venerdì 25 dicembre 2009

Buon Natale

...Soffiasse davvero quel vento di scirocco e arrivasse ogni giorno per spingerci a guardare dietro la faccia abusata delle cose, nei labirinti oscuri delle case, dentro lo specchio segreto di ogni viso, dentro di noi...


Scirocco, Francesco Guccini 1987 

sabato 19 dicembre 2009

Moustapha, il semaforo ed un sorriso

Semaforo rosso. Sono in moto. Il venditore di fazzolettini si rivolge a me tutto contento: "Guarda, Natale!". Giro lo sguardo verso dove guarda lui, e vedo tre ragazze che attraversano la strada con un berretto da Babbo Natale in testa e, ciascuna, uno strumento a fiato in mano. Osservo la scatola di cartone che porta a tracolla, su cui ha sistemato i pacchetti di fazzolettini. C' è scritto a penna Moustapha. Le ragazze gli passano vicino, e lui prova una specie di abbordaggio veloce: "ciao bellissime!". Si scambiano qualche battuta sorridendosi per qualche secondo, ma non sento cosa si dicono. Poi loro continuano per la loro strada. Moustapha si rivolge di nuovo a me, con un sorriso a 64 denti, semiestatico: "ragazze, bellissime...perchè io ...". Il semaforo diventa verde. Devo ripartire. Gli sorrido anch'io da dietro il casco, alzo la mano per salutarlo, e riparto. Penso che è raro che da un incontro con uno dei "commandos" dei semafori nasca un sorriso. E penso pure che quelle poche volte non è mai per mia iniziativa. Il sorriso sfuma leggermente...

domenica 13 dicembre 2009

Il "Galilei siciliano": Giovan Battista Hodierna


Il sole, per l’intensità della sua luce, è agente efficacissimo. Ma l’uomo, per l’esimia potenza dell’intelletto, agisce con una forza di gran lunga superiore a quella del sole”       
 G. B. Hodierna 

Nacque a Ragusa il 13 aprile 1597 da mastro Vito, artigiano, e Serafina Rizzo. La sua famiglia era di umili origini. Il padre, probabilmente facendolo seguire da qualche chierico,  riuscì a farlo studiare quel tanto che bastava ad imparare a leggere, scrivere, e far di conto.
Non si sa molto altro della sua giovinezza, se non che era dotato di particolare intelligenza e desiderio di conoscenza. Si appassionò allo studio della matematica, della filosofia (studiò da solo sui libri di Aristotele), dell'astronomia, delle scienze naturali, e fu anche poeta e sacerdote.
In particolare, lo studio delle opere di Agostino Nifo su Aristotele, gli suscitò un grande desiderio di vedere e studiare le comete.
Per la condizione di povertà della sua famiglia, viveva in una piccola casetta situata in una valle che circondava l'antica Ragusa. Trovandosi quindi in un luogo basso circondato da colline, non gli era agevole osservare il cielo, per cui cominciò  a passare notti solitarie sulla cima di una di quelle colline, dedicandosi all'osservazione delle stelle.
Inizialmente senza nessuna strumentazione; successivamente, con l'aiuto probabilmente di uno dei primi tipi di cannocchiale galileiano che si trovavano in Europa in quel periodo, capaci di appena 20 ingrandimenti.
Dopo qualche tempo, probabilmente qualcuno si intenerì a vedere quel ragazzo che passava le notti all'addiaccio per guardare le stelle, ed ottenne il permesso di usare il campanile della chiesa di San Nicola per le sue osservazioni.
La fortuna premiò i suoi sforzi e le sue fatiche il 12 novembre 1618, quando potè osservare quelle stesse tre comete che, a sua insaputa, venivano nello stesso momento osservate da tutti i più grandi astronomi dell'epoca. Erano le stesse comete che avrebbero originato la controversia tra Galileo Galilei ed il gesuita Orazio Grassi, che può essere considerata uno degli antefatti del triste processo da parte del Sant'Uffizio cui il grande scienziato pisano sarebbe stato sottoposto nel 1633.
Hodierna di quelle comete osservò sin nei minimi particolari i movimenti e le variazioni. Negli anni successivi avrebbe regalato all'astronomia scoperte ragguardevoli, che gli diedero una certa notorietà nei circoli scientifici europei del tempo: le Medicaeorum Ephemerides rappresentano  le prime effemeridi dei satelliti medicei mai pubblicate; e per quanto riguarda Saturno, fu lo scienziato che più di tutti si avvicinò a comprenderne la natura, prima di Huygens. Con quest'ultimo, vi fu pure uno scambio epistolare, ed il grande scienziato olandese manifestò stima ed ammirazione per  il siciliano.
Queste scoperte, per quanto notevoli dal punto di vista scientifico, ebbero però un impatto molto limitato sulla storia dell'astronomia, e Hodierna, anche e forse soprattutto a causa dell'isolamento geografico in cui si trovava, lontano da tutti i centri del sapere dell'epoca, rimase semisconosciuto per  i tre secoli successivi.
Fu soltanto nel 1985, grazie ad un articolo di Serio e Coll., dell'Università di Palermo, pubblicato  sul Journal For the History of Astronomy, che fu riscoperta e rivalutata l'enorme portata di un suo scritto,  di insospettata modernità: De admirandis Coeli Characteribus.
Grazie all'analisi di questo testo fu infatti possibile  rivalutare la figura di Giovan Battista Hodierna,    che assunse i contorni di un vero e proprio pioniere nella osservazione delle nebulose.
Dopo averle classificate, infatti,  aveva elencato quelle da lui osservate, ed è stato così possibile dimostrare, purtroppo con tre secoli di ritardo, come egli da solo avesse osservato più nebulose di tutti gli astronomi di ogni tempo messi assieme, fino ad allora.
Nell'elenco risultano infatti le riscoperte indipendenti della nebulosa Andromeda (M31) ed Orione (M42), ed almeno 9, ma probabilmente 14, e forse 16, sue scoperte originali: le nebulose M6, M36, M37, M38, M41, M47, NGC 2362, NGC 6231, M8, Mel 20, probabilmente M33, M34, e NGC 752. E, con una certa probabilità, è una sua scoperta anche la nebulosa NGC2451, come pure NGC2169 ed NGC2175.
Inoltre, nello stesso scritto, fu l'autore del primo disegno conosciuto della nebulosa Orione .
Ma il campo di interessi di  Giovanni Battista Hodierna non si fermava solo alla matematica ed all'astronomia: tra le altre cose, ideò e costruì da solo una specie di microscopio capace di 2000 ingrandimenti, con il quale studiò per primo l'occhio della mosca, e con il quale precorse i micrografi moderni; capì per primo il ruolo esclusivo dell'ape regina nella produzione delle uova;  si dedicò allo studio del dente della vipera; indagò in modo brillante il meccanismo della visione; scrisse di meteorologia e botanica, e si occupò anche di astrologia, che allora non sempre era distinta dall'ambito delle discipline scientifiche.
Ma il suo interesse principale rimase l'astronomia e la matematica.
Nel 1637, insieme ad un folto gruppo di ragusani, tra cui i gemelli Carlo e Giulio Tomasi, partecipò alla fondazione di Palma (l'attuale Palma di Montechiaro), dove si trasferì, e dove fu nominato arciprete dal vescovo di Agrigento. Per inciso, Giulio Tomasi altri non era, nella trasfigurazione letteraria, che il "duca santo", Giuseppe Corbera, a cui Giuseppe Tomasi di Lampedusa, suo discendente ed autore del "Gattopardo",  fece riferimento esplicitamente nella sua opera.
Intorno al 1655 lo stesso Giulio Tomasi, duca di Palma, nominò Hodierna suo matematico ufficiale.
Il percorso terreno di quello che G. Chiesa nel XIX secolo chiamo' il "Galilei siciliano" ebbe termine a Palma di Montechiaro il 6 aprile 1660.
Ben più di tre secoli dopo, in suo onore, un asteroide scoperto nel 1990 fu chiamato 21047 Hodierna .




Questo articolo partecipa alla 20° Edizione del Carnevale della Matematica, ospitato da Annarita Ruberto sul suo blog matem@ticaMente


Bibliografia
Mario Pavone, Introduzione al pensiero di Giovanni Battista Hodierna - Filosofo Matematico e Astronomo dei primi Gattopardi, a cura dell’Amministrazione Comunale di Ragusa, Setim Editrice, Modica 1981.
Giovan Battista Hodierna, profilo biografico e scientifico. Fonte: Mario Pavone, Giovan Battista Hodierna, Centro Studi “G.B. Hodierna”, Ragusa, 2003.
Discorsi sopra l'antica e moderna Ragusa. Con una biografia di Giovan Battista Odierna. Avv. Filippo Garofalo, Palermo 1856. Edita da Libreria Paolino Editrice, Ragusa 1980.
Giovan Battista Hodierna, un precursore di Messier alla corte del primo dei Gattopardi.  Fredi De Maria.
http://www.messier.obspm.fr/xtra/Bios/hodierna.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Giovan_Battista_Odierna
G.F. Serio, L. Indorato, P. Nastasi, 1985. G.B. Hodierna's Observations of Nebulae and his Cosmology. Journal of the History of Astronomy, Vol. XVI, No. 45, p. 1-36 (February 1985).
G.B. Hodierna, 1654. De systemate orbis cometici, deque admirandis coeli characteribus [About the systematics of the cometary orbit, and about the admirable objects of the sky]. Palermo. Here p. 19. Available online. Also see the relevant page 19.

domenica 6 dicembre 2009

Susan Boyle, la Giornata della Salute Mentale, e lo stigma.

