domenica 17 maggio 2009

Caronte in galera ed i clandestini annegati

Un pò di anni fa, una consulenza psichiatrica presso la casa circondariale. I colleghi mi inviano un extracomunitario sulla trentina, che riferisce allucinazioni uditive e deflessione del tono dell'umore.
Appena fa il suo ingresso in infermeria noto il suo sguardo, lucidamente disperato, ed un sorriso stolido, piatto, inespressivo.
Un altro detenuto, suo connazionale, mi aiuta alla meno peggio con la traduzione dall'arabo.
E' in carcere per essere stato identificato come lo scafista responsabile della morte di diversi immigrati clandestini: li ha costretti a buttarsi in mare ancora lontano dalla costa, abbandonandoli a sè stessi. Aveva fretta di scappare e tornare indietro. Nessuna pietà, tanti bei soldini guadagnati. Solo che poi gli è andata male, e lo hanno preso.
Adesso è tormentato dalle voci delle sue vittime, notte e giorno.
In testa continuano a rimbalzarmi, mentre lui parla, idee importanti come
epochè (sospensione del giudizio), empatia, relazione terapeutica.
Dalla pancia continuano a salire sensazioni forti di malessere, nausea, ed una specie di sottile vertigine.
Non sono di stomaco delicato: ho fatto questo mestiere nelle sue declinazioni più dure, ed ho visto e vissuto tante di quelle cose cose da non impressionarmi pressochè per nulla.
Questa volta però non riesco a prolungare la visita oltre lo stretto necessario richiesto dalla deontologia. Imposto una terapia farmacologica che fa al caso suo, raccomando per iscritto che venga sottoposto a sorveglianza per prevenire gesti insani, lo saluto, mi giro dall'altra parte, e chiedo che lo riportino in cella.
Ho bisogno di respirare aria pulita per un pò, prima di riuscire a mormorare una preghiera per lui, e per le creature senza nome che giacciono per sempre in fondo a quello stesso mare in cui vado a farmi i bagni d'estate.
Non l'ho più rivisto.

8 commenti:

  1. terribile ed impressiomante...buona domenica A

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  2. L'episodio, che hai riportato con la solita efficacia, offre degli amari spunti di riflessione.

    I migranti, gente infelice e disperata, muoiono, andando alla ricerca di un minimo di appiglio per sopravvivere verso una terra che rappresenta il miraggio di una vita sostenibile.

    Gli scafisti, lupi verso i propri simili...

    E noi, la cosiddetta società civile, dove siamo in realtà? Che cosa facciamo per impedire o limitare il verificarsi di tragedie come queste?

    Abbiamo dimenticato che, in un passato neanche troppo lontano, siamo stati anche noi un popolo di migranti?

    Buona domenica, Vince.

    Un bacione.
    annarita

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  3. @Aliza
    Grazie, buona domenica anche a te.

    @Annarita
    Tema di una complessità indicibile. Dove siamo noi? Non lo so. Di sicuro troppi vivono di stenti, o muoiono. Tanto c'è la Caritas.
    Buona domenica a te, cara Annarita.

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  4. Chissà perchè si pensa che fare una determinata professione sia semplice solo per il fatto di averla scelta , cercata , fortemente voluta e abbracciata!
    Non sempre infatti i non addetti ai lavori si ricordano che siamo (mi includo anch'io, anche se lavoro come terapista e mi occupo di disabilità motoria e psicomotoria)e anche noi abbiamo un cuore e un'anima...
    Capisco il tuo malessere e lo stato d'animo che ti ha accompagnato mentre incontravi quella persona e io , proprio in questi giorni m'interrogo sulla parola "Compassione".
    Forse hai ragione tu, in certi casi possiamo solo mormorare una preghiera...
    Miriam

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  5. @Miriam
    Dopo aver, in ogni caso e a prescindere dallo stato d'animo, fatto il nostro lavoro, però.
    A volte "compassione" può non essere così diverso da "professionalità": se non riesci a provare compassione e rimani professionale, forse sei stato compassionevole senza "sentirlo". Ho imparato a pensare questo, e spero che abbia un qualche fondamento.
    Ogni bene, Miriam.

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  6. Il tuo pensiero è di grande fondamento!!!
    C'è ancora tanto da riflettere...
    Un caro saluto
    Miriam

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  7. La situazione è caotica perché ciascuno dice la sua senza mai giungere ad una soluzione efficace.
    Per quanto mi riguarda il mio approccio ai problemi è sempre il bottom-up: perché esistono i migranti in queste condizioni?

    Alla risposta a questa domanda seguono proposte politiche, economiche, piani e progetti per annullare la sorgente del problema. Teoricamente tutti dovrebbero poter prendere i mezzi convenzionali e regolari per cambiare paese nonché non dovrebbe avere tutta questa voglia di abbandonare il luogo di nascita.
    I migranti si accolgono, se son brava gente restano, gli altri che vengono cos' per delinquere li si spedisce indietro ma se si vuole veramente risolvere il problema bisogna andare alla sