giovedì 30 aprile 2009

No Potho Reposare

Penso che questo video dell'ultimo concerto di Andrea Parodi, la voce dei Tazenda, vada guardato ed ascoltato in silenzio, magari senza cercare di trattenere la commozione.
Io ci ho visto delle cose che la morte non può nemmeno sfiorare. Mi ha fatto bene...


venerdì 24 aprile 2009

John Forbes Nash jr


John Forbes Nash jr nasce il 13 giugno 1928 a Bluefield, in West Virginia. Sin da piccolo manifesta aspetti personologici peculiari, quali la tendenza al ritiro sociale, l'introversione, la bizzarria.
Mostra interesse soltanto per letture impegnative, riguardanti in particolare argomenti di matematica, che il padre, ingegnere elettrico, incoraggia fortemente.
Ad esempio, da piccolo si immerge nella lettura della
Compton's Pictured Encyclopedia, compratagli dai genitori, piuttosto che giocare con i soldatini o con i suoi coetanei.
A scuola gli insegnanti non lo valorizzano tanto, e si accorgono più delle sue bizzarrie e delle sue inadeguate "abilità sociali" che della sua particolarissima propensione al pensiero scientifico e matematico.
Crescendo, continua a manifestare difficoltà relazionali evidenti. Ha una vita affettiva piuttosto piatta, poche amicizie, non manifesta interesse per le relazioni sentimentali.
Negli anni della scuola superiore è in grado di dimostrare il teorema di Fermat e si trastulla con esperimenti di elettrotecnica e chimica.
Frequenta il College in quella che oggi è la Carnegie Mellon University, a Pittsburgh. Comincia con i corsi di chimica, ma ad un certo punto si annoia perchè incontrava "difficoltà con l'analisi quantitativa, che era una questione non di quanto uno potesse pensare bene e capire o apprendere i fatti, ma di come uno fosse capace di maneggiare una pipetta o eseguire una titolazione in laboratorio".
Passa a frequentare matematica, e si appassiona anche ad un corso di economia internazionale.
Laureatosi, entra a Princeton. Porta con sè una lettera di presentazione del rettore piuttosto sintetica; c'è scritto soltanto "Quest'uomo è un genio".
A Princeton elaborerà, nell'ambito della teoria dei giochi, il concetto che quarant'anni dopo gli varrà il premio Nobel per l'economia, la "teoria dell' equilibrio di Nash".
Così lo ha spiegato recentemente in un'intervista rilasciata al settimanale
L'espresso: "Un gioco può essere descritto in termini di strategie, che i giocatori devono seguire nelle loro mosse: l'equilibrio c'è, quando nessuno riesce a migliorare in maniera unilaterale il proprio comportamento. Per cambiare, occorre agire insieme".
Sempre a Priceton incontrerà Einstein, e cercherà di parlargli delle sue teorie, ottenendone l'invito a studiare di più.
Nel 1951 si trasferisce al M.I.T. di Boston.
E' negli anni successivi che esordisce in modo conclamato la schizofrenia paranoide, che fino ad allora si era mostrata in modo insidioso, lento, processuale, attraverso i tratti di personalità premorbosa peculiari di questa malattia, quali la tendenza al ritiro sociale, il distacco nelle relazioni interpersonali, disturbate da freddezza, sospettosità, comportamenti bizzarri.
Fanno la loro comparsa deliri a contenuto persecutorio, di grandezza, mistico. Crederà negli anni successivi di essere a capo di un governo universale, di essere l'imperatore dell'Antartide, il piede sinistro di Dio. E' afflitto da allucinazioni. Vede messaggi criptati che attribuisce agli extraterrestri. I suoi studenti cominciano a chiamarlo "il fantasma di Fine Hall".
Ha una relazione con una donna più anziana, dalla quale ha un figlio: anche lui diventerà schizofrenico.
Successivamente sposerà un'altra donna, che resterà sempre con lui, pur affrontando notevoli sacrifici.
Comincia ad essere sottoposto a periodici ricoveri obbligatori, ed attraverserà periodi in cui condurrà una vita vagabonda in Europa. Per diversi anni non è in grado di lavorare, se non negli intervalli della malattia.
Finalmente negli anni novanta le condizioni cliniche migliorano in modo significativo, soprattutto sul piano dell'esame di realtà, e torna ad integrarsi lentamente con il mondo accademico.
Nel 1994 gli viene assegnato il premio Nobel per l'economia. Nel 2001 esce, per la regia di Ron Howard, il film "A beautiful mind", nel quale Russell Crowe interpreta proprio John Nash.
Attualmente continua a svolgere la sua attività di matematico.
Così finisce una recente intervista rilasciata al giornalista Mario Calabresi per il quotidiano "La Repubblica" dell'11/03/2009:
Quest´anno lei compie 81 anni, dopo il Nobel è tornato ad insegnare e ha avuto quei riconoscimenti che non si aspettava più di ricevere, ma ha dei rimpianti? 'Ho raggiunto un età in cui il tempo è tutto alle spalle e certo avrei potuto avere fortuna migliore, aver fatto cose più grandi e sprecato meno tempo, ma non sono cose attraenti a cui pensare. La settimana scorsa ho incontrato George Soros e mi sono reso conto che abbiamo pressapoco la stessa età ma lui ha guadagnato molti più soldi di me ed è milionario'. John Nash apre le braccia, si guarda in giro nella stanza piena di cataste di posta mai aperta e di libri, poi mi mostra una foto del figlio: 'Anche lui è schizofrenico, speriamo che guarisca, ma ha già cinquant´anni. Io ce l´ho fatta ad uscirne e la mia ultima speranza oggi è che anche lui trovi una strada'."