I suoi compagni di scuola da piccola la chiamavano Susan "la sempliciotta". Era nata da un parto difficile,  che aveva lasciato qualche segno. Difficoltà dell'apprendimento, in particolare.
Ha condotto una vita meno che ordinaria per quarantasette anni. Ha sempre avuto un talento unico per il canto, ma lo stigma per il suo modo di essere ha continuato a farle compagnia, senza sconti.
Così non ha ascoltato i consigli della madre, che la spingeva a partecipare a programmi come X factor o Britain's got talent.
Troppa polvere ingoiata, troppe risatine neanche tanto nascoste, troppa ironia poco benevola. E poi si era convinta (senza tanto torto, ovviamente) che quei programmi erano per le belle ragazze.
Stava bene nella casa popolare dove viveva con la madre ed il gatto. E stava bene nella sua parrocchia "Nostra Signora di Lourdes", in un remoto paesino della Scozia,  a fare volontariato con gli anziani.
Poi la madre è morta, a 91 anni. Susan è rimasta quattro giorni chiusa a casa, senza rispondere neanche alle telefonate. Quando è uscita, aveva nuove motivazioni per tentare il grande salto.
Si presenta a Britain's Got Talent. Il video, già visto da un centinaio di milioni di persone in tutto il mondo, mostra il suo debutto. I risolini iniziali della giuria e del pubblico, il suo imbarazzo, il suo impappinarsi, il suo inciampare in una deliziosa genuinità. E poi il suo sguardo determinato che si illumina un attimo prima di iniziare a cantare, e l'ammutolire di tutti gli altri, che si trasforma in una standing ovation continuata ed incredula.
Si qualificherà per la finale, ma riusciranno a fargliela perdere. Troppo, per un'anima gentile e semplice come la sua. Il giorno dopo viene ricoverata in psichiatria per cinque giorni.
Adesso è uscito il suo primo album, "I dreamed a dream".
Ha già battuto tutti i record: primo in USA, Canada, Irlanda, Nuova Zelanda, Australia, Regno Unito. Ed ha già venduto, in poco più di due settimane, tre milioni di copie.
Nell'ultima pagina del booklet, Susan dedica l'album  alla sua amata madre, alla quale aveva fatto la promessa di essere qualcuno.
Ecco, ieri era la giornata mondiale della salute mentale. Credo che la storia di Susan Boyle, più dei convegni, dei discorsi retorici, dei pareri degli esperti, racconti molte cose sullo stigma, sulla sofferenza di chi vive con un problema, e, soprattutto, su di noi che ci crediamo "normali".
E credo ci racconti di come non esista problema, disturbo, malattia, condizione, che possa oscurare del tutto la profondità, l'estensione, l' imprevedibilità, del mistero nel quale tutti siamo impastati.
Un mistero che quando si disvela, è in grado di ammutolire letteralmente il più cinico degli individui.
Davanti a Susan  credo ci sia da domandarsi chi può dire davvero cosa sia  la bellezza.






domenica 8 novembre 2009

A proposito di sofferenza ed empatia...

Ascoltato oggi, da un sacerdote di cui non conosco il nome: "le nostre lacrime a volte sono il collirio che ci fa vedere meglio quelle degli altri".
Non male, direi... 

domenica 1 novembre 2009

Natuzza

Ho letto poco fa che è morta da qualche ora. Nell'articolo online tante parole messe tra virgolette, "miracoli", "parlava" con la Madonna, "mistica di Paravati".
Giusta, forse, tanta prudenza. Eppure l'eloquenza dei fatti che le succedevano resta tutta, virgolette  o no.
Testimoniata da un numero impressionante di persone, oltre che da medici, antropologi ed esperti vari.
Da curioso di mistica, da dilettante di antropologia e da medico,  ho letto e visto  diverse cose su di lei, negli ultimi venti anni. Pur non avendola mai incontrata, le ho portato da lontano un affetto ed una gratitudine profondi, perché è attraverso lo studio dei fenomeni che hanno riguardato lei e prima ancora San Pio da Pietrelcina, che ho "dovuto" prendere atto,  per coerenza con quanto andavo apprendendo e non senza disappunto e resistenze, che non solo la fede non si oppone alla scienza, ma che entrambe si dànno senso e dignità reciprocamente.
E' andata via proprio oggi, Natuzza, all'alba del giorno della festa di Tutti i Santi.
Questo mi fa pensare, con un sorriso, che Dio non ha bisogno di mettere tra virgolette quello che pensa.








sabato 31 ottobre 2009

Un ponte sul baratro che separa il nostro progresso scientifico da quello morale

Dobbiamo lavorare con passione e in modo infaticabile alla costruzione di un ponte sul baratro che separa il nostro progresso scientifico da quello morale. Uno dei grandi problemi dell'umanità è che soffriamo di una povertà dello spirito che è in palese contrasto con la nostra abbondanza scientifica e tecnologica. Più ci arricchiamo materialmente, più ci impoveriamo moralmente e spiritualmente.
Ogni uomo vive in due regni, quello interno e quello esterno. Quello interno è il regno dei fini spirituali espressi in arte, letteratura, morale e religione.
Quello esterno è dato dall'insieme di congegni, tecniche, meccanismi e strumenti mediante i quali viviamo. Il nostro problema oggi è che abbiamo consentito al nostro interno di perdersi nell'esterno. Abbiamo consentito ai mezzi con cui viviamo di far scomparire i fini per cui viviamo.

Martin Luther King

martedì 27 ottobre 2009

Di zombie, vampiri, satanassi vari e della cara vecchia festa dei morti

Halloween rosso sangue: al cinema vince la paura. Così un articolo su Repubblica. Pare che nei cinema stiano furoreggiando zombie, vampiri, ed attività paranormali.
Sarà che ho superato da qualche tempo i quaranta; sarà che questa roba non mi ha mai entusiasmato; sarà che pur essendo amante del mondo anglosassone, se potessi fonderei una scuola di resistenza per la protezione della cultura latina e mediterranea, ormai in via di estinzione come e più dei panda.
Fatto sta che più parlano di questa festa, e più mi tornano alla memoria i giorni in cui al posto di mostri, zombie, paranormale, streghe, si parlava molto semplicemente, senza parossismi di sapore vagamente isterico, di morti e di santi.
E la festa dei morti era per noi bambini siciliani di un tempo l'unica occasione dell'anno in cui ci si risvegliava e si trovavano regali sparsi per il salotto, insieme ai dolci di marzapane (altro che dolcetto o scherzetto: quelli erano e sono dolci che non si scherza), che coloravano di allegria e sapore una mattina speciale.
Mattina speciale che seguiva una notte speciale, trascorsa immaginando i propri cari morti che si danno da fare per scegliere i regali e portarli a casa in modi misteriosi, che stimolavano la fantasia e, soprattutto, eccitavano la riconoscenza nei loro confronti e dilatavano l'affetto, aprendo il cuore alla  preghiera ("L'eterno riposo dona loro o Signore...") ed alla accettazione serena della morte come un passaggio naturale della vita, che conduce verso luoghi migliori, dove il dono è cifra di relazione autentica e di festa per tutti.
Sono riconoscente alla vita, ai miei antenati, alla cultura e alla saggezza che è stata tramandata nei secoli sino a lambire la mia esistenza e ad impregnarla di significati antichi e sempre nuovi insieme.
Provo a continuare il giro con i miei figli, ma tenere a bada zombie, streghe, satanassi vari, non è semplice. Per fortuna continuano ad esserci i miei cari morti a darmi una mano: sinora infatti pare che, miracolosamente, i miei pargoli non abbiano subìto più di tanto il fascino dell'esoterico...
Così, quando si sveglieranno eccitati e correranno in salotto come ogni anno, tra giochi più o meno tradizionali e dolci più o meno genuini,  al massimo, se proprio non se ne può fare a meno, come concessione al "nuovo che avanza" troveranno una zucca...

lunedì 5 ottobre 2009

Biotestamento suicidario

In questo post di alcuni mesi fa ho prospettato, temendole, eventualità che sarebbero sembrate impossibili in un paese civile. Invece erano già successe due anni fa, in Inghilterra: una ragazza inglese di 26 anni, affetta da una grave forma di depressione  e che aveva tentato il suicidio già nove volte, ha fatto il suo bel testamento biologico, ha preso del veleno, poi ha chiamato un'autoambulanza.
E' stata trasportata in ospedale, dove pare abbia riaffermato la volontà suicidaria,  ed ha agonizzato per quattro giorni prima di morire: i medici non hanno alzato un dito per strapparla alla morte, perché "sapeva cosa stava facendo e aveva la capacità mentale di rifiutare le cure". Nei giorni scorsi c'è stata un'udienza che si è conclusa con il coroner che ha definito una scelta saggia quella dei medici inglesi, perché salvare la donna contro il suo consenso "sarebbe stato illegale".
"Sapeva cosa stava facendo" e "aveva la capacità mentale di rifiutare le cure", detto di una persona che  tenta nove volte il suicidio, che ha stilato un testamento biologico suicidario, che è gravemente depressa, che dopo aver ingerito il veleno chiama l'ambulanza (presumibilmente perché ha cambiato idea rispetto al suicidio), che appena arrivata in ospedale riafferma di voler morire,  è, diciamo così, leggermente temerario, dal punto di vista della scienza medica e della psichiatria in particolare.
Ma mi sembra vada da sé che "conquiste umanitarie" come il diritto di morire siano reclamate a gran voce dagli uomini illuminati in nome della scienza e dell'umanità, nello stesso momento in cui, scienza e umanità, le calpestano entrambe senza scrupoli.

