Vita ormai soltanto “biologica”, ho sentito dire oggi... E’ lecito interrompere il flusso di materia ed amore che continua a nutrirti, ho sentito ieri...E tu continui ad addormentarti e svegliarti ogni giorno; le tue palpebre continueranno a nascondere e poi svelare appena, come da una nebbia fitta, un mistero che spaura. Fino a quando la paura verrà uccisa, e il suo cuore arrestato a forza, col tuo. E per placarla, prima che muoia, le bagneranno le labbra insieme alle tue, finché saranno esangui. Cercano la pace, e nessuno sa cosa cerchi tu, e se cerchi ancora. “E’ certo che non soffrirà”, ho sentito oggi.
E chi l’ha detto ha forse letto per tanti anni le stesse parole che ho letto io, gli stessi libri, ha incrociato lacrime e sguardi simili a quelli che io incontro, e fa il mio stesso mestiere. Non c’era scritto da nessuna parte se soffrirai, di questo sono certo, né sulle pagine di carta, né su quelle di carne ed occhi.
Non troveranno la pace, né la troverò io. E non passerà la paura, diventerà pietra.
Cos’altro resta, se non il freddo che penetra le ossa, ed in lontananza un triste biascicare parole stonate (diritti, finalmente, autodeterminazione), senza più senso, né suono.
Già a qualcun altro (per misericordia, dicono) bagnarono le labbra con aceto.
Cos'altro resta...
RispondiEliminaNonsensi, parole, parole, che via via sfumano...echi, reminiscenze...nebbia, desolazione, lacrime...
O un fiore di speranza nel deserto. Solo, ma vivo.
"Tutto è compiuto" disse Colui che ricevette l'aceto, perchè l'Amore aveva fatto il suo corso e stava per portare un grande frutto...
Prendere l'aceto è come accettare la morte causata dall'odio, ma Eluana non è nella condizione di poter accettare, non può neanche reclinare il capo o voltarsi dall'altra parte.
Non può opporsi all'aceto che le viene misericordiosamente offerto...
"Non aprì bocca, come agnello condotto al macello".
Il sacrificio dell'innocente si ripete, per la salvezza del mondo... di quel mondo misericordioso che condanna, ma che non ama, che continua la sua corsa psicotica e che non coglie sullo sfondo la Vita.
Grazie Vincenzo.
Emanuele
Caro Vincenzo, trovo molto belle e toccanti le tue parole, purtroppo in casi come questi, trovo molta difficoltà a prendere una posizione di pensiero che sia professionalmente, eticamente e moralmente quantomeno adeguato. Penso che DIO ha dato e dà all'uomo la capacità intellettiva che diventa scienza, per poter migliorare la propria esistenza, e tal proposito faccio una sciocca riflessione, ma se l'uomo non fosse stato ancora in grado di costruire ad oggi un sondino nasogastrico cosa sarebbe accaduto! Ecco il confine! Il limite! Quindi si inervenie su ciò che era stato già disegnato o su qualcosa che deve essere ancora completato! Caro Vincenzo penso anche, che l'amore di una madre e di un padre verso il proprio figlio/a, verso il sangue del suo sangue sia la dimostrazione dell' ..."amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi stessi ...". Ma allora mi chiedo c'è amore nel perpetrare all'infinito un dolore enorme senza la possibilità di una elaborazione che potrebbe darti soltanto un pò di serenità, e magari ricordare solo quel bel sorriso? Caro Vincenzo come vedi non ho certezze, e di conseguenza non so prendere una decisione, ma solo dubbi.