Riferimenti
http://nobelprize.org/nobel_prizes/economics/laureates/1994/nash-autobio.html
http://it.wikipedia.org/wiki/John_Nash
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/John-Nash-genio-e-follia/2001647/9
http://bibliogarlasco.blogspot.com/2009/03/john-nash-ecco-i-numeri-della-crisi.html
http://www.youtube.com/watch?v=7zMz3l7IXKA

mercoledì 22 aprile 2009

Ombelico, libertà e responsabilità

Gioco non esclusivamente ludico, specialmente indicato per i cultori dell'autodeterminazione a tutti i costi e dell'individualismo radicale.
Mettersi in una posizione comoda, possibilmente seduti, nudi. Sporgere in avanti e verso il basso la testa, osservando attentamente una cicatrice al centro dell'addome, generalmente introflessa, a volte estroflessa (particolare questo di nessuna importanza). Chi avesse difficoltà può servirsi di uno specchio.
La cicatrice ce l'abbiamo tutti: si chiama ombelico.
Sta lì a ricordare che nessuno si è dato da sè, e che non esiste un Io senza un Noi che lo precede.
Dalla tensione continua tra Io e Noi, nasce reciprocamente il riconoscimento della libertà dell'Io e delle conseguenze sul Noi che l'esercizio di questa libertà comporta.
Si chiama responsabilità.
Libertà individuale va insieme a responsabilità morale nei confronti del mondo, altrimenti il suo nome si muta in follia.



P.S. Debbo l'idea "dell'ombelico", insieme ad alcuni aspetti della mia crescita professionale ed umana, ad un Maestro che ha significato e continua a significare molto per me, il Prof. Giovanni Salonia. Un grazie particolare ad Agata, che mi ha aiutato a ricordarlo ed a colmare così una mia mancanza, involontaria ma importante, nel non averlo menzionato prima.

sabato 18 aprile 2009

E se scrivessimo due parole all'Ambasciatore del Belgio?

