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domenica 6 dicembre 2009

Susan Boyle, la Giornata della Salute Mentale, e lo stigma.

I suoi compagni di scuola da piccola la chiamavano Susan "la sempliciotta". Era nata da un parto difficile,  che aveva lasciato qualche segno. Difficoltà dell'apprendimento, in particolare.
Ha condotto una vita meno che ordinaria per quarantasette anni. Ha sempre avuto un talento unico per il canto, ma lo stigma per il suo modo di essere ha continuato a farle compagnia, senza sconti.
Così non ha ascoltato i consigli della madre, che la spingeva a partecipare a programmi come X factor o Britain's got talent.
Troppa polvere ingoiata, troppe risatine neanche tanto nascoste, troppa ironia poco benevola. E poi si era convinta (senza tanto torto, ovviamente) che quei programmi erano per le belle ragazze.
Stava bene nella casa popolare dove viveva con la madre ed il gatto. E stava bene nella sua parrocchia "Nostra Signora di Lourdes", in un remoto paesino della Scozia,  a fare volontariato con gli anziani.
Poi la madre è morta, a 91 anni. Susan è rimasta quattro giorni chiusa a casa, senza rispondere neanche alle telefonate. Quando è uscita, aveva nuove motivazioni per tentare il grande salto.
Si presenta a Britain's Got Talent. Il video, già visto da un centinaio di milioni di persone in tutto il mondo, mostra il suo debutto. I risolini iniziali della giuria e del pubblico, il suo imbarazzo, il suo impappinarsi, il suo inciampare in una deliziosa genuinità. E poi il suo sguardo determinato che si illumina un attimo prima di iniziare a cantare, e l'ammutolire di tutti gli altri, che si trasforma in una standing ovation continuata ed incredula.
Si qualificherà per la finale, ma riusciranno a fargliela perdere. Troppo, per un'anima gentile e semplice come la sua. Il giorno dopo viene ricoverata in psichiatria per cinque giorni.
Adesso è uscito il suo primo album, "I dreamed a dream".
Ha già battuto tutti i record: primo in USA, Canada, Irlanda, Nuova Zelanda, Australia, Regno Unito. Ed ha già venduto, in poco più di due settimane, tre milioni di copie.
Nell'ultima pagina del booklet, Susan dedica l'album  alla sua amata madre, alla quale aveva fatto la promessa di essere qualcuno.
Ecco, ieri era la giornata mondiale della salute mentale. Credo che la storia di Susan Boyle, più dei convegni, dei discorsi retorici, dei pareri degli esperti, racconti molte cose sullo stigma, sulla sofferenza di chi vive con un problema, e, soprattutto, su di noi che ci crediamo "normali".
E credo ci racconti di come non esista problema, disturbo, malattia, condizione, che possa oscurare del tutto la profondità, l'estensione, l' imprevedibilità, del mistero nel quale tutti siamo impastati.
Un mistero che quando si disvela, è in grado di ammutolire letteralmente il più cinico degli individui.
Davanti a Susan  credo ci sia da domandarsi chi può dire davvero cosa sia  la bellezza.






lunedì 24 agosto 2009

Latte pastorizzato

Il mare calmo, l'acqua tiepida, il sole che picchia. Obbligatorio scendere in acqua e farsi una bella nuotata. Dopo poche bracciate, tocco un foglio di plastica bianca. Mi arrabbio. I soliti idioti che gettano cose in mare. Poi lo osservo: ci sono scritte in arabo ed inglese. "Latte pastorizzato".
Forse è stato gettato a mare da qualche nave, ma il sospetto che fosse a bordo di qualche barcone di immigrati mi sembra plausibile.
In ogni caso, ripenso ancora a quello che continua a succedere qualche decina di chilometri al largo, a bambini, donne e uomini in equilibrio su un legno, sospesi sul baratro di centinaia di metri d'acqua.
Quanti di loro sono morti, quanti si portano le ferite di quello che hanno visto e vissuto prima durante e dopo la traversata; quanti ancora moriranno.
Sì, sono clandestini, ed è giusto che l'immigrazione sia un "fenomeno da regolare nella legalità". Ma che pena, per loro e per noi, vedere il ghigno del "senatur" che continua a straparlare di immigrati clandestini da mandare in Vaticano; o i Commissari Europei dire che l'Europa sta "facendo il possibile"; o ancora un procuratore della nostra repubblica costretto dalla legge ad indagare cinque poveri naufraghi eritrei, reduci da guerre ed orrori inimmaginabili, per il reato di immigrazione clandestina. Faranno richiesta di asilo, ovviamente, e si spera tutto finisca lì.
Ma che pena, vedere il popolo più geniale ed imprevedibile del mondo, perché storicamente capace di infiniti livelli di complessità, ridursi piano piano a ragionare miserevolmente in termini di bianco o nero.
E scivolare lentamente, a prescindere dal colore dei suoi governi, dall'opzione per ciò che è morale, all'opzione per ciò che è legale.