RispondiEliminaCiao
Anche un orologio fermo segna l'ora esatta due volte al giorno. (H. Hesse)
È triste oggi dover commentare una tragedia così immane e, forse, sarebbe meglio stare in sommesso silenzio proprio ora (sento in TV) che ricorre il compleanno. Tuttavia, nel ribadire il mio disaccordo con la scelta di vita (o forse di morte) fatta da Eluana – così dicono-, rappresentata dal suo tutore ed accertata dai giudici, non posso non esprimere altrettanto disaccordo con chi vola al di sopra degli altri biasimando chi chi non è della stessa opinione. Certo, è comprensibile quanto sia difficile controllare questa pulsione di “divinità” che ognuno di noi, più o meno inconsciamente, porta dentro di sé, in quanto uomo! Ma allora, se proprio non ci riusciamo, chiediamoci perché Eluana si trova in quella condizione, per quale volontà? Il discorso è destinato a complicarsi. Sarebbe il caso, nel considerare il biascicare di parole come “diritti” o “autodeterminazione”, talvolta ritenute prive di senso e di suono, di riflettere come la nostra stessa sopravvivenza, la nostra esistenza e la nostra vita si fondano su quelle stesse parole. E, principalmente, anche la nostra religione! Forse non ce ne accorgiamo perché a livello individuale lo facciamo quotidianamente, ci autodeterminiamo quando scegliamo di amare una persona per sempre, ci autodeterminiamo quando scegliamo di svolgere una determinata professione, ci autodeterminiamo quando scegliamo di avere dei figli, cosi come ci autodeterminiamo nello scegliere come reagire agli eventi della vita e, di sicuro, lo possiamo fare perché ce ne viene riconosciuto il diritto. Non potrei scrivere questi commenti se non fosse così. Che poi si discuta sul quanto la nostra autodeterminazione sia veramente tale a livello sovra- individuale o sociale, quanto essa dipenda dall’autodeterminazione degli altri, è meglio leggere le opere di qualche sociologo. Piuttosto dovremmo essere intransigenti sul metodo utilizzato per far sì che quelle parole abbiano un significato veramente condivisibile. Non è una questione di valore della scelta ma è una questione di valore della responsabilità, di valore della spiegazione che sorregge la scelta. Dovremmo adoperarci con tutte le energie di cui disponiamo per spiegare agli altri la bontà del nostro convincimento e della nostra opinione così come dovremmo esigere dagli altri lo stesso rigore, per così dire, deterministico nel convincere noi della loro: poi sarà la dialettica intersoggettiva della vita e delle relazioni sociali, che una volta vedrà prevalere una posizione e un’altra volta l’altra. Per fortuna la società civile ha codificato questa dialettica nel principio democratico, che non è un valore in sé, ma è il mezzo che si approssima meglio alla realizzazione dei valori individuali e, soprattutto, civili e sociali che ogni società ha elaborato nei millenni.
RispondiEliminaNon credo esista qualcuno, singolo, depositario della conoscenza scientifica perfetta o della convinzione religiosa perfetta , ma solo qualcuno con “approssimazioni” migliori alla verità che, logicamente, è in grado di giustificare e spiegare meglio degli altri. Ognuno di noi dispone (o per fede o per cultura) di indizi circa la via, (la verità e la vita) giusta da seguire e, se ne è convinto, deve proporli agli altri con forza e determinazione ma non può loro imporli individualmente altrimenti varrebbe la legge del più forte(già superata , ma non eliminata, da un pezzo). Esiste, piuttosto, la comunità scientifica che generalmente condivide una approssimazione migliore ad un certo tipo di conoscenza, esiste una società, quale entità sovra-individuale, che persegue i suoi scopi, ritenuti approssimativamente migliori, codifica le sue leggi al di là della volontà dei suoi membri considerati individualmente o, ancora, esiste una chiesa religiosa che indica una approssimazione migliore della via che dal profano sale fino al sacro: sono queste Istituzioni che garantiscono tutti, sono esse che mantengono l’ordine sociale anche quando esso sembra caotico, quando sembra costantemente instabile quasi spinto da perenni forze centrifughe! Ciononostante non ci è preclusa la possibilità di addivenire ad approssimazioni ulteriori, siano esse scientifiche, culturali , giuridiche o religiose, che superano le precedenti. Così, in fondo, la pensava anche un Tizio qualche millennio fa: “vi è stato detto… ma io vi dico”! Lo stesso Tizio non ha sentenziato contro coloro che gli bagnarono le labbra con l’aceto ma anzi disse “perdona loro perché ….”