L’Ambasciatore del Regno del Belgio, dietro istruzioni del Ministro degli Affari Esteri, ha fatto parte all’Ecc.mo Mons. Segretario per i Rapporti con gli Stati della Risoluzione con cui la Camera dei Rappresentanti del proprio Paese ha chiesto al governo belga di "condannare le dichiarazioni inaccettabili del Papa in occasione del suo viaggio in Africa e di protestare ufficialmente presso la Santa Sede". L’incontro si è svolto il 15 aprile c.m.

La Segreteria di Stato prende atto con rammarico di tale passo, inconsueto nelle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Regno del Belgio. Deplora che una Assemblea Parlamentare abbia creduto opportuno di criticare il Santo Padre, sulla base di un estratto d’intervista troncato e isolato dal contesto, che è stato usato da alcuni gruppi con un chiaro intento intimidatorio, quasi a dissuadere il Papa dall’esprimersi in merito ad alcuni temi, la cui rilevanza morale è ovvia, e di insegnare la dottrina della Chiesa.

Come si sa, il Santo Padre, rispondendo ad una domanda circa l’efficacia e il carattere realista delle posizioni della Chiesa in materia di lotta all’AIDS, ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell’umanizzazione della sessualità e, dall’altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l’impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l’AIDS non sarà vinta.

Mentre, in alcuni Paesi d’Europa, si scatenava una campagna mediatica senza precedenti sul valore preponderante, per non dire esclusivo, del profilattico nella lotta contro l’AIDS, è confortante costatare che le considerazioni di ordine morale sviluppate dal Santo Padre sono state capite e apprezzate, in particolare dagli africani e dai veri amici dell’Africa, nonché da alcuni membri della comunità scientifica. Come si può leggere in una recente dichiarazione della Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa dell’Ovest (CERAO): "Siamo grati per il messaggio di speranza che [il Santo Padre] è venuto ad affidarci in Camerun e in Angola. E’venuto ad incoraggiarci a vivere uniti, riconciliati nella giustizia e la pace, affinché la Chiesa in Africa sia lei stessa una fiamma ardente di speranza per la vita di tutto il continente. E lo ringraziamo per aver riproposto a tutti, con sfumatura, chiarezza e acume, l’insegnamento comune della Chiesa in materia di pastorale dei malati di AIDS".

Questa è la replica ufficiale della Santa Sede alla risoluzione del parlamento belga contro papa Benedetto XVI.

Chi vuole far notare ai politici belgi che non accetta che la libertà di espressione e di opinione di chicchessia venga messa sotto tutela, sia se a farlo sia la Cina con il Dalai Lama, sia che provino a farlo Paesi "democratici" come il Belgio con il Papa...

Chi vuole fare notare ai politici belgi che magari qualcuno ci resta male, per dire così, che al Papa ed alla visione del mondo cristiana, che, piaccia o no, conta ancora qualche milione di estimatori, si continui a mancare di rispetto in modo sempre più volgare, superficiale, becero...

Chi vuole ricordare ai politici belgi che di inaccettabile per L'Africa e gli Africani, forse ci sarebbe il recente passato coloniale del loro Paese, con lo sfruttamento senza scrupoli e la depredazione di risorse naturali di intere nazioni; e che magari avrebbero potuto indirizzare meglio la loro sollecitudine per la vita ed il benessere delle popolazioni africane approvando una risoluzione che chiedesse loro scusa per quanto sopra...

Chi vuole semplicemente dire "sono indignato"...

...Può farlo, se vuole, al seguente indirizzo email della Ambasciata del Belgio in Italia: ambelrom@tin.it, mettendo come oggetto "Mozione del parlamento belga contro Sua Santità Benedetto XVI", intestando l'email "A Sua Eccellenza l'Ambasciatore del Regno del Belgio in Italia", ed aggiungendo nome, cognome e città di residenza.

