lunedì 24 agosto 2009

Latte pastorizzato

Il mare calmo, l'acqua tiepida, il sole che picchia. Obbligatorio scendere in acqua e farsi una bella nuotata. Dopo poche bracciate, tocco un foglio di plastica bianca. Mi arrabbio. I soliti idioti che gettano cose in mare. Poi lo osservo: ci sono scritte in arabo ed inglese. "Latte pastorizzato".
Forse è stato gettato a mare da qualche nave, ma il sospetto che fosse a bordo di qualche barcone di immigrati mi sembra plausibile.
In ogni caso, ripenso ancora a quello che continua a succedere qualche decina di chilometri al largo, a bambini, donne e uomini in equilibrio su un legno, sospesi sul baratro di centinaia di metri d'acqua.
Quanti di loro sono morti, quanti si portano le ferite di quello che hanno visto e vissuto prima durante e dopo la traversata; quanti ancora moriranno.
Sì, sono clandestini, ed è giusto che l'immigrazione sia un "fenomeno da regolare nella legalità". Ma che pena, per loro e per noi, vedere il ghigno del "senatur" che continua a straparlare di immigrati clandestini da mandare in Vaticano; o i Commissari Europei dire che l'Europa sta "facendo il possibile"; o ancora un procuratore della nostra repubblica costretto dalla legge ad indagare cinque poveri naufraghi eritrei, reduci da guerre ed orrori inimmaginabili, per il reato di immigrazione clandestina. Faranno richiesta di asilo, ovviamente, e si spera tutto finisca lì.
Ma che pena, vedere il popolo più geniale ed imprevedibile del mondo, perché storicamente capace di infiniti livelli di complessità, ridursi piano piano a ragionare miserevolmente in termini di bianco o nero.
E scivolare lentamente, a prescindere dal colore dei suoi governi, dall'opzione per ciò che è morale, all'opzione per ciò che è legale.

3 commenti:

  1. Ma la pena maggiore nasce dal constatare la quasi totale indifferenza in cui tutto ciò quotidianamente continua ad accadere. A sentire i media sembra che siano più importanti il caro-libri o lo stress da rientro. Che pena notare che stiamo diventando incapaci di guardare oltre il nostro naso e di riconoscere in ciascuna di queste creature la nostra stessa umanità.

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  2. @Aliza
    Grazie

    @Myriam
    Proprio bello trovarti qui.Ed assolutamante d'accordo con quello che scrivi.
    Grazie anche a te Myriam.

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