lunedì 20 luglio 2009

Del capirsi e del capire

Io non riesco a capire neppure ciò che faccio:
infatti non quello che voglio io faccio,
ma quello che detesto...
Io trovo dunque in me questa legge:
quando voglio fare il bene,
il male è accanto a me.


Paolo di Tarso, Lettera ai Romani


Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma accade e ne resto tormentato.

Catullo


La precarietà dell'equilibrio cui, forse ontologicamente, ognuno a suo modo è costretto. L'oscillare dell'umore, il trascolorare delle emozioni, la contemporanea presenza di polarità opposte nel modo di sentire e di volere. L'inabissarsi degli sforzi volitivi di fronte alle onde anomale dell'istinto. Ed il loro riaffiorare inaspettato e fiero quando tutto farebbe pensare ad un naufragio consumato. La coscienza di portare dentro di sè, almeno in potenza, l'abietto ed il sublime.
Dubito possa mai esserci psicologia, metapsicologia, biologia, in grado di spiegare (erklaren) in modo sufficientemente convincente tutto questo.
Solo inchinarmi di fronte ad esistenze ogni volta nuove ed insieme familiari (poichè nulla mi è estraneo in quanto uomo), può forse consentirmi di comprendere (verstehen) qualcosa dell'altro.

5 commenti:

  1. Non male il titolo di questo tuo nuovo e introspettivo post!
    Ci sono i poli opposti ma complemantari dei vari stai d'animo o emozioni, amare/odiare e tra uno stato e l'altro, talvolta c'è una stasi, quella che talvolta percepiamo come situazione di "immobilismo", sembra di vivere passivamente, sembra che tutto ci scivola addosso, magari si tratta della tanto sospirata e ricercata situazione di equilibrio...
    Purtroppo quando viviamo l'"equilibrio", non riusciamo a percepirne il valore e le sue caratteristiche, stiamo bene per un po', poi torniamo a ricercare dentro noi e intorno a noi l'alternanza e la trasformazione, di nuovo sentiamo dentro un'inquietudine che ci spinge a ricercare il cambiamento di quell'equilibrio, forse siamo sempre insoddisfatti, siamo sempre alla ricerca di...
    Se almeno sapessimo di che cosa, perchè appena raggiungiamo la nostra nuova idea o mèta, siamo di nuovo punto e a capo!
    Ma forse non ci sono spiegazioni a tutto ciò, forse è la vita stessa che ci porta ad oscillare da un umore ad un altro, penso che se così non fosse non saremo esseri umani ma semplicemente dei sassolini e francamente mi piace appartenere al genere umano, pur con tutte le sue contraddizioni e imperfezioni!
    Ciao Vincenzo!

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  2. Mi ci rispecchio proprio in questo post! Sto vivendo in una situzione di equilibrio precario che, a quanto pare, sembra una situazione più comune di quel che pensassi.Consolante.Almeno non ci si sente così diversi.
    Bella proposta, grazie.

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  3. @Miriam
    "La vera difficoltà dell'uomo non è di godere i lampioni o i panorami, non di godere i denti di leone o le braciole, ma di godere il godimento, di mantenersi capace di farsi piacere ciò che gli piace"
    Questa citazione di Chesterton penso sia in linea con quello che scrivi...Ciao Miriam!

    @Angelo azzurro
    Sono contento per questo! Grazie a te.

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  4. @vincenzo
    Il mio pensiero racchiude un'attitudine umana in senso generale, anche se talvolta è capitato anche a me di non riuscire ad apprezzare l'attimo.
    La vita insegna che bisogna essere sempre riconoscenti, ma questo lo si capisce maggiormente "invecchiando".
    Ciao Vincenzo!

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  5. Uno dei problemi filosofici cui siamo abituati discutere è la presenza del male. Male come uno dei due opposti. Quindi il male sarebbe una presenza continua nella vita di un essere.
    Stranamente la filosfia contemporanea tiene nascosto l'essere (unico che ha tentato di svelarne l'esserci è stato heidegger) ma svela il male come opposto al bene.
    Che l'uomo tenda al bene io ci credo, Aristotele aveva ragione, ma che ugualmente possa tendere al male io non lo credo.
    Il male è sempre stato una presenza fissa nel nostro pensiero, mi verrebbe da dire, lo abbiamo creato noi. Vivere in modo infelice, teleologocamente intendo, perchè così è lo contesto.
    Filosofi greci tipo Diogene i Democrito, che teorizzavano " il godersi la vita qui, ora e subito, in questa vita terrena" sono stati studiati in modo superficale e sappiamo come vengono ricordati, uno per la botte e l'altro per gli atomi!!
    La presenza del male, come condizione necessaria per apprezzare il bene è un falso mito.Ciò non premette di godere il godimento in sè, ma di vedere il godimento come " uno stato effimero dell'essere", essere che può svelarsi solo come ESSERCI quindi come ente. Un ente, o essente, è solo in quel momento, appunto svelatosi tramite il bene o il male.
    Lorenzo

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