Io l'ho fatto.

sabato 11 aprile 2009

Maria prima della resurrezione secondo Alda Merini

Lasciate che la morte
abiti nel mio cuore,
lasciate pure che del vento della mia giovinezza
e dei miei grandi amori stellari
non rimanga più nulla,
lasciatemi nella prigione del dolore.
L'amore di Dio
era una grande prigione
entro la quale ho cantato i miei alleluia, la mia giovinezza,
l'attesa di questo figlio.
Ma ora ogni suo chiodo
mi strappa la carne.
Pensavo che i Profeti
avrebbero avuto misericordia
di una povera madre,
ma invece non è così.
La morte odora di fresco,
la morte è una seconda resurrezione,
la morte è un giardino immenso.
Ma per entrare in questo giardino
bisogna conoscere il senso della morte.
Nessuna donna come me
si è vista strappare le viscere dal cuore,
la carne dal suo sentimento.
Come dire a Dio Supremo
che il mio amore era fatto di carne,
che il mio amore era fatto di lacrime,
che il mio Gesù
è nato su un trono di luce,
che è cresciuto
nel più grande degli anfiteatri,
che è il re di tutta la terra?
Qualsiasi madre direbbe la stessa cosa,
ma questo era il Dio vero,
ma questo era veramente il Messia.
L'ora della verità mi è sopra
ed è un tremendo terremoto,
ma mio figlio risorgerà
e la sua resurrezione
avvolgerà l'universo.
Mio figlio è veramente il Messia,
mio figlio è il Re dei Re.

Alda Merini, da: Magnificat, un incontro con Maria, Frassinelli 2002.


Buona Pasqua

mercoledì 8 aprile 2009

Edith Stein, l'empatia e la Scientia Crucis

Penso che questa sia la settimana giusta per sussurrare qualcosa della mia "padrona di casa". Considero Edith Stein una delle più grandi ed affascinanti personalità del secolo passato. Parlare di lei necessiterebbe di uno spazio pari ad una enciclopedia. Proverò a dire qualcosa in poche frasi.
Discepola di Husserl, fondatore della fenomenologia, caratterizzò i suoi studi , tra l'altro, anche per l' approccio di tipo antropologico filosofico, dove metteva al centro dell'indagine fenomenologica la persona umana (cfr Anna Maria Pezzella, "L'antropologia filosofica di Edith Stein", Città Nuova, Roma 2003). Sviluppò i suoi studi approfondendo sia l'ambito della interiorità dell'essere umano, sia quello dei rapporti interpersonali. Centrale e di grandissima modernità, è il concetto da lei sviluppato ed approfondito di Einfühlung (intuizione empatica). Basti pensare, per considerarne l'attualità nell'ambito delle scienze umane e delle relazioni d'aiuto, alle recenti scoperte (tra gli anni '80 e '90) di Rizzolatti e Coll., ricercatori dell'Università di Parma, riguardanti i neuroni specchio, considerati da molti la più importante scoperta delle neuroscienze degli ultimi decenni. I neuroni specchio possono essere considerati la base neurobiologica del concetto di empatia, così finemente elaborato dalla Stein settant'anni prima su basi esclusivamente filosofiche. La ricerca sull'uomo, in Edith Stein, non fu mai sganciata dalla ricerca sul senso della sua stessa esistenza.
Di famiglia ebrea, orfana di padre poco dopo la sua nascita, fu atea per gran parte della sua giovinezza, pur mostrando sempre grandissimo rispetto per la profonda fede della madre, che accompagnava sempre alle funzioni della sinagoga, ed un assoluto senso di appartenenza al suo popolo. A casa di una coppia di amici di fede evangelica trova una sera l'autobiografia di Santa Teresa d'Avila. La legge tutta in una notte, ed alla fine esclama "Questa è la verità". Di lì a poco riceverà il battesimo, ed il 15/04/1934 entrerà nel Carmelo di Colonia con il nome di madre Teresa Benedetta della Croce. Al contrario di quello che pensavano la maggior parte dei suoi parenti ed amici ebrei, compresa la madre che visse con grande dolore e senza capirla, pur nel rispetto, la scelta della figlia, la sua conversione al cattolicesimo non significò mai per lei rinnegare il suo essere ebrea. Anzi continuò ad essere sempre fiera di essere figlia di Israele, ed al padre gesuita Hirschmann scrisse "Non può immaginare che significhi per me essere figlia del popolo eletto: significa appartenere a Cristo non solo con lo spirito, ma con il sangue". Da subito la vita mistica di Edith si incentrò sul mistero della Croce, che volle portare con sè anche nel nome.