Fonti della notizia: Avvenire del 03/10/2009, La Stampa del 02/10/2009

venerdì 25 settembre 2009

Cocaina e decision making

Una ricerca pubblicata su Nida notes (la rivista pubblicata dall'autorevolissimo National Institute on Drug Abuse, Bethesda, Stati Uniti), ha dimostrato come la cocaina danneggi un circuito neurale molto importante, che collega la corteccia orbitofrontale con l'amigdala basolaterale.
La corteccia orbitofrontale, in particolare, è una importante struttura facente parte della zona più recente, in termini evolutivi, del cervello, ed è  coinvolta nei processi di decision making, cioè nel prendere decisioni. Per la precisione, è coinvolta nell'evitare comportamenti le cui conseguenze si prevedono negative, o nell'entrare in azione per raggiungere un risultato desiderato.
Secondo il dott. George Schoenbaum, la ricerca, condotta sui ratti esposti a cocaina, può spiegare perché i cocainomani abbiano difficoltà ad evitare le terribili conseguenze dell'abuso della sostanza, con relazioni che falliscono, famiglie che si separano, fallimenti finanziari, problemi legali, condotte criminali, e cosi' via.
La cocaina sembra sconvolgere l'abilità di elaborazione delle informazioni del circuito neuronale di apprendimento descritto, impedendo sia agli animali esposti che alle persone che la assumono di imparare dalle esperienze negative e modificare il proprio comportamento adattandolo ai cambiamenti ambientali.
E' cosi' che si rischia di restare imprigionati in pattern autodistruttivi, incapaci di evitare l'accumularsi implacabile di disastri personali.

domenica 20 settembre 2009

mercoledì 16 settembre 2009

Frecce tricolori









Domenica scorsa, poco dopo le 17, festa dell'addio all'estate a Marina di Ragusa. Le spiagge, le strade, il porto turistico, pieni all'inverosimile di gente con il naso all'insù.
L'arrivo delle frecce tricolori, e poi le incredibili evoluzioni, e soprattutto quel verde bianco e rosso disegnato nell'aria, danno sensazioni che non mi sarei aspettato di provare. Non sono per nulla propenso alla retorica, anzi mi dà piuttosto sui nervi.
Ma le emozioni che ho provato, in contrasto stridente con la tristezza di poco prima, quando la televisione vomitava i proclami di secessione dei neocelti del Po, mi hanno restituito per un pò l'orgoglio mite, un pò commosso, di essere, e sentirmi, italiano.

sabato 12 settembre 2009

L'incubo di Fortaleza

Che succede nella testa di un uomo che all'improvviso si vede mettere le manette da un polizia straniera mentre gioca felice in piscina con sua figlia, sotto gli occhi divertiti della moglie e di decine di altre persone?
Che succede quando capisce che lo stanno accusando di violare quanto ha di più caro al mondo? Che succede quando tutto quello che sino ad un secondo prima era scontato (la spontaneità e la purezza dei gesti affettuosi, la propria onorabilità, la tranquillità e la riservatezza della propria vita individuale e familiare, la libertà personale e della propria famiglia) viene scosso sin nelle sue fondamenta, e non resta più niente su cui far dimorare il proprio equilibrio psicologico?
Che succede nella testa di una bambina di otto anni che vede portare via il papà all'improvviso, e vede farsi domande strane da gentili sconosciuti? Come le avranno spiegato perchè papà era in galera? Non è stata offesa la sua infanzia in questo modo, introducendo nella sua vita un argomento di estrema perversione senza che probabilmente ne avesse mai sentito parlare?
Che succede nella testa di una donna che assiste impotente ad un uragano che si abbatte sul marito e sulla figlia, e che per giorni e giorni non viene creduta quando tenta di spiegare che le cose non stanno come gli altri vogliono far credere?
Succederà qualcosa nella testa di chi ha provocato e gestito in modo così rozzo e maldestro tutto questo?

domenica 6 settembre 2009

Boffo, Feltri, ed il metamessaggio

Qual è il subdolo metamessaggio che sta dietro il disgustoso attacco del Giornale a Dino Boffo?
Al di là dei personaggi e dei fatti, dei retrosccena e delle conseguenze, qual è il metamessaggio?
Continuo a domandarmelo da qualche giorno, perchè questa vicenda mi pare molto più grave ed insidiosa di quanto possa sembrare (e di suo lo sembra già parecchio).
Penso di poterlo sintetizzare così: se hai una morale e c'è anche solo il sospetto (o la diceria, o la calunnia) che tu abbia trasgredito almeno una volta nella vita, non ti è più lecito difendere quella morale.
Sei un supermoralista ipocrita, un vero sepolcro imbiancato.
Attenzione: non solo non ti è lecito giudicare alcuno (questo mi sembra giusto sempre), non ti è permesso neanche di dire o scrivere che trovi un comportamento giusto o sbagliato.
Ora, questo significa pretendere di chiudere la bocca a tutti.
Che lo faccia gente come Feltri e compagni, mi nausea ma non mi sorprende più di tanto.
La cosa che invece mi ha fatto cadere le braccia, è vedere anche alcuni intellettuali cattolici dare una solidarietà tiepida e condizionata alla vittima di questa storia, tipo "io sono solidale purchè quello di cui sei accusato non sia vero". Una solidarietà, insomma, di cui uno nel momento del bisogno farebbe tranquillamente a meno. Per non parlare di tanti commenti, da parte di gente comune, di condanna pregiudiziale e di giudizio impietoso. Sono segni che mi fanno sospettare che il metamessaggio sia andato a segno anche in persone che dovrebbero esserne immuni.
Segni che mi fanno pensare che una categoria di censori stia andando per la maggiore, fatta di moralisti amorali che pretendono di ridurre al silenzio chiunque continui a porre e porsi interrogativi sul bene e sul male. E pare trovino complici in quei devoti benpensanti, che scambiano tragicamente la più scandalosa scuola di misericordia mai conosciuta al mondo, per una setta di fustigatori bigotti e di farisei incatenati alla legge.
A pensarci proprio bene, però, niente di nuovo, da duemila anni a questa parte...

lunedì 24 agosto 2009

Latte pastorizzato

Il mare calmo, l'acqua tiepida, il sole che picchia. Obbligatorio scendere in acqua e farsi una bella nuotata. Dopo poche bracciate, tocco un foglio di plastica bianca. Mi arrabbio. I soliti idioti che gettano cose in mare. Poi lo osservo: ci sono scritte in arabo ed inglese. "Latte pastorizzato".
Forse è stato gettato a mare da qualche nave, ma il sospetto che fosse a bordo di qualche barcone di immigrati mi sembra plausibile.
In ogni caso, ripenso ancora a quello che continua a succedere qualche decina di chilometri al largo, a bambini, donne e uomini in equilibrio su un legno, sospesi sul baratro di centinaia di metri d'acqua.
Quanti di loro sono morti, quanti si portano le ferite di quello che hanno visto e vissuto prima durante e dopo la traversata; quanti ancora moriranno.
Sì, sono clandestini, ed è giusto che l'immigrazione sia un "fenomeno da regolare nella legalità". Ma che pena, per loro e per noi, vedere il ghigno del "senatur" che continua a straparlare di immigrati clandestini da mandare in Vaticano; o i Commissari Europei dire che l'Europa sta "facendo il possibile"; o ancora un procuratore della nostra repubblica costretto dalla legge ad indagare cinque poveri naufraghi eritrei, reduci da guerre ed orrori inimmaginabili, per il reato di immigrazione clandestina. Faranno richiesta di asilo, ovviamente, e si spera tutto finisca lì.
Ma che pena, vedere il popolo più geniale ed imprevedibile del mondo, perché storicamente capace di infiniti livelli di complessità, ridursi piano piano a ragionare miserevolmente in termini di bianco o nero.
E scivolare lentamente, a prescindere dal colore dei suoi governi, dall'opzione per ciò che è morale, all'opzione per ciò che è legale.

martedì 11 agosto 2009

Bebè Aido

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La ministra spagnola Bibiana Aido ha dichiarato il 19 maggio di quest'anno che un feto di 12 settimane è un essere vivo ma non un essere umano, perchè ciò non ha una base scientifica.
Sarebbe come dire che da un feto di 12 settimane a volte può svilupparsi un uomo, altre volte una pecora. Sarebbe questo secondo la ministra ad avere una base scientifica.
Un gruppo di professionisti (medici, infermieri, psicologi, esperti di diritto) ha allora sviluppato una iniziativa interessante: il Bebè Aìdo.
Si tratta della esatta riproduzione, e successiva distribuzione, di un feto di dodici settimane che si succhia il pollice.
Apriti cielo.
La portavoce del partito socialista spagnolo al Senato ha dichiarato inferocita che l'iniziativa del gruppo, che non si sa perchè qualifica come "i conservatori", è un "insulto gravissimo alla democrazia".
Insomma, tutto è permesso, ma proprio tutto, in questa Europa che brucia sempre di più in una febbre delirante forse mai conosciuta prima.
Una sola cosa è tabù, e quindi offesa gravissima ed insopportabile: il vedere le cose nella loro datità.
In altre parole, e tragicamente, diventa sempre più tabù l' esame di realtà.
Ovvio, esame di realtà significherebbe guarigione.

sabato 8 agosto 2009

Il mio mare


Le ho scattate un paio d'ore fa. Dietro il recinto che si intravede ci sono i ruderi del parco archeologico di Kaukana, vestigia di un insediamento risalente al III secolo A.C., successivamente porto commerciale di una certa importanza in epoca romana e bizantina, fino alla sua distruzione ad opera dei saraceni.
Adiacente al faro, invece, c'è la casa del Commissario Montalbano, quella che si vede nei film.
La latitudine orientativamente dovrebbe essere a sud di Tunisi.
Questo è il mare in cui sono cresciuto, estate dopo estate.

mercoledì 5 agosto 2009

Calderoli e gli stipendi

Calderoli dice che siccome il costo della vita al Nord è del 16,5% più alto, bisognerebbe adeguare gli stipendi al costo della vita effettivo. Giusto, non fa una grinza. Il parametro poi mi sembra corretto.