martedì 11 agosto 2009

Bebè Aido

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La ministra spagnola Bibiana Aido ha dichiarato il 19 maggio di quest'anno che un feto di 12 settimane è un essere vivo ma non un essere umano, perchè ciò non ha una base scientifica.
Sarebbe come dire che da un feto di 12 settimane a volte può svilupparsi un uomo, altre volte una pecora. Sarebbe questo secondo la ministra ad avere una base scientifica.
Un gruppo di professionisti (medici, infermieri, psicologi, esperti di diritto) ha allora sviluppato una iniziativa interessante: il Bebè Aìdo.
Si tratta della esatta riproduzione, e successiva distribuzione, di un feto di dodici settimane che si succhia il pollice.
Apriti cielo.
La portavoce del partito socialista spagnolo al Senato ha dichiarato inferocita che l'iniziativa del gruppo, che non si sa perchè qualifica come "i conservatori", è un "insulto gravissimo alla democrazia".
Insomma, tutto è permesso, ma proprio tutto, in questa Europa che brucia sempre di più in una febbre delirante forse mai conosciuta prima.
Una sola cosa è tabù, e quindi offesa gravissima ed insopportabile: il vedere le cose nella loro datità.
In altre parole, e tragicamente, diventa sempre più tabù l' esame di realtà.
Ovvio, esame di realtà significherebbe guarigione.

mercoledì 3 giugno 2009

A vent'anni da Tien an Men

La notte tra il tre ed il quattro giugno di vent'anni fa fu repressa nel sangue la lunga, inerme e pacifica protesta di migliaia di ragazzi cinesi, che manifestavano nella piazza Tien an Men di Pechino per la democrazia e la liberazione dalle catene insopportabili della dittatura comunista.
Di quei giorni penso che resti incancellabile l'immagine di quel ragazzo che da solo, armato di un incredibile coraggio, o di una assoluta disperazione, o forse di entrambi, riuscì a bloccare una colonna di carri armati sbarrando loro la strada col suo corpo.
E' vero che da lì partì un movimento che portò in modo imprevedibile, dopo pochi mesi, al crollo di tanti regimi comunisti e del muro di Berlino.
Ma è pure vero che in Cina le cose sono rimaste apparentemente le stesse, e la tentazione di considerare quelle migliaia di morti ammazzati come un tragico fallimento, quasi come una inutile follia, è forte.
Io continuo però a pensare che quell'uomo solo e disarmato, con un suo nome ed un suo volto che non ha voluto sottrarre al confronto, capace di fermare, anche se solo per poco, una forza anonima, vile, cieca, radicalmente stupida, resti un'immagine profetica.
Ed ho il vezzo di credere che le profezie, se sono realmente tali, prima o poi si realizzino...

mercoledì 25 marzo 2009

Darfur: un milione di persone senza cibo entro maggio

Entro maggio - riferisce la Bbc on line - oltre un milione di persone nel Darfur resteranno senza cibo per l'impossibilità di distribuire aiuti alimentari, dopo che il governo sudanese ha espulso le organizzazioni internazionali che se ne occupavano. E' quanto ha dichiarato a Khartum il coordinatore dell'Onu per gli aiuti umanitari in Sudan, Ameerah Haq, aggiungendo che si teme anche una drammatica diminuzione delle riserve d'acqua, già scarsissime, nel giro di due settimane. Il Darfur, l’ampia regione occidentale del Sudan, è sconvolta da una guerra civile esplosa nel febbraio del 2003, e repressa in modo selvaggio, causando finora 300 mila morti ed oltre 2 milioni di profughi, tra orrori senza fine. Proprio gli avvenimenti del Darfur hanno portato il Tribunale penale internazionale de L'Aja ad emettere un mandato di cattura nei confronti del presidente sudanese Omar Al Bashir. E Bashir ha reagito espellendo 13 organizzazioni non governative dal Paese, in maggioranza operanti in Darfur, accusandone gli operatori di essere spie. Ora per risolvere il precipitare del dramma occorrerebbe - secondo Ameerah Haq - che l'Onu trovi immediatamente fondi per avviare una gigantesca distribuzione d'emergenza, poiché la catastrofe appare ormai dietro l'angolo. (R.G.)