Il 2 agosto 1942 si trovava nel convento di Echt, insieme alla sorella Rosa. Da tempo si stava dedicando alla sua ultima opera, "Scientia Crucis", "La Scienza della Croce".
Il 26 luglio i vescovi cattolici ed i ministri protestanti d'Olanda avevano fatto leggere in tutte le chiese una lettera di energica protesta contro le deportazioni in massa degli ebrei.
Come rappresaglia nazista, tutti i cattolici ebrei presenti nei conventi d'Olanda furono deportati.
La Gestapo s'incaricò il compito di portare via Edith e la sorella. Le sue ultime parole furono udite in quel contesto. "Vieni, andiamo per il nostro popolo", disse alla sorella prendendola per mano.
Già nella Quaresima del 1933 aveva presentito tutto questo. Aveva allora detto infatti: "Avevo già saputo delle persecuzioni...ma in quel momento vidi chiaramente ...che il destino di quel popolo diveniva tutt'uno col mio"; e poi: "Mi rivolgevo interiormente al Signore, dicendogli che sapevo che era proprio la sua Croce che veniva imposta al nostro popolo. La maggior parte degli ebrei non riconosceva il Signore, ma quelli che capivano non avrebbero potuto fare a meno di portare la Croce. E' ciò che desideravo fare. Gli chiesi solo di mostrarmi come".
Il 9 agosto 1942 entrambe arrivarono ad Auschwitz- Birkenau, dove furono subito inviate alle camere a gas.
Fu il modo, per Edith, di completare sugellandola con la sua vita e la sua morte, la sua Scientia Crucis.






Dedicato a chiunque stia facendo esperienza della croce. Dedicato a chi è morto ed a chi ricomincia a vivere in Abruzzo.


Riferimenti bibliografici
Anna Maria Pezzella, L'antropologia filosofica di Edith Stein, Città Nuova, Roma 2003
Angela Ales Bello, La passione per la verità, EMP 2003
Angela Ales Bello, Edith Stein. Patrona d'Europa, Piemme 2000
http://www.filosofico.net/edithstein.htm
Marco Iacoboni, I neuroni specchio, Bollati Boringhieri 2008

venerdì 3 aprile 2009

Il Belgio ed il Papa

Nella stessa giornata in cui in Belgio è stata eliminata con l'eutanasia legale una donna di 93 anni, sana ma semplicemente stanca di vivere, il Parlamento belga (in attesa di estendere l'eutanasia a bambini ed handicappati) era impegnato altrove, ad approvare a schiacciante maggioranza una risoluzione che impegna il governo a presentare una protesta ufficiale presso la Santa Sede per le dichiarazioni del Papa in materia di lattice ed AIDS, definendo le stesse affermazioni "pericolose ed inaccettabili". "Inaccettabili" è stato il risultato di una mediazione, in quanto la parola originale era niente di meno che "irresponsabili".
Per poco sembra non si sia arrivati addirittura al ritiro dell'ambasciatore belga presso la Santa Sede. Il cardinale Godfried Danneels, in perfetto stile farisaico, aveva detto che il papa aveva ragione, ma avrebbe fatto meglio a non dire quello che ha detto.
Davvero inutile spendere altre parole.
Non mi sorprende che il Parlamento triste di un triste Paese in un triste continente confuso, si impegni ufficialmente a mettere il bavaglio ad un uomo umile e libero, che parla di gioia, di vita, di dignità degli uomini e dei popoli, di coraggio e di coerenza.
Ed impegnandosi in questo, lo stesso Parlamento sottoponga ad eutanasia senza neanche pensarci tanto uno dei cardini delle democrazie occidentali, che era la libertà di pensiero e di parola, senza arrivare a scomodare la libertà di religione.

mercoledì 1 aprile 2009

Di sole, limoni e depressione.