. Dialogare con chi la pensa come noi è facile, anche i farisei lo fanno!; amare chi ci ama lo è altrettanto …. Ma rinunciare alle nostre idee per la vita degli altri o per la libertà degli altri, pur convinti di essere nel giusto, è cosa assai più difficile, rinunciare poi alla nostra ricchezza (in senso olistico), mettersi in discussione, è quasi impossibile. Eh sì, forse è proprio vero che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago!!!! Eppure qualcuno l’ha fatto: l’ha fatto Abramo quando gli è stato chiesto di immolare Isacco, l’hanno fatto gli apostoli quando è stato loro chiesto di lasciare tutto quello che avevano e seguire uno sconosciuto, l’ha fatto Cristo quando …
Cosa vuol dire tutto ciò? Vuol dire che oggi dovremmo rattristarci perché la nostra società, il nostro ordinamento giuridico, la nostra scienza o la nostra religione, non sono riusciti a guidarci nel perseguire il convincimento che il valore della vita sia di per sé indisponibile , non sono riusciti a darci una spiegazione convincente del rifiuto dell’ipotesi contraria, ma dobbiamo al contempo essere loro grati perché ci danno l’occasione di rispettare la scelta libera ed autodeterminata dell’uomo così come ha fatto il Tizio di prima., Soprattutto, ci danno modo di riflettere che c’è ancora tanto lavoro da fare, per cui, animati di buona volontà, dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare. È difficile, ma se non permettiamo che le nostre idee siano autoreferenziali, e se orientiamo la nostra vita in senso altero-centrico anziché ego-centrico, forse possiamo farcela. Ho sentito dire di alcuni che credono che l’individuo debba inchinarsi davanti allo Stato; altri, al contrario, vedono lo Stato inchinarsi davanti all’individuo; io propendo per questa seconda ipotesi ma penso anche che la Società sia indipendente dal singolo individuo . Tuttavia di una cosa sono certo: l’Individuo deve inchinarsi davanti all’altro individuo. È questo il vero senso–limite della libertà di autodeterminazione. Come l’uomo civile dice “non condivido una sola parola di quello che dici, ma darei la vita affinché tu possa dirla” così l’uomo religioso, forse, dovrebbe poter dire “ brucerei all’inferno per l’eternità se ciò ti servisse per essere beato in eterno”.
Forse Eluana e, con lei, tanti altri sono già parte di un certo disegno scientifico, socio-culturale o religioso di cui noi non percepiamo bene i confini, ma paradossalmente la loro voce, nella loro condizione vegetativa permanente, è più chiara e nitida di prima, comunque la si voglia interpretare. Sia in senso prettamente soggettivo per il rispetto della loro volontà, sia in senso oggettivo proprio per il dibattito che ne consegue. Di questo non posso e non possiamo non esserne, quasi cinicamente, contenti. Chissà, sarà proprio vero che “la pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo”?…
25/11/08
massimo
Avevo otto o nove anni. Non di più. Eppure ricordo benissimo quel momento e soprattutto lo scatenarsi di quei sentimenti che, oggi, voglio raccontare brevemente perché vi trovo una connessione con quanto si discute in questo blog.
RispondiEliminaEra una giornata fredda ed io ero andata con i miei genitori a raccogliere funghi; nel passaggio da un campo all’altro della mia divertita ricerca, mi ritrovai completamente circondata da arbusti alti quanto me e, soprattutto, spinosi. La mia prima reazione fu quella ‘normale’, ossia difendermi e colpire le piante per poi schiacciarle con vigore sotto i piedi: in questo modo il mio cammino non era più intralciato e non rischiavo di farmi male o di rovinare i miei vestiti. Ma, con mia grande e poi preoccupata sorpresa, questa mia ‘normalità’ ebbe brevissima durata, perché, improvviso, un pensiero riempì la mia mente, rendendomi quasi impotente nel continuare quella strategia di difesa (o di attacco?): stavo eliminando un vegetale che, in quanto tale, non poteva difendersi né a fatti né a parole. Ma se quell’essere esisteva, se qualcuno aveva deciso di metterlo lì dove era e di affidargli un compito (sebbene piuttosto complicato da scoprire a primo acchito) beh, doveva pur avere un senso!