La notizia è stata visibile sul sito dell'Ansa stamattina, penso solo per qualche ora. L'ho cercata di nuovo stasera, anche sui siti di altre agenzie di stampa, ma era già scomparsa.
E' grazie al sito di Radio Vaticana che ho felicemente superato il dubbio di soffrire di allucinazioni.

E' una notizia inquietante, certo. Ma la sensibilità dimostrata dai capi di governo di mezza Europa nei confronti dell'Africa, in seguito allo shock subìto per il delitto di leso preservativo, mi conforta molto: la preoccupazione per la salute degli africani è così forte che non riescono a parlare d'altro da giorni. Figurarsi adesso che c'è questa emergenza.
Sono sicuro che arriveranno con lo stesso tempismo dimostrato in quella occasione (bè, con lo stesso magari no, visto che mi sembrano già parecchio in ritardo...), arriveranno dicevo, raffiche di dichiarazioni per tenere viva l'attenzione sul tema, e soprattutto sono sicuro che l'amore per l'Africa e gli africani li avranno già portati a pianificare imponenti operazioni umanitarie da implementare immediatamente, anche con l'ausilio delle forze armate, per impedire l'ennesima catastrofe. Sono sicuro... Certo, sicuro è una parola grossa... Spero... Sarei contento se... Sarebbe bello che...Mi piace immaginare che...Temo che non...



domenica 18 gennaio 2009

Hua Zaichen e Shang Shuyng

Notizia del 15/01/2009 tratta da http://persecutionblog.com

Le autorità governative cinesi hanno negato a Hua Zaichen, 91 anni, gravemente ammalato e vicino alla morte, il permesso di visitare la moglie imprigionata, Shuang Shuyng, 79 anni, anche lei gravemente ammalata.
Voleva incontrarla solo per darle l'ultimo saluto. La replica è stata che la reclusa non potrà lasciare il carcere prima di giorno 8 febbraio 2009, quando scadrà la condanna a due anni. Se il marito, come probabile, dovesse morire prima, potrebbe esserle concesso di vedere il suo corpo per 10 minuti, ma incatenata, ammanettata e con indosso l'uniforme della prigione.
Shuan insieme al figlio, Hua Huiqi, sono stati picchiati, presi a calci mentre erano a terra, feriti ed arrestati da sette agenti di polizia nel gennaio 2007, mentre si trovavano vicini alla zona olimpica di Pechino.
La madre è stata condannata a due anni di prigione, il figlio a sei mesi. Nell'ottobre 2007 quest'ultimo, mentre si trovava agli arresti domiciliari, è stato nuovamente picchiato dalla polizia, sino a dover essere portato in ospedale per aver perso conoscenza più volte.
Il suo delitto: stava leggendo la Bibbia a casa sua, nonostante il pericolo rappresentato dalla polizia che si aggirava intorno.
Questa famiglia sembra essere considerata particolarmente pericolosa dalle autorità cinesi: è una famiglia cristiana.
Pensandoci bene, forse le cosiddette autorità non hanno tutti i torti: persone capaci di resistere a tutto questo (a 80-90 anni, poi) devono incutere un terribile, oscuro timore a chi tenta inutilmente di calpestarne la dignità.
Hanno già visto crollare muri altrove.
Avranno una certa preoccupazione per le muraglie...

sabato 10 gennaio 2009

Medici ed immigrati clandestini

Ricordo di aver letto molti anni fa, di una donna ufficiale medico appartenente all'esercito sovietico, che durante la Seconda Guerra Mondiale, gravemente ferita nel corso di una battaglia con gli Italiani, continuò a curare i feriti nemici (gli Italiani, appunto) fino a quando si accasciò senza vita.
Poi, un pò meno tempo fa, studiando medicina legale all'Università, leggevo con soddisfazione che il medico non era obbligato a presentare il referto all'autorità giudiziaria nel caso in cui ciò avesse comportato conseguenze penali per il paziente autore di reato.
Questo per garantire il diritto alla salute anche degli autori di reato, evitando che la paura di essere arrestati impedisse loro di farsi curare adeguatamente.
Oggi leggo: bisogna sospendere (in Italia, dico, non altrove) le cure agli immigrati clandestini, e trasformare i medici in delatori obbligati a denunciare gli stessi clandestini nel caso in cui richiedano cure.
Devo essermi perso qualcosa in questi anni...