Mi hanno pregato di andare a trovare, in campagna, una signora ormai anziana, che convive con una grave forma di depressione unipolare ricorrente sin dalla sua adolescenza.
Suo figlio sin da piccolo era un mio carissimo amico, e passavo con lui ed i suoi genitori intere giornate, spesso nei loro vigneti, o a girare in bici corredate di pezzi di cartone che facevamo saltare tra i raggi delle ruote per simulare il rumore dei motori; o a bighellonare all'ombra di ulivi e carrubbi nelle estati delle nostre zone, inondate di sole e cicale.
Appena arrivato a casa loro, mi hanno accolto con gioia e semplicità. Non sono riuscito a convincerli a darmi, come facevano un tempo, del tu, che io sono sempre Vincenzo e nulla è cambiato: hanno continuato a chiamarmi con deferenza dottore. L'unico risultato che ho ottenuto è che alla fine ci siamo accordati su dottore Vincenzo. Inutile insistere.
Lei mi ha raccontato tutta la sua storia, costellata di paura e sofferenza sin da quando era piccola, per quel male oscuro che la prendeva misteriosamente e la gettava nell'angoscia più nera, e che i medici allora attribuivano al fatto che mangiasse poco.
Più di trenta anni fa passò attraverso un carcinoma della mammella, riuscendo a sopravvivere, al contrario della sorella, che operata dello stesso male nello stesso anno, morì dopo poco.
Non sa parlare in italiano, ma è una persona saggia. Ha tirato su una famiglia sana, ha saputo sbracciarsi tante volte nella vita, e quando altri avrebbero ceduto lei ha resistito.
E' assetata, alle porte degli ottanta anni, di conoscenza: mi ha fatto tante domande sul perchè le succedano queste cose, sulle origini della depressione, sulla sua etiologia, sulle cure di una volta e su quelle attuali. Ha voluto sapere cos'è il sonnambulismo, del quale sentiva parlare da piccola per un caso verificatosi dove abitava. Mi ha chiesto se fa bene a non credere a quello che le raccontavano da piccola, che avesse a che fare con l'intervento degli spiriti (
i padroni del luogo).
E poi mi ha raccontato di come seguire le notizie in televisione in questi periodi di umore nero la impressioni parecchio, ed allora evita la televisione, "preferisco seguire Radio Maria, dove dicono cose buone e si prega, che mi fa bene".
Il marito era lì, ormai più che ottantenne, ancora in attività lavorativa (guida ancora il trattore giornalmente), e mi ha chiesto tante cose anche lui. Mi ha fatto sapere di un incidente avuto qualche anno fa col trattore, da cui non ricavò alcuna conseguenza fisica, ma che gli ha lasciato i segni più profondi di un'ansia post-traumatica. Ed ha tenuto a chiedere il mio parere sui farmaci che il medico gli ha prescritto per la
prospera (ci sono stato più di qualche secondo a farmi la traduzione istantanea: prostata!).
Vedere entrambi ascoltare a bocca socchiusa ed occhi sgranati, come fossero parole di chissà quale sapienza sconosciuta ed avvincente, le cose che dicevo, mi ha provocato una tenerezza acuta e commossa, e si è subito sovrapposta alla mia vista interiore una immagine molto più antica, di trentacinque anni fa, quando ero io, bambino, ad ascoltare con lo stesso atteggiamento rapito loro due, nella loro vigna, spiegarmi come fare a riconoscere e raccogliere i grappoli d'uva matura.
Ovviamente, non mi hanno fatto andare via a mani vuote: neanche il tempo di uscire da casa, e già erano lì a raccogliere limoni ed a riempire una bottiglia di vino Cerasuolo dalle loro botti. Anche qui, inutile tentare di opporsi.