Non saprei ancora oggi definire cosa sia scattato nella mente di quella bambina che ero, ma all’improvviso mi avvicinai a quelle stesse piante e con delicatezza le sistemai fra le mie braccia come a consolarle di quanto avevano dovuto subire in passato e di quanto ancora avrebbero dovuto subire in futuro. Per dirla tutta, in quello che feci, non fu solo il mio corpo a muoversi, ma usai anche le parole, a voce alta, per dire che mi dispiaceva per loro, che per me erano importanti e che volevo loro bene!
In quell’istante sentii di avere qualcosa di strano, di essere forse pazza, perché a nessuno poteva venire in mente un’idea del genere, tanto che non mi feci scorgere dal resto della famiglia!!!
Era da tanto che non ripensavo a quel giorno, anche se, in passato, il rivedere un campo pieno di spine mi ha sempre strappato un sorriso di tenerezza per quei sentimenti provati all’improvviso.
Quei sentimenti che ancora oggi , che sono coetanea di una donna ‘senza parole e senza corpo’, non so come definire!
All’animismo comune a molti bambini, devono essersi intrecciati, inconsciamente e precocemente, la voglia di mettersi nei panni dell’altro, l’improvviso quanto profondo senso di compassione e di pietà , la rabbia e la voglia di mettere in discussione la ‘normalità’ dei comportamenti .
Da questo miscuglio incredibile di emozioni provate quel giorno deve essere scaturita con forza e vigore una forma estrema di rispetto per la vita tout court.
Trenta anni fa, in quegli arbusti, senza rendermene conto, io avevo visto altro.
Clara
INFINITO
RispondiEliminaResto spesso solo con i ricordi di una vita di un suono di parole lette e cantate a volte mai vissute.
Resto spesso solo con le speranze mai rubate con i giorni rubati a vite ostili e venerate.
Resto spesso solo inchiodato a sogni quotidiani spezzati dal quotidiano.
E mai nessuno a condividerli con me pienamente a vivere insieme a me lo stesso dolore pienamente: perchè se cosi fosse
Quante cose forse capirei di me e degli altri. Quante cose forse capiresti di te e degli altri.
E forse mai nessuno mi impedirebbe di sperare veramente come voglio cosa voglio.
...Ma forse dovrei essere infinito dovresti essere infinito perchè solo da infinito capirei ciò che è solo da infinito capiresti ciò che sono.
Giuseppe.
Per Massimo: La lungaggine del tuo commento intralcia la voglia di leggerlo.
RispondiEliminaConcordo che l'autodeterminazione sia un bene per cui dobbiamo batterci.
E' facile tirare in ballo Eluana (ora non si esprime!),ma quando c'era Welby, ben capace di intendere volere e autodeterminarsi, non potevate fare tutti questi bei giri di parole in difesa della vita e dovevate guardare in faccia la realtà.
Mi stupisco che un medico e pure psichiatra trovi mille appigli per non accettare onestamente il fatto che quando un uomo giunge al limite della sofferenza abbia BISOGNO di morire, lo chieda e si aspetti un atto di UMANITA' da parte dei suoi simili.
Lo fanno i veterinari con gli animali e non sono degli assassini.
Giò
E' passato un mese dal mio primo post, e non sono mai intervenuto pubblicamente sui commenti che si sono succeduti perchè trovo bello che ognuno abbia potuto esprimersi liberamente, e non volevo interferire in alcun modo sulla rispettosa opinione di ognuno. Oggi però mi sento in qualche modo tenuto a scrivere qualcosa, visto che sono stato tirato in ballo personalmente.
RispondiEliminaIntanto grazie ad ognuno di voi, perchè il solo fatto di essere passati da queste parti ed aver lasciato traccia del vostro passaggio, su una storia così difficile, mi fa sentire grato.
Con qualcuno abbiamo approfondito per email vissuti e pensieri, in modo a volte vivace ma spero arricchente per entrambi.
Ad Emanuele, Massimo, Alessandro e Clara voglio dire che ho ugualmente apprezzato la sensibilità, la passione e la delicatezza con cui hanno espresso, pur arrivando a conclusioni diverse, il loro pensiero e soprattutto, insisto, il loro esserci.