Certo, se ne potrebbe usare anche qualcun altro.

Ad esempio, parametrare gli stipendi in misura inversamente proporzionale ai servizi effettivamente garantiti dallo Stato.

Dalle mie parti, cito a caso, in tema di trasporti non temiamo concorrenza: niente autostrada, per fare 100 chilometri 100 in treno occorrono 360 minuti 360.

Ma secondo questo parametro dovrebbero aumentarmi lo stipendio del 600%, e temo che a Calderoli questo non andrebbe a genio.

Si potrebbe pure cominciare così però: adeguare gli stipendi dei parlamentari secondo un criterio di proporzionalità inversa rispetto al livello di idiozia delle loro proposte politiche.

Certo, si correrebbe il rischio di vedere scomparire dal Parlamento, per inedia, oltre ad un certo numero di membri di tutti gli schieramenti, anche un partito pressochè al completo.

E questo non sarebbe democratico: mi rendo ben conto che chi sta lì lo fa per rappresentare degnamente chi lo ha votato...

domenica 26 luglio 2009

Vacanze

Finalmente in ferie. Boccheggio alle due di notte fuori, quasi in riva al mare, con una temperatura che penso permanga intorno ai 35 gradi (a quest'ora della notte; alle 20 era ancora 40 gradi).
Non ho il coraggio di entrare dentro...
La notte stellata, il caldo, le porte e le finestre delle case spalancate, il rumore della risacca, tutto mi fa uno strano effetto, e sento che potrà essere possibile, nelle settimane di riposo che mi aspettano, tornare a sentire ancora di essere parte della natura in cui mi trovo immerso, sospesa tra Africa ed Europa...

lunedì 20 luglio 2009

Del capirsi e del capire

Io non riesco a capire neppure ciò che faccio:
infatti non quello che voglio io faccio,
ma quello che detesto...
Io trovo dunque in me questa legge:
quando voglio fare il bene,
il male è accanto a me.


Paolo di Tarso, Lettera ai Romani


Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma accade e ne resto tormentato.

Catullo


La precarietà dell'equilibrio cui, forse ontologicamente, ognuno a suo modo è costretto. L'oscillare dell'umore, il trascolorare delle emozioni, la contemporanea presenza di polarità opposte nel modo di sentire e di volere. L'inabissarsi degli sforzi volitivi di fronte alle onde anomale dell'istinto. Ed il loro riaffiorare inaspettato e fiero quando tutto farebbe pensare ad un naufragio consumato. La coscienza di portare dentro di sè, almeno in potenza, l'abietto ed il sublime.
Dubito possa mai esserci psicologia, metapsicologia, biologia, in grado di spiegare (erklaren) in modo sufficientemente convincente tutto questo.
Solo inchinarmi di fronte ad esistenze ogni volta nuove ed insieme familiari (poichè nulla mi è estraneo in quanto uomo), può forse consentirmi di comprendere (verstehen) qualcosa dell'altro.

domenica 12 luglio 2009

Ci sono più cose tra cielo e terra...

Non sono scomparso... Sono stato in giro, lontano dalla rete...Ho fatto cose, ho visto gente...
Bella gente, negli ultimi giorni. Giorni in cui senti il bisogno di dire grazie alla vita per le cose che ti dà, per gli incontri che fai, per aver sperimentato che a volte succedono delle cose che sono come sospese tra cielo e terra, e che ti rinforzano nell'idea che quello che non puoi vedere è più reale delle cose che pensi di toccare.
D'altronde, si può vedere l'amicizia, l'amore, l'energia che sprigiona dalle relazioni? E se tocco la materia, potrei mai credere che in realtà è vuota?
Ed allora non ti sorprende neanche tanto se mentre lavori con i gruppi, una notte tu sogni una cosa, e due notti dopo qualcun altro nel gruppo, senza avere idea del tuo sogno, ne faccia un altro che lo continua e forse ne racchiude il senso...
E capisci anche il perchè di quella stanchezza strana nel tenere dei seminari che tutto sommato non dovrebbero essere diversi da tanti altri: questa volta c'era energia atomica da maneggiare, e bisognava che scaldasse senza far male.
Spero sia andata proprio così.

giovedì 25 giugno 2009

Nichilismo mortifero

Ancora giovani pazienti che non vogliono vivere. In modo simbolico, sballandosi con ogni tipo di sostanza o comportamento, sino all'inverosimile, e giocandosi il cervello già in adolescenza; o in modo reale, tentando di farla finita. E mi chiedono "a che serve la vita", "perché dovrei vivere, non credo in nulla". Senza credere tanto neanche alla domanda che fanno, o almeno senza far mostra di crederci. Tutto indifferente, tutto uguale, tutto terribilmente banale.
Faccio quel che posso, e quello che posso è il mio mestiere, che amo anche quando le spalle si curvano sotto il peso delle vite/non vite altrui.
Mi sembra che giorno dopo giorno aumenti, soprattutto nelle persone più fragili ed indifese, e specie nei ragazzi (almeno quelli che vedo per lavoro), l'impatto destruente del cinismo e del nichilismo ormai promossi a visione del mondo quasi obbligata.
Quando le teste d'uovo che diffondono il nulla spacciandolo per cultura si renderanno conto che uccidono gente?


giovedì 18 giugno 2009

Passeggiata catanese (con divagazioni a nessi associativi allentati)

Una bella lezione magistrale del Prof. Romolo Rossi sul narcisismo, Clitennestra e Medea apre la mia mattinata catanese (finalmente Catania, dopo un bel pò di tempo).
Poi è più forte di me, devo rituffarmi nel pulsare della città che è stata anche mia per tredici anni.
Posteggio agli archi della Marina, e comincio la mia camminata dal mercato all'aperto: la cadenza cantilenante delle voci, il sole che abbacina, la vista e l'odore del pesce fresco, le foto antiche della città, il trovarsi quasi a contatto di pelle con una umanità esuberante, varia, indocile, guizzante; e poi via Etnea, il Duomo con i resti mortali della "santuzza", Agata la martire, anche lei indomabile già da ragazzina.
Entro ed esco dalle librerie che sono state mio riferimento continuo, ne trovo delle altre; e poi le pasticcerie e le gelaterie, i camerieri che continuano a portare granite di mandorla, caffè, limone, gelsi, ai tavolini che si affacciano sul salotto della città; il biancore di Piazza Università, una turista americana pallidissima che si muove come fosse nel deserto, avvolta in un velo leggero che le copre testa e volto. Un vecchietto col vestito "buono", camicia e giacca a maniche lunghe, che cammina lentamente, gracile, a passettini piccoli, e da un momento all'altro sembra cadere. Non cade.
E poi Piazza Stesicoro, e l'inizio dell'altro mercato all'aperto, vestiti e altro: una specie di Chinatown, dove non mancano però africani insieme agli indigeni.
Il chiosco è una tappa obbligata. Chiedo un "completo" con menta: c'è dentro orzata, seltz, limone, anice e menta. Mentre lo assaporo lentamente ad occhi socchiusi, riconciliandomi con l'Universo intero, mi sorprendo a pensare all'incrocio millenario di cromosomi da cui derivo, ed alla memoria incisa nell'inconscio collettivo della mia gente: e mi pare di veder danzare insieme siculi e sicani, greci e fenici, romani, arabi e normanni, ispanici e germanici, e poi ebrei, americani, pakistani, indiani, cinesi e filippini...
Ed ancora Archimede, Gorgia, Empedocle, Stesicoro, Epicarmo, le commedie e le tragedie, Federico II e la scuola siciliana, i Vespri, gli stupri subiti ed i riscatti cercati, le guerre sopportate e le dolcezze vagheggiate, e poi il barocco, e Bellini, De Roberto, Brancati, Verga e i Malavoglia, Pirandello, Tomasi di Lampedusa e il Gattopardo, Garibaldi e i briganti, la mafia e l'antimafia, Falcone, Borsellino, Livatino, Chinnici, Costa, Quasimodo e Fiume, Guttuso e Guccione...
Mi ritorna in mente quanto letto alcuni giorni fa su una rubrica a firma di Corrado Augias: con pensosa compunzione da sacerdote di un disincarnato moralismo amorale, rispondeva ad una lettrice che straparlava (male ovviamente) della Sicilia, ripetendo in sostanza il vecchio clichè della terra irredimibile (chi potrà salvare la Sicilia, più o meno era il senso, se non ricordo male).
Davvero in molti, negli ultimi tre millenni almeno, sono venuti cercando di "salvarci". Io non sento il bisogno di altri salvatori.
Se c'è una cosa che sto imparando da questa metafora gettata nel Mediterrraneo tra fuoco del vulcano e acqua di mare che è la mia terra, è che qui è dato di conoscere , fino ai limiti della vertigine, la carne di cui siamo fatti. E chi ha conosciuto la carne può dannarsi perdendosi in essa senza mai trovarla davvero, o redimersi degustandone in pieno e sposandone il mistero.
Questa redenzione è la sola salvezza in cui credo, e me la dà qualcuno che da Logos ha accettato di farsi carne.
Nulla a che fare con Augias, con rispetto parlando...

sabato 13 giugno 2009

Gheddafi in Italia: abbiamo vinto qualche cosa?

Il buon vecchio Gheddafi, a ben vedere un pò della sua biografia, dei suoi comportamenti, e soprattutto ad ascoltare le cose che dice, mi sembra un libro aperto. Di quelli che ho studiato per tanto tempo per motivi strettamente legati al mio lavoro, ovviamente.
Ma nell'approcciarmi alle "originalità" degli uomini ho imparato a non soffermarmi tanto sui protagonisti, quanto su chi sta loro intorno, su come cerchi di adattarsi allo
scuotimento delle fondamenta delle proprie sicurezze, dei propri rituali e dei propri stereotipi che il contatto con l'"originalità" necessariamente porta con sè.
A complicare le cose c'è il fatto che in questo caso, così come in tanti altri casi della storia, anche europea, il tipettino "originale" è pure un dittatore, e pure uno di quelli che non si fanno scrupoli di fare tanti danni.
Ed allora tutti, o quasi, a blandirlo, ad abbracciarlo, a far finta di non sentire le mostruosità che dice, o di non accorgersi di come si sia divertito ad umiliare le istituzioni italiane. Certo, ci sono ragioni di buon senso e di politica internazionale, oltre che pressanti ragioni economiche, che sono importanti da perseguire nell'interesse nazionale, ma continuo ad avere qualche dubbio sul fatto che con questi tipi sia utile, oltre che giusto, abbassarsi al di sotto dei limiti imposti dal decoro: nulla di più pericoloso ed infido del narcisismo patologico che coltivato, innaffiato con cura, incoraggiato, raggiunge la sua totale perfezione nel delirio di onnipotenza.
Ancora una volta, la storia europea dovrebbe aiutarci, a partire dal considerare quale fine abbiano fatto, ad esempio, tutti i patti siglati dal buon (si fa per dire) vecchio zio Adolf .
In ultimo, provo a togliere un piccolo sassolino dalla scarpa: la stessa Università "La Sapienza" (anche qui, purtroppo, si fa per dire) che, in nome di non si sa bene quale libertà, ha portato il papa innamorato della ragione a rinunciare a tenere la sua lectio magistralis, si è piegata a quella che mi sembra una umiliazione indicibile, quale il permettere al personaggio in questione, negazione vivente del concetto stesso di libertà e di ragione, di tenerla lui, la lectio magistralis. Lo ha fatto senza che nessuno tra i suoi docenti abbia non dico alzato la voce, ma neanche provato a mormorare timidamente qualcosa.
Tranne una, che ha fatto un appello ai suoi colleghi, senza ricevere nessuna adesione. L'ho appreso dal blog di Giorgio Israel, e mi sembra buona cosa copiare ed incollare quell'appello qui, visto che mi sembra di un equilibrio impeccabile e visto che lo condivido in pieno, sottoscrivendolo idealmente.



Al Magnifico Rettore Prof. Luigi Frati
Al Senato accademico
Ai colleghi dell'Università di Roma "La Sapienza"

Magnifico Rettore, cari colleghi,
apprendo con costernazione che l'Università di Roma "La Sapienza", che non ha saputo accogliere con rispetto e civiltà il papa Benedetto XVI, accoglierà il giorno 11 giugno il leader libico Moammar Gheddafi, che incontrerà la comunità accademica tutta in aula magna. Il comunicato reso pubblico recita che il sig. Gheddafi si rivolgerà in particolar modo ai nostri studenti.
Non so in quale sede accademica sia stata deliberata questa visita né per quali ragioni sia stata decisa.
Esprimo la mia ferma protesta circa l'opportunità di invitare solennemente il sig. Gheddafi, leader di un regime dittatoriale, a parlare nella nostra Università, che mi auguro dedita con sforzo congiunto di tutta la comunità accademica -al di là di ogni differenza politica- alla tutela dei principi di democrazia e libertà, che sono a fondamento della Costituzione repubblicana, e a tenere vivi tra i nostri giovani studenti sentimenti di profondo attaccamento alla libertà e alla pace.
Ricordo che pochi giorni fa è morto, dopo sette anni di patimenti nelle prigioni libiche, Fathi Eljahmi, dissidente libico che ha patito nelle carceri l'oppressione del regime di Gheddafi insieme alla moglie a al figlio maggiore solo per aver combattuto per il diritto di parola e per riforme democratiche. Mi chiedo se qualcuno nella comunità accademica della Sapienza potrà chiedere conto all'ospite del destino tragico di questo spirito libero e di tutti i suoi concittadini, meno noti, che per persecuzione politica sono stati costretti a tacere, sono stati imprigionati o sono stati espulsi dal paese.
Ricordo che i partiti politici sono vietati, che è vietato il diritto di sciopero, che la stampa è soggetta a censura, che la magistratura è controllata dal governo, che vi sono severe restrizioni al diritto di parola, di associazione, di manifestazione e alla libertà di religione. Ricordo che l'attuale regime libico ha espropriato ed espulso senza diritto di difesa le residue comunità ebraiche presenti in Libia e la Libia, storicamente centro di una fiorente comunità ebraica, è oggi uno Stato privo della presenza di qualunque cittadino di religione ebraica. Ricordo che nell'ambito delle Nazioni Unite il regime libico ha promosso ripetutamente campagne di attacco fazioso e violento contro lo Stato d'Israele ed è stato tra i promotori della conferenza Durban II, dalla quale l'Italia si è ufficialmente dissociata e alla quale si è rifiutata di partecipare.
Mi chiedo quali insegnamenti il sig. Moammar Gheddafi potrà impartire ai nostri studenti e perchè la nostra comunità accademica debba ascoltarlo senza una voce critica chiara e ferma. Se la diplomazia internazionale segue la propria strada, la comunità accademica dovrebbe sempre e comunque, con coraggio, parlare a tutela della libertà.

Prof. Bruna Ingrao

venerdì 5 giugno 2009

E' così che oggi noi potremmo ben considerare la psichiatria...

...E' così che oggi noi potremmo ben considerare la psichiatria come lo studio non soltanto delle distorsioni della comunicazione interumana ma anche, e forse soprattutto, delle distorsioni antropologiche dell’incontro...la psichiatria, dunque, come la scienza che studia non solo e non tanto l’uomo neurale, ma che indaga l’uomo nelle sue (primarie) capacità e incapacità di costituirsi in Noi (das wirhaftes Zwischen), di declinarsi in reciprocità; e lo studia nei suoi surrogati vissuti del Noi, nelle sue molteplici forme di scadimento nell’anonimo e/o nel collettivo, là dove si assiste a una vera e propria “scomparsa del partner”, a un vanificarsi della sua co-presenza...

Bruno Callieri, Appunti per una Psicopatologia della Reciprocità.

mercoledì 3 giugno 2009

A vent'anni da Tien an Men

La notte tra il tre ed il quattro giugno di vent'anni fa fu repressa nel sangue la lunga, inerme e pacifica protesta di migliaia di ragazzi cinesi, che manifestavano nella piazza Tien an Men di Pechino per la democrazia e la liberazione dalle catene insopportabili della dittatura comunista.
Di quei giorni penso che resti incancellabile l'immagine di quel ragazzo che da solo, armato di un incredibile coraggio, o di una assoluta disperazione, o forse di entrambi, riuscì a bloccare una colonna di carri armati sbarrando loro la strada col suo corpo.
E' vero che da lì partì un movimento che portò in modo imprevedibile, dopo pochi mesi, al crollo di tanti regimi comunisti e del muro di Berlino.
Ma è pure vero che in Cina le cose sono rimaste apparentemente le stesse, e la tentazione di considerare quelle migliaia di morti ammazzati come un tragico fallimento, quasi come una inutile follia, è forte.
Io continuo però a pensare che quell'uomo solo e disarmato, con un suo nome ed un suo volto che non ha voluto sottrarre al confronto, capace di fermare, anche se solo per poco, una forza anonima, vile, cieca, radicalmente stupida, resti un'immagine profetica.
Ed ho il vezzo di credere che le profezie, se sono realmente tali, prima o poi si realizzino...

martedì 2 giugno 2009

Il mondo è fatto...

Il mondo è fatto della sostanza dei nostri sensi, ma si offre a noi attraverso i significati che ne modulano le percezioni.

David Le Breton, Il sapore del mondo. Un'antropologia dei sensi. Raffaello Cortina Editore, 2007.

sabato 30 maggio 2009

Il prestito della speranza

La Conferenza Episcopale Italiana promuove una Colletta Nazionale in tutte le chiese d'Italia domani, 31 maggio, per costituire il "Prestito della Speranza", fondo di garanzia di 30 milioni di euro per le famiglie che la crisi ha lasciato senza reddito.
Chi vuole può contribuire anche con versamenti presso i seguenti conti correnti, con la speranza di ampliare ulteriormente la consistenza del fondo:







c/c bancario Banca Prossima (Gruppo Intesa Sanpaolo)
IT19 Q033 5901 6001 0000 0006 893
intestato a C.E.I. Prestito della Speranza

in tutte le filiali del Gruppo Intesa Sanpaolo

c/c postale

96240338 intestato a CEI - Colletta Prestito della Speranza e indicando nella causale
CEI - Colletta Prestito della Speranza - Circonvallazione Aurelia, 50 - 00165 Roma




domenica 24 maggio 2009

Falcone, Borsellino, e mio figlio.

Mio figlio ha compiuto da poco sei anni. A scuola materna stanno preparando un recital di fine anno più o meno top secret. A quanto capisco, sulla storia della Sicilia. Lui interpreterà Archimede e Paolo Borsellino. Il suo migliore amico sarà invece Giovanni Falcone.
Ieri era l'anniversario della strage di Capaci, e mi ha chiesto notizie su Falcone e Borsellino. Me lo sono messo sulle ginocchia, davanti al computer, abbiamo visto un pò di video su You Tube, ed ho cominciato a spiegargli un bel pò di cose dolorose e scomode, mentre sullo schermo scorrevano le immagini di vecchi spezzoni di documentari sui due giudici. Pensavo si annoiasse presto, invece ha continuato a chiedere di approfondire la cosa, e la discussione ha preso toni quasi metafisici, fino ad arrivare al tema del bene e del male.
Mentre un video mostrava Riina che a processo negava di aver mai avuto a che fare con cosa nostra (lo scrivo minuscolo apposta), mi ha chiesto: "Papà, ma com'è che si diventa così cattivi?"
Ho provato a dargli una specie di risposta adatta ad un bambino, cavandomela, spero, alla meno peggio. Prima di andare a dormire gli ho chiesto:"Da grande vuoi diventare come Riina e Provenzano, o come Falcone e Borsellino?".
"Come Falcone e Borsellino", convinto, con una bella luce di orgoglio negli occhi. Un attimo dopo, con appena un accenno di broncio, pensieroso, "però senza morire. A me piace vivere..."

sabato 23 maggio 2009

Precetti divini e precetto di Fini (quinta ed ultima puntata: sulla solidarietà)

Precetti divini
Amerai il prossimo tuo come te stesso...
Vangelo secondo Matteo 19, 16.19.

Ma quegli, volendo giustificarsi, chiese: "E chi è il mio prossimo?" . Gesù riprese: un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso» [...]

Vangelo secondo Luca 10,25-37.


Precetti di Fini
Il Parlamento deve fare leggi non orientate da precetti di tipo religioso



Finisco qui questa miniserie. Non perchè non si potrebbe continuare quotidianamente anche per secoli, ma perchè non voglio annoiarmi e soprattutto non voglio annoiare i miei tre o quattro lettori, e perchè credo basti a sottolineare il ridicolo e la gravità della conseguenza logica di certe affermazioni.
Di certo non basterà a fermarle, le affermazioni tragicamente ridicole, così come non basterà a fermare la deriva verso una polis fondata sul nulla, ma questo è leggermente al di sopra delle mie possibilità...
Almeno, però, ho detto. Augh.


Precetti divini e precetto di Fini (quarta puntata: sull' onestà dei cittadini e sull'amministrazione della giustizia)

Precetti divini
Non dire falsa testimonianza
(Ottavo comandamento)

Precetto di Fini

Il Parlamento deve fare leggi non orientate da precetti di tipo religioso

venerdì 22 maggio 2009

Precetti divini e precetto di Fini (terza puntata: ancora sul tema della sicurezza)

Precetti divini
Non uccidere
(Quinto comandamento)

Precetto di Fini

Il Parlamento deve fare leggi non orientate da precetti di tipo religioso

giovedì 21 maggio 2009

mercoledì 20 maggio 2009

Precetti divini e precetto di Fini (seconda puntata: sul tema della sicurezza)

Precetti divini
Non rubare
(Settimo comandamento)

Precetto di Fini

Il Parlamento deve fare leggi non orientate da precetti di tipo religioso

martedì 19 maggio 2009

Precetti divini e precetto di Fini (prima puntata: sulla laicità dello Stato)

Precetti divini
Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio
Vangelo secondo Matteo, 22, 15-22

Precetto di Fini
Il Parlamento deve fare leggi non orientate da precetti di tipo religioso

Quiz rapido: uno dei due precetti è una minaccia alla laicità dello Stato. Scopri quale.

lunedì 18 maggio 2009

Fini: nuova impennata del logos

Dal Corriere della Sera- "Fini: Il Parlamento deve fare leggi non orientate da precetti di tipo religioso».

Mi pare di capire che ai suoi occhi questo sia un precetto da seguire religiosamente...

domenica 17 maggio 2009

Caronte in galera ed i clandestini annegati

Un pò di anni fa, una consulenza psichiatrica presso la casa circondariale. I colleghi mi inviano un extracomunitario sulla trentina, che riferisce allucinazioni uditive e deflessione del tono dell'umore.
Appena fa il suo ingresso in infermeria noto il suo sguardo, lucidamente disperato, ed un sorriso stolido, piatto, inespressivo.
Un altro detenuto, suo connazionale, mi aiuta alla meno peggio con la traduzione dall'arabo.
E' in carcere per essere stato identificato come lo scafista responsabile della morte di diversi immigrati clandestini: li ha costretti a buttarsi in mare ancora lontano dalla costa, abbandonandoli a sè stessi. Aveva fretta di scappare e tornare indietro. Nessuna pietà, tanti bei soldini guadagnati. Solo che poi gli è andata male, e lo hanno preso.
Adesso è tormentato dalle voci delle sue vittime, notte e giorno.
In testa continuano a rimbalzarmi, mentre lui parla, idee importanti come
epochè (sospensione del giudizio), empatia, relazione terapeutica.
Dalla pancia continuano a salire sensazioni forti di malessere, nausea, ed una specie di sottile vertigine.
Non sono di stomaco delicato: ho fatto questo mestiere nelle sue declinazioni più dure, ed ho visto e vissuto tante di quelle cose cose da non impressionarmi pressochè per nulla.
Questa volta però non riesco a prolungare la visita oltre lo stretto necessario richiesto dalla deontologia. Imposto una terapia farmacologica che fa al caso suo, raccomando per iscritto che venga sottoposto a sorveglianza per prevenire gesti insani, lo saluto, mi giro dall'altra parte, e chiedo che lo riportino in cella.
Ho bisogno di respirare aria pulita per un pò, prima di riuscire a mormorare una preghiera per lui, e per le creature senza nome che giacciono per sempre in fondo a quello stesso mare in cui vado a farmi i bagni d'estate.
Non l'ho più rivisto.

giovedì 14 maggio 2009

Il Carnevale della Matematica: grazie Annarita!

Da oggi il post su John Forbes Nash Jr è ospite del Carnevale della Matematica, un evento culturale importante nella blogosfera italiana. Questo per la generosità di una blogger formidabile che mi ha onorato della sua amicizia grazie a questo mio scalcagnatissimo blog: Annarita Ruberto.
Direi che basterebbe questo incontro, insieme all'amicizia online stretta con alcuni altri lettori, per farmi superare i dubbi, che pure ancora a volte mi prendono, sul senso e l'opportunità di giocare con questa nuova modalità di comunicazione, per certi versi ancora non del tutto esplorata in tutti i suoi risvolti.
Ancora grazie Annarita, e grazie a chi spende un pò del suo tempo a dare un'occhiata alle cose che scrivo, magari lasciando traccia del suo passaggio con qualche parola di commento. Confesso che è diventata per me una piacevole abitudine, che ha un pò il buon profumo del caffè la mattina, quella di leggere le parole che gli avventori (pochi ma buoni) di questa mia strana locanda mi rivolgono.

giovedì 7 maggio 2009

Tina

A scuola stiamo studiando l'esistenzialismo francese. Ma non mi convince tanto: io non ci credo che tutte le cose siano così uguali e monotone, e che la vita sia priva di senso. Adesso mi capita di avvicinarmi alla finestra quando spunta il sole, e restare a prendermi il calore; o godere del suono della pioggia che cade sul terrazzo; o vedere quando mio padre assume un'espressione felice se si rende conto che riesce ad interessarmi con i suoi discorsi. Oppure dire a mia madre che mi va di farle ascoltare una cosa alla chitarra: lei si siede e mi ascolta suonare, semplicemente, e non ci diciamo niente. Mi piace quando mi abbraccia, e sento la sua energia che mi attraversa. Ieri tenendomi stretta mi ha detto tra le lacrime: sei una figlia rinata. Qualche giorno fa un ragazzo che mi piace mi ha chiesto di suonare per lui. La mano mi tremava, e sono riuscita a dirgli che il pezzo lo conosco a memoria, però davanti a lui mi emoziono.

Tina ha 17 anni. Un anno fa si era ammalata di anoressia in forma grave, e rischiava seriamente di morire. Ascoltarla mentre dice queste cose, dopo aver recuperato assieme a 15 chili la voglia e l'entusiasmo di vivere, mi ha fatto un effetto strano: all'improvviso ho dovuto far finta di sbadigliare, per giustificare la pressione liquida che sentivo salire implacabile agli occhi.
E' mai possibile, cercavo di convincermi, che io mi stia rimbecillendo, o stia invecchiando, al punto di ridurmi a piangere davanti ad una ragazzina?
E' vero, sono argomenti più da Vercingetorige che da terapeuta. D'altronde, ognuno si difende come può...

giovedì 30 aprile 2009

No Potho Reposare

Penso che questo video dell'ultimo concerto di Andrea Parodi, la voce dei Tazenda, vada guardato ed ascoltato in silenzio, magari senza cercare di trattenere la commozione.
Io ci ho visto delle cose che la morte non può nemmeno sfiorare. Mi ha fatto bene...


venerdì 24 aprile 2009

John Forbes Nash jr


John Forbes Nash jr nasce il 13 giugno 1928 a Bluefield, in West Virginia. Sin da piccolo manifesta aspetti personologici peculiari, quali la tendenza al ritiro sociale, l'introversione, la bizzarria.
Mostra interesse soltanto per letture impegnative, riguardanti in particolare argomenti di matematica, che il padre, ingegnere elettrico, incoraggia fortemente.
Ad esempio, da piccolo si immerge nella lettura della
Compton's Pictured Encyclopedia, compratagli dai genitori, piuttosto che giocare con i soldatini o con i suoi coetanei.
A scuola gli insegnanti non lo valorizzano tanto, e si accorgono più delle sue bizzarrie e delle sue inadeguate "abilità sociali" che della sua particolarissima propensione al pensiero scientifico e matematico.
Crescendo, continua a manifestare difficoltà relazionali evidenti. Ha una vita affettiva piuttosto piatta, poche amicizie, non manifesta interesse per le relazioni sentimentali.
Negli anni della scuola superiore è in grado di dimostrare il teorema di Fermat e si trastulla con esperimenti di elettrotecnica e chimica.
Frequenta il College in quella che oggi è la Carnegie Mellon University, a Pittsburgh. Comincia con i corsi di chimica, ma ad un certo punto si annoia perchè incontrava "difficoltà con l'analisi quantitativa, che era una questione non di quanto uno potesse pensare bene e capire o apprendere i fatti, ma di come uno fosse capace di maneggiare una pipetta o eseguire una titolazione in laboratorio".
Passa a frequentare matematica, e si appassiona anche ad un corso di economia internazionale.
Laureatosi, entra a Princeton. Porta con sè una lettera di presentazione del rettore piuttosto sintetica; c'è scritto soltanto "Quest'uomo è un genio".
A Princeton elaborerà, nell'ambito della teoria dei giochi, il concetto che quarant'anni dopo gli varrà il premio Nobel per l'economia, la "teoria dell' equilibrio di Nash".
Così lo ha spiegato recentemente in un'intervista rilasciata al settimanale
L'espresso: "Un gioco può essere descritto in termini di strategie, che i giocatori devono seguire nelle loro mosse: l'equilibrio c'è, quando nessuno riesce a migliorare in maniera unilaterale il proprio comportamento. Per cambiare, occorre agire insieme".
Sempre a Priceton incontrerà Einstein, e cercherà di parlargli delle sue teorie, ottenendone l'invito a studiare di più.
Nel 1951 si trasferisce al M.I.T. di Boston.
E' negli anni successivi che esordisce in modo conclamato la schizofrenia paranoide, che fino ad allora si era mostrata in modo insidioso, lento, processuale, attraverso i tratti di personalità premorbosa peculiari di questa malattia, quali la tendenza al ritiro sociale, il distacco nelle relazioni interpersonali, disturbate da freddezza, sospettosità, comportamenti bizzarri.
Fanno la loro comparsa deliri a contenuto persecutorio, di grandezza, mistico. Crederà negli anni successivi di essere a capo di un governo universale, di essere l'imperatore dell'Antartide, il piede sinistro di Dio. E' afflitto da allucinazioni. Vede messaggi criptati che attribuisce agli extraterrestri. I suoi studenti cominciano a chiamarlo "il fantasma di Fine Hall".
Ha una relazione con una donna più anziana, dalla quale ha un figlio: anche lui diventerà schizofrenico.
Successivamente sposerà un'altra donna, che resterà sempre con lui, pur affrontando notevoli sacrifici.
Comincia ad essere sottoposto a periodici ricoveri obbligatori, ed attraverserà periodi in cui condurrà una vita vagabonda in Europa. Per diversi anni non è in grado di lavorare, se non negli intervalli della malattia.
Finalmente negli anni novanta le condizioni cliniche migliorano in modo significativo, soprattutto sul piano dell'esame di realtà, e torna ad integrarsi lentamente con il mondo accademico.
Nel 1994 gli viene assegnato il premio Nobel per l'economia. Nel 2001 esce, per la regia di Ron Howard, il film "A beautiful mind", nel quale Russell Crowe interpreta proprio John Nash.
Attualmente continua a svolgere la sua attività di matematico.
Così finisce una recente intervista rilasciata al giornalista Mario Calabresi per il quotidiano "La Repubblica" dell'11/03/2009:
Quest´anno lei compie 81 anni, dopo il Nobel è tornato ad insegnare e ha avuto quei riconoscimenti che non si aspettava più di ricevere, ma ha dei rimpianti? 'Ho raggiunto un età in cui il tempo è tutto alle spalle e certo avrei potuto avere fortuna migliore, aver fatto cose più grandi e sprecato meno tempo, ma non sono cose attraenti a cui pensare. La settimana scorsa ho incontrato George Soros e mi sono reso conto che abbiamo pressapoco la stessa età ma lui ha guadagnato molti più soldi di me ed è milionario'. John Nash apre le braccia, si guarda in giro nella stanza piena di cataste di posta mai aperta e di libri, poi mi mostra una foto del figlio: 'Anche lui è schizofrenico, speriamo che guarisca, ma ha già cinquant´anni. Io ce l´ho fatta ad uscirne e la mia ultima speranza oggi è che anche lui trovi una strada'."




Riferimenti
http://nobelprize.org/nobel_prizes/economics/laureates/1994/nash-autobio.html
http://it.wikipedia.org/wiki/John_Nash
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/John-Nash-genio-e-follia/2001647/9
http://bibliogarlasco.blogspot.com/2009/03/john-nash-ecco-i-numeri-della-crisi.html
http://www.youtube.com/watch?v=7zMz3l7IXKA

mercoledì 22 aprile 2009

Ombelico, libertà e responsabilità

Gioco non esclusivamente ludico, specialmente indicato per i cultori dell'autodeterminazione a tutti i costi e dell'individualismo radicale.
Mettersi in una posizione comoda, possibilmente seduti, nudi. Sporgere in avanti e verso il basso la testa, osservando attentamente una cicatrice al centro dell'addome, generalmente introflessa, a volte estroflessa (particolare questo di nessuna importanza). Chi avesse difficoltà può servirsi di uno specchio.
La cicatrice ce l'abbiamo tutti: si chiama ombelico.
Sta lì a ricordare che nessuno si è dato da sè, e che non esiste un Io senza un Noi che lo precede.
Dalla tensione continua tra Io e Noi, nasce reciprocamente il riconoscimento della libertà dell'Io e delle conseguenze sul Noi che l'esercizio di questa libertà comporta.
Si chiama responsabilità.
Libertà individuale va insieme a responsabilità morale nei confronti del mondo, altrimenti il suo nome si muta in follia.



P.S. Debbo l'idea "dell'ombelico", insieme ad alcuni aspetti della mia crescita professionale ed umana, ad un Maestro che ha significato e continua a significare molto per me, il Prof. Giovanni Salonia. Un grazie particolare ad Agata, che mi ha aiutato a ricordarlo ed a colmare così una mia mancanza, involontaria ma importante, nel non averlo menzionato prima.

sabato 18 aprile 2009

E se scrivessimo due parole all'Ambasciatore del Belgio?

L’Ambasciatore del Regno del Belgio, dietro istruzioni del Ministro degli Affari Esteri, ha fatto parte all’Ecc.mo Mons. Segretario per i Rapporti con gli Stati della Risoluzione con cui la Camera dei Rappresentanti del proprio Paese ha chiesto al governo belga di "condannare le dichiarazioni inaccettabili del Papa in occasione del suo viaggio in Africa e di protestare ufficialmente presso la Santa Sede". L’incontro si è svolto il 15 aprile c.m.

La Segreteria di Stato prende atto con rammarico di tale passo, inconsueto nelle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Regno del Belgio. Deplora che una Assemblea Parlamentare abbia creduto opportuno di criticare il Santo Padre, sulla base di un estratto d’intervista troncato e isolato dal contesto, che è stato usato da alcuni gruppi con un chiaro intento intimidatorio, quasi a dissuadere il Papa dall’esprimersi in merito ad alcuni temi, la cui rilevanza morale è ovvia, e di insegnare la dottrina della Chiesa.

