro di una fiorente comunità ebraica, è oggi uno Stato privo della presenza di qualunque cittadino di religione ebraica. Ricordo che nell'ambito delle Nazioni Unite il regime libico ha promosso ripetutamente campagne di attacco fazioso e violento contro lo Stato d'Israele ed è stato tra i promotori della conferenza Durban II, dalla quale l'Italia si è ufficialmente dissociata e alla quale si è rifiutata di partecipare.
Mi chiedo quali insegnamenti il sig. Moammar Gheddafi potrà impartire ai nostri studenti e perchè la nostra comunità accademica debba ascoltarlo senza una voce critica chiara e ferma. Se la diplomazia internazionale segue la propria strada, la comunità accademica dovrebbe sempre e comunque, con coraggio, parlare a tutela della libertà.
Prof. Bruna Ingrao
davvero ben fatto, caro Vincenzo, ci voleva proprio. Tutta questa amicizia improvvisa per denaro e per "risolvere" il problema degli immigrati??
RispondiEliminaLa lectio magistralis di Gheddafi è proprio il colmo, caro Vince. Il fatto si commenta da sé, purtroppo!
RispondiEliminaUn abbraccione
annarita
ps: sono impegnata con gli esami della mia terza. Oggi c'è stata la prova di matematica. Ho corretto sino alle 18.30, a scuola! Giovedì ci sarà la prova nazionale di italiano e matematica!!!
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSono d'accordo che finalmente si paga sempre per la sua ipocrisia o dopo essersi sminuiti davanti a qualcuno come Gheddafi. In ogni modo quest'ultimo non è in grado di dare lezioni morali a chicchessia. Se Berlusconi è capace ed abbastanza fine da far rivelare l'ipocrisia negli altri, deve essere altrettanto fine/cosciente per riconoscere quella sua.
RispondiEliminaAnche per questa ragione credo che Berlusconi, uomo di affari 'par excellence', quindi assai percettivo, sappia istintivamente come si deve comportarsi con un personaggio megalomane e comunque pericoloso come Gheddafi.
Non gli faccio neanche elogi, perché, c'è sempre un prezzo per tutto, e Berluscono deve saperlo meglio di tutti.
(Sorry for any errors in my 'approximative Italian'!).
@aliza
RispondiEliminaGrazie A. Per denaro? Ma no, è perchè è un bell'uomo....
@Annarita
Un abbraccione a te. Come è andata? Ora puoi riposarti?
@Mirino
Benvenuto Mirino. Non penso la cosa riguardi solo Berlusconi, mi sembra che in parecchi si siano distinti per "socievolezza" con il personaggio. Your Italian is not so approximative, it is quite fine.
Ciao.
Grazie Vincenzo.
RispondiEliminaSe non "distinte" (di versamento) per "socievolezza" con lui..
('My Italian' is 'approximative' because I'm limited to trying to learn from books in France, da solo. But I'll get there in the end).
Grazie per i tuoi complimenti troppo generosi.
Buon week-end.