A Giuseppe (molto belli i tuoi versi) dico che penso ci sia da essere contenti di non essere infiniti, e penso che nessuno (al mondo, almeno) possa avere la presunzione di capirti/mi pienamente. Certo non mi sembra poco che qualcuno possa invece scegliere di fare un pezzo di strada con te/me, e magari quando la stanchezza, la sofferenza e la disperazione può farmi/ti sperare qualcosa di tremendo, si possa condividere il dolore e mi/ti si possa chiedere con chiarezza, rispetto e passione, "non farlo perchè non sei infinito", e magari anche "non farlo perchè quello che fai non riguarda solo te e non ha conseguenze solo su di te".
A nessuno può essere impedito di sperare come vuole e quello che vuole, ma non tutte le cose che si sperano è augurabile che si mettano in pratica, e non tutte la cose che si sperano è detto che continuino a sperarsi nel tempo.
A Giò (leggendoti, qualcosa, “di pancia”, mi dice che non è la prima volta che ci incrociamo, ma se non è così scusami.), debbo, insieme ad un benvenuto speciale, perché chi la pensa in maniera così fieramente ed appassionatamente diversa da me non può che essere accolto con una cordialità speciale, una risposta sul tema della mia onestà intellettuale e della mia umanità.
Ti infastidiscono quelli che chiami bei giri di parole in difesa della vita. In effetti c’è chi predilige brutti giri di parole in difesa della morte. Questione di preferenze.
Ti stupisci del fatto che un medico (e pure psichiatra!), nella fattispecie io, senta e pensi in modo diverso dal tuo, e lasci trasparire dubbi sulla sua onestà intellettuale e perfino sulla sua umanità, visto che non accetta che ci si dovrebbe comportare nei confronti degli esseri umani gravemente ammalati più o meno allo stesso modo di un buon veterinario con gli animali.
Certo mi conforta il fatto che credi utile battersi per l’autodeterminazione, e quindi, ne sono certo, anche per la mia autodeterminazione ad essere totalmente diverso da come tu vorresti “determinarmi”, senza per questo che la mia onestà intellettuale e la mia umanità vengano messe in discussione.
Buon anno a ciascuno di voi, con stima e gratitudine, ed a tutti coloro che passeranno da queste parti.
In effetti sono arrabbiatissima con la paura dell'uomo di confrontarsi con la volontà di un suo simile.
RispondiEliminaLa nostra -mi ci metto anch'io dentro perchè nella testa passano mille pensieri a seconda del momemnto- visione poetica, le nostre dolci parole in difesa della vita (degli altri) a tutti i costi stanno di fatto impedendo che migliaia di persone nel mondo trovino un aiuto, un'uscita dalla disperazione e questo, cari signori, significa che stiamo girando le spalle ai nostri simili. Qui c'è una grande crudeltà, rendiamocene conto.
La Natura è indifferente all'essere umano, ma non l'uomo verso ogni cosa che lo circonda.
L'uomo sa discernere ed in questo dobbiamo avere fiducia. Dobbiamo crederci ed iniziare pure noi a discernere, specie sulle cose davvero importanti.
Quanti accendini ci sono nelle tasche degli abitanti del pianeta? Eppure la Terra non sta andando a fuoco.
Ed in più sarebbe un atto sanitario. Non ci fidiamo dei medici? Dei rianimatori?
Non ci siamo mai incrociati Vincenzo, ma anch'io lavoro in ambito sanitario e sono molto delusa che la categoria medica ed infermieristica siano così indifferenti agli estremi dolori dell'uomo e non levino alcuna voce.
Stanne certo: se tu volessi vivere in ogni modo, sempre e comunque, ed esprimessi questa volontà, io e altri difenderemmo la tua decisione sino in fondo. Ci puoi contare.
Buon anno.
Giò
@ Giò
RispondiElimina"Qui c'è una grande crudeltà": come punto di partenza non è male. Prova a non fermarti, ed a cercare cosa voglia dire "qui", magari senza escludere a priori te stessa dal campo di ricerca.
Buon viaggio...