Come si sa, il Santo Padre, rispondendo ad una domanda circa l’efficacia e il carattere realista delle posizioni della Chiesa in materia di lotta all’AIDS, ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell’umanizzazione della sessualità e, dall’altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l’impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l’AIDS non sarà vinta.

Mentre, in alcuni Paesi d’Europa, si scatenava una campagna mediatica senza precedenti sul valore preponderante, per non dire esclusivo, del profilattico nella lotta contro l’AIDS, è confortante costatare che le considerazioni di ordine morale sviluppate dal Santo Padre sono state capite e apprezzate, in particolare dagli africani e dai veri amici dell’Africa, nonché da alcuni membri della comunità scientifica. Come si può leggere in una recente dichiarazione della Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa dell’Ovest (CERAO): "Siamo grati per il messaggio di speranza che [il Santo Padre] è venuto ad affidarci in Camerun e in Angola. E’venuto ad incoraggiarci a vivere uniti, riconciliati nella giustizia e la pace, affinché la Chiesa in Africa sia lei stessa una fiamma ardente di speranza per la vita di tutto il continente. E lo ringraziamo per aver riproposto a tutti, con sfumatura, chiarezza e acume, l’insegnamento comune della Chiesa in materia di pastorale dei malati di AIDS".

Questa è la replica ufficiale della Santa Sede alla risoluzione del parlamento belga contro papa Benedetto XVI.

Chi vuole far notare ai politici belgi che non accetta che la libertà di espressione e di opinione di chicchessia venga messa sotto tutela, sia se a farlo sia la Cina con il Dalai Lama, sia che provino a farlo Paesi "democratici" come il Belgio con il Papa...

Chi vuole fare notare ai politici belgi che magari qualcuno ci resta male, per dire così, che al Papa ed alla visione del mondo cristiana, che, piaccia o no, conta ancora qualche milione di estimatori, si continui a mancare di rispetto in modo sempre più volgare, superficiale, becero...

Chi vuole ricordare ai politici belgi che di inaccettabile per L'Africa e gli Africani, forse ci sarebbe il recente passato coloniale del loro Paese, con lo sfruttamento senza scrupoli e la depredazione di risorse naturali di intere nazioni; e che magari avrebbero potuto indirizzare meglio la loro sollecitudine per la vita ed il benessere delle popolazioni africane approvando una risoluzione che chiedesse loro scusa per quanto sopra...

Chi vuole semplicemente dire "sono indignato"...

...Può farlo, se vuole, al seguente indirizzo email della Ambasciata del Belgio in Italia: ambelrom@tin.it, mettendo come oggetto "Mozione del parlamento belga contro Sua Santità Benedetto XVI", intestando l'email "A Sua Eccellenza l'Ambasciatore del Regno del Belgio in Italia", ed aggiungendo nome, cognome e città di residenza.

Io l'ho fatto.

sabato 11 aprile 2009

Maria prima della resurrezione secondo Alda Merini

Lasciate che la morte
abiti nel mio cuore,
lasciate pure che del vento della mia giovinezza
e dei miei grandi amori stellari
non rimanga più nulla,
lasciatemi nella prigione del dolore.
L'amore di Dio
era una grande prigione
entro la quale ho cantato i miei alleluia, la mia giovinezza,
l'attesa di questo figlio.
Ma ora ogni suo chiodo
mi strappa la carne.
Pensavo che i Profeti
avrebbero avuto misericordia
di una povera madre,
ma invece non è così.
La morte odora di fresco,
la morte è una seconda resurrezione,
la morte è un giardino immenso.
Ma per entrare in questo giardino
bisogna conoscere il senso della morte.
Nessuna donna come me
si è vista strappare le viscere dal cuore,
la carne dal suo sentimento.
Come dire a Dio Supremo
che il mio amore era fatto di carne,
che il mio amore era fatto di lacrime,
che il mio Gesù
è nato su un trono di luce,
che è cresciuto
nel più grande degli anfiteatri,
che è il re di tutta la terra?
Qualsiasi madre direbbe la stessa cosa,
ma questo era il Dio vero,
ma questo era veramente il Messia.
L'ora della verità mi è sopra
ed è un tremendo terremoto,
ma mio figlio risorgerà
e la sua resurrezione
avvolgerà l'universo.
Mio figlio è veramente il Messia,
mio figlio è il Re dei Re.

Alda Merini, da: Magnificat, un incontro con Maria, Frassinelli 2002.


Buona Pasqua

mercoledì 8 aprile 2009

Edith Stein, l'empatia e la Scientia Crucis

Penso che questa sia la settimana giusta per sussurrare qualcosa della mia "padrona di casa". Considero Edith Stein una delle più grandi ed affascinanti personalità del secolo passato. Parlare di lei necessiterebbe di uno spazio pari ad una enciclopedia. Proverò a dire qualcosa in poche frasi.
Discepola di Husserl, fondatore della fenomenologia, caratterizzò i suoi studi , tra l'altro, anche per l' approccio di tipo antropologico filosofico, dove metteva al centro dell'indagine fenomenologica la persona umana (cfr Anna Maria Pezzella, "L'antropologia filosofica di Edith Stein", Città Nuova, Roma 2003). Sviluppò i suoi studi approfondendo sia l'ambito della interiorità dell'essere umano, sia quello dei rapporti interpersonali. Centrale e di grandissima modernità, è il concetto da lei sviluppato ed approfondito di Einfühlung (intuizione empatica). Basti pensare, per considerarne l'attualità nell'ambito delle scienze umane e delle relazioni d'aiuto, alle recenti scoperte (tra gli anni '80 e '90) di Rizzolatti e Coll., ricercatori dell'Università di Parma, riguardanti i neuroni specchio, considerati da molti la più importante scoperta delle neuroscienze degli ultimi decenni. I neuroni specchio possono essere considerati la base neurobiologica del concetto di empatia, così finemente elaborato dalla Stein settant'anni prima su basi esclusivamente filosofiche. La ricerca sull'uomo, in Edith Stein, non fu mai sganciata dalla ricerca sul senso della sua stessa esistenza.
Di famiglia ebrea, orfana di padre poco dopo la sua nascita, fu atea per gran parte della sua giovinezza, pur mostrando sempre grandissimo rispetto per la profonda fede della madre, che accompagnava sempre alle funzioni della sinagoga, ed un assoluto senso di appartenenza al suo popolo. A casa di una coppia di amici di fede evangelica trova una sera l'autobiografia di Santa Teresa d'Avila. La legge tutta in una notte, ed alla fine esclama "Questa è la verità". Di lì a poco riceverà il battesimo, ed il 15/04/1934 entrerà nel Carmelo di Colonia con il nome di madre Teresa Benedetta della Croce. Al contrario di quello che pensavano la maggior parte dei suoi parenti ed amici ebrei, compresa la madre che visse con grande dolore e senza capirla, pur nel rispetto, la scelta della figlia, la sua conversione al cattolicesimo non significò mai per lei rinnegare il suo essere ebrea. Anzi continuò ad essere sempre fiera di essere figlia di Israele, ed al padre gesuita Hirschmann scrisse "Non può immaginare che significhi per me essere figlia del popolo eletto: significa appartenere a Cristo non solo con lo spirito, ma con il sangue". Da subito la vita mistica di Edith si incentrò sul mistero della Croce, che volle portare con sè anche nel nome.

Il 2 agosto 1942 si trovava nel convento di Echt, insieme alla sorella Rosa. Da tempo si stava dedicando alla sua ultima opera, "Scientia Crucis", "La Scienza della Croce".
Il 26 luglio i vescovi cattolici ed i ministri protestanti d'Olanda avevano fatto leggere in tutte le chiese una lettera di energica protesta contro le deportazioni in massa degli ebrei.
Come rappresaglia nazista, tutti i cattolici ebrei presenti nei conventi d'Olanda furono deportati.
La Gestapo s'incaricò il compito di portare via Edith e la sorella. Le sue ultime parole furono udite in quel contesto. "Vieni, andiamo per il nostro popolo", disse alla sorella prendendola per mano.
Già nella Quaresima del 1933 aveva presentito tutto questo. Aveva allora detto infatti: "Avevo già saputo delle persecuzioni...ma in quel momento vidi chiaramente ...che il destino di quel popolo diveniva tutt'uno col mio"; e poi: "Mi rivolgevo interiormente al Signore, dicendogli che sapevo che era proprio la sua Croce che veniva imposta al nostro popolo. La maggior parte degli ebrei non riconosceva il Signore, ma quelli che capivano non avrebbero potuto fare a meno di portare la Croce. E' ciò che desideravo fare. Gli chiesi solo di mostrarmi come".
Il 9 agosto 1942 entrambe arrivarono ad Auschwitz- Birkenau, dove furono subito inviate alle camere a gas.
Fu il modo, per Edith, di completare sugellandola con la sua vita e la sua morte, la sua Scientia Crucis.






Dedicato a chiunque stia facendo esperienza della croce. Dedicato a chi è morto ed a chi ricomincia a vivere in Abruzzo.


Riferimenti bibliografici
Anna Maria Pezzella, L'antropologia filosofica di Edith Stein, Città Nuova, Roma 2003
Angela Ales Bello, La passione per la verità, EMP 2003
Angela Ales Bello, Edith Stein. Patrona d'Europa, Piemme 2000
http://www.filosofico.net/edithstein.htm
Marco Iacoboni, I neuroni specchio, Bollati Boringhieri 2008