domenica 25 gennaio 2009

Suor Angela

Ho trovato questa storia girovagando sulla rete. Racconta di una donna che è stata toccata dall'amore dopo aver conosciuto l'odio. Parla di cambiamento, parola centrale per chiunque abbia a che fare con le relazioni di aiuto. E parla della potenza di un abbraccio. Mi ha colpito. Ha a che fare con un vissuto religioso, ma penso possa essere utile anche a chi non ha una sensibilità religiosa. Poi, alla fine cita Edith Stein, che indegnamente immagino un pò come "padrona di casa" di questo blog (Einfuhlung, che sta per empatia, appartiene a lei). Questo mi ha definitivamente convinto a riproporre la storia qui.

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venerdì 23 gennaio 2009

Da che parte stare?

Lo spessore di un uomo non si misura da dove sta nei momenti di benessere e di tranquillità, ma da dove sta nei momenti della sfida e della controversia.
Martin Luther King

Il male vince sempre grazie agli uomini dabbene che trae in inganno; e in ogni età si è avuta un'alleanza disastrosa tra abnorme ingenuità e abnorme peccato.
G. K. Chesterton, Eugenetica ed altri malanni

Penso che queste citazioni siano parecchio in tono con il seguente articolo, decisamente da leggere per chi vuol capire meglio ...

mercoledì 21 gennaio 2009

Scienza e coscienza

Assisto con una specie di vertigine e con un crescente senso di smarrimento alla "mutazione culturale" che si sta verificando in una notevole porzione (spero, ma non ne sono sicuro, non maggioritaria), dei miei Colleghi medici.
Vi è infatti, nel drammatico dibattito in atto sulla dignità del vivere e del morire, un vigoroso e spasmodico tentativo di respingere come "ideologiche" le posizioni culturali che non sono organiche ad una autoreferenziale e presuntuosa "scientificità", di stampo neopositivistico, che ritiene di essere in grado da sola di determinare cosa è giusto e cosa è sbagliato in campo medico e bioetico, ed in definitiva, quindi, tra le righe, di poter spiegare senza
indebite interferenze il mistero dell'essere umano.
Ma quale scienza può penetrare nell'abisso del vissuto di un uomo? Di certo non la scienza che si occupa del
körper , il corpo fisico, che è l'unico realmente e con ragionevole certezza indagabile con gli strumenti diagnostici a nostra disposizione, compresi quelli più sofisticati (TAC, RMN, PET, Spect e così via).
Se si vuole indagare il corpo animato (
Leib), e quindi la persona umana nel suo complesso, fatta di corpo e psiche indissolubilmente "intrecciati", le cose si complicano parecchio.
Quando infatti, ad esempio, si analizzano le risposte delle diverse aree cerebrali a diversi stimoli, si indagano fenomeni interessantissimi e di estremo fascino, ma che vanno considerati, secondo la mia umilissima opinione (oltre che secondo quella di qualcuno assai più autorevole di me), come "correlati biologici" del vissuto del soggetto indagato; penso, e non mi pare di essere il solo, che una insidia epistemologica particolarmente grave, anche per le sue possibili ricadute pratiche, sia quella di pensare di indagare le esperienze vissute (
erleben) di una persona quando se ne osservano invece solamente i correlati biologici, come ad esempio un'area del cervello che si attiva e consuma più glucosio se si fanno calcoli matematici, o quando si guarda un film comico.
Mi pare che per evitare questa insidia ci possa essere di aiuto la cara vecchia scuola fenomenologica.
Questa cerca di desumere i vissuti autentici di una persona da quello che lei stessa racconta o esprime in vari modi, o di intuirli eideticamente attraverso un processo di tipo empatico, che presuppone la sospensione del giudizio (epoché).
Se la stessa persona non è in grado di comunicare, come ad esempio in alcune invalidità gravi e gravissime, compresi gli stati vegetativi, penso che un medico che ritenga di avere un approccio scientifico rigoroso dovrebbe soltanto dire se e quali lesioni sono riscontrabili oggettivamente, tramite esami strumentali e dati clinici, e quali funzioni sono più o meno compromesse. Non dovrebbe assolutamente inferire, se non in termini esplicitamente probabilistici, quello che il paziente
effettivamente esperisce.
Chi può dire con certezza cosa vive
realmente una persona affetta da demenza in fase avanzata, od una persona affetta da ritardo mentale grave, o una persona catatonica, o in coma, o ancora in stato vegetativo?
Sarebbe più onesto, molto meno confusivo, e più dignitoso, dire umilmente "non lo so".
Anche questo atteggiamento di prudenza avrebbe delle ricadute culturali e pratiche, ma ben diverse da quelle che seguono ad affermazioni piene di vuota sicumera come "certamente non prova dolore", o "non si rende conto di quello che succede", o peggio ancora "è come un vegetale".

domenica 18 gennaio 2009

Hua Zaichen e Shang Shuyng

Notizia del 15/01/2009 tratta da http://persecutionblog.com

Le autorità governative cinesi hanno negato a Hua Zaichen, 91 anni, gravemente ammalato e vicino alla morte, il permesso di visitare la moglie imprigionata, Shuang Shuyng, 79 anni, anche lei gravemente ammalata.
Voleva incontrarla solo per darle l'ultimo saluto. La replica è stata che la reclusa non potrà lasciare il carcere prima di giorno 8 febbraio 2009, quando scadrà la condanna a due anni. Se il marito, come probabile, dovesse morire prima, potrebbe esserle concesso di vedere il suo corpo per 10 minuti, ma incatenata, ammanettata e con indosso l'uniforme della prigione.
Shuan insieme al figlio, Hua Huiqi, sono stati picchiati, presi a calci mentre erano a terra, feriti ed arrestati da sette agenti di polizia nel gennaio 2007, mentre si trovavano vicini alla zona olimpica di Pechino.
La madre è stata condannata a due anni di prigione, il figlio a sei mesi. Nell'ottobre 2007 quest'ultimo, mentre si trovava agli arresti domiciliari, è stato nuovamente picchiato dalla polizia, sino a dover essere portato in ospedale per aver perso conoscenza più volte.
Il suo delitto: stava leggendo la Bibbia a casa sua, nonostante il pericolo rappresentato dalla polizia che si aggirava intorno.
Questa famiglia sembra essere considerata particolarmente pericolosa dalle autorità cinesi: è una famiglia cristiana.
Pensandoci bene, forse le cosiddette autorità non hanno tutti i torti: persone capaci di resistere a tutto questo (a 80-90 anni, poi) devono incutere un terribile, oscuro timore a chi tenta inutilmente di calpestarne la dignità.
Hanno già visto crollare muri altrove.
Avranno una certa preoccupazione per le muraglie...

venerdì 16 gennaio 2009

Io e una madre

Parecchie ore di lavoro clinico, oggi. Tutte toste. Ma cosa dire ad una madre che da poco ha cominciato a fare i conti con una malattia cronica che insidia la vita della figlia non ancora adolescente, e che nel migliore dei casi continuerà a fare paura. Cosa dire a chi come lei sta sospeso tra una possibile sentenza di condanna e la speranza che si riaffaccia, ma che viene quasi vissuta come una minaccia, per paradosso. Se le cose vanno bene, come sembra, sarebbe ancora più insopportabile essere disillusi dopo.
Mi difendo dietro il camice, che tra l'altro non porto, e la tratto come un
caso clinico? La inquadro in una elegante cornice diagnostica per darle una bella terapia che l'aiuti a sopportare l'ansia intollerabile che non le dà pace?
Ma cosa dire, che non sia già detto, o affettato, o inutilmente consolatorio, o fuori luogo.
Le parole vengono dopo, intuisco; qui c'è da lasciarsi attraversare dall'angoscia, e restare fermo lì, presente, mentre le immagini dei miei figli continuano a girarmi intorno.
Lasciare che quel dolore rimbalzi tra me e lei, e poi cercare insieme di guardarlo in faccia: con una presenza accanto è appena un pò più sopportabile. Spero.


mercoledì 14 gennaio 2009

Dio c'è - Dio non c'è. Autostrada versus autobus.

Ricordo con divertimento le gag di qualche comico, che se la prendeva con "l'idiota che scrive sui cartelli delle autostrade: Dio c'è".
Oggi la notizia che attendevamo con ansia: l'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti ha comprato spazi pubblicitari su due bus di Genova (per la modica cifra, pare, di ottomila euro), per informarci del fatto che invece Dio non c'è, e che non ne abbiamo neanche bisogno.
La prima cosa che mi è venuta da pensare è che a suo tempo, al confronto, almeno l"'idiota" di cui sopra per scrivere sui cartelli delle autostrade avrà speso solo i soldi per il pennello e la vernice.
Poi, un pò più seriamente, mi è tornata in mente una indimenticabile relazione che ho avuto il privilegio di seguire, tenuta da uno dei più grandi psichiatri viventi, il Prof. Herman Van Praag. Era una relazione interamente centrata su normalità e patologia nei vissuti religiosi.
La religiosità veniva considerata normale se caratterizzata da apertura mentale, disponibilità a scambi critici ed alla dialettica (anche autodialettica), continuo comportamento di ricerca,
incertitude.
Venivano poi considerate le varianti della norma, da non ritenere mai
di per sè patologiche, quanto più o meno a rischio di caduta nella psicosi religiosa.
Queste comprendevano un versante, diciamo così, di iper religiosità, con elementi di
coagulazione (sapere invece di cercare), fanatismo religioso, esaltazione visionaria, contatto diretto col divino.
E comprendevano anche un versante di ipo religiosità, comprendente l'agnosticismo, caratterizzato da recettività religiosa minima, l'ateismo, con una recisa opposizione alla recettività religiosa, ed il proselitismo ateo.
Soltanto la psicosi religiosa è da considerarsi sempre patologica, e si caratterizza , oltre che per diversi criteri diagnostici codificati dalla comunità scientifica, anche per il fatto che chi ne è affetto è
catturato in un mondo senza orizzonti.
Nell'ambito della psicosi religiosa, come variante del delirio religioso o mistico, veniva descritto anche il
delirio ateistico.
Ora, considerato che per affermare che Dio esiste, così come per affermare che non esiste, è necessario un atto di fede, visto che la ragione aiuta parecchio ma non basta a darci una risposta definitiva (la ragione, dico, non la sua caricatura), gli atei ed agnostici razionalisti mi sembra si siano ficcati in un imbuto. Con il loro dogmatico spot da consigli per i non acquisti, infatti, che non è poi così dissimile dal "Dio c'è" dell' "idiota" di cui sopra, dimostrano un fideismo ben poco razionale, estraneo all'apertura mentale ed all'atteggiamento di ricerca, un bel pò "coagulato", inutilmente bellicoso (Genova è stata scelta apposta perchè è la città del cardinale Bagnasco, presidente della CEI) e rinchiuso in un mondo che se ha ancora degli orizzonti, li vede di parecchio ristretti.
Mi sembra insomma ci facciano una figura un pò barbina, da autentici bigotti oscurantisti, senza neanche quell'alone di indulgenza, tenerezza e simpatia che poteva suscitare "l'idiota" che, probabilmente in splendida solitudine, scriveva sui cartelli delle autostrade "Dio c'è".

sabato 10 gennaio 2009

Medici ed immigrati clandestini

Ricordo di aver letto molti anni fa, di una donna ufficiale medico appartenente all'esercito sovietico, che durante la Seconda Guerra Mondiale, gravemente ferita nel corso di una battaglia con gli Italiani, continuò a curare i feriti nemici (gli Italiani, appunto) fino a quando si accasciò senza vita.
Poi, un pò meno tempo fa, studiando medicina legale all'Università, leggevo con soddisfazione che il medico non era obbligato a presentare il referto all'autorità giudiziaria nel caso in cui ciò avesse comportato conseguenze penali per il paziente autore di reato.
Questo per garantire il diritto alla salute anche degli autori di reato, evitando che la paura di essere arrestati impedisse loro di farsi curare adeguatamente.
Oggi leggo: bisogna sospendere (in Italia, dico, non altrove) le cure agli immigrati clandestini, e trasformare i medici in delatori obbligati a denunciare gli stessi clandestini nel caso in cui richiedano cure.
Devo essermi perso qualcosa in questi anni...

lunedì 5 gennaio 2009

Mario Melazzini

Ci sono uomini che fanno della loro vita un capolavoro. Mario Melazzini è ammalato di sclerosi laterale amiotrofica. Continua ad essere pienamente un medico, un padre, un marito, ed è il presidente della Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica.
Ascoltarlo ed imparare da lui è per me un regalo che non ha prezzo, come non ha prezzo la speranza, l'autenticità ed il coraggio.


sabato 3 gennaio 2009

Hozoogo naninace doo

Posted by Picasa "...con la bellezza intorno a me io cammino..."
Canto notturno Navajo.

"Ascolta, odora il pungente ginepro.

Senti il potere gentile della bellezza.
L'antica roccia nera si staglia sull'orizzonte distante.
Una nuvola scura in alto significa che la pioggia arriverà presto.
Il maestoso monolite ai tuoi piedi è
Tsè Na'ashjèé'il - Roccia Ragno.
La sacra Donna Ragno è un'importante divinità
nella mitologia Navajo.
Era lei che insegnava alle genti a tessere.
C'è purezza e forza qui.
E luoghi sacri per gli uomini.
Luoghi importanti nell'unità di terra e cielo e di tutte le cose.
Io sono davvero suo figlio.
Io sono assolutamente figlio della terra".
Canto notturno Navajo.


E' difficile dimenticare la visione del Canyon de Chelly, in pieno territorio Navajo. I versi che ho tradotto sopra, sono lasciati come guida per i visitatori nel punto esatto in cui ho scattato la foto.
Dicono molto della visione del mondo dei Dine' (cosi' amano chiamarsi i Navajo).
Il concetto di bellezza (hozho) è centrale nella vita del popolo Dinè, ed è connotato non solo in senso estetico, ma anche etico: il senso di congruenza e di armonia che ne è alla base definisce il tradizionale modo dei Navajos di relazionarsi con gli altri e con il mondo, e serve da monito continuo per parlare ed agire con attenzione e prudenza.
Le parole non descrivono soltanto la realtà, ma concorrono a crearla; per questo motivo bisogna essere molto accurati nello sceglierle.
Uscire fuori dalla congruenza e dall'armonia significa predisporsi alla malattia.
Il saluto tradizionale Dinè è una sintesi di tutto questo:
Hozoogo naninace doo significa Possa tu camminare nella bellezza.
Anche dalle nostre parti, sino a non molto tempo fa, la bellezza rivestiva una importanza centrale nel vissuto della maggior parte delle persone, mai disgiunta dal rispetto, dal pudore, dalla delicatezza nella scelta delle parole, dal riserbo, dall'accoglienza gentile, e da una saggezza spiccia, essenziale, eppure elegante.
Ho la spiacevole sensazione che le cose siano cambiate, e non per il meglio.
All'inizio di un nuovo anno, che cade nel pieno di una crisi che non mi sembra soltanto finanziaria ed economica, ma forse principalmente di "visione del mondo", oltre che morale ed etica, mi sembra che l'augurio migliore che io possa fare a me stesso ed a chiunque si trovi a passare da qui, sia quello di tornare a fidarsi della bellezza.

Ed allora, ad ognuno,
Hozoogo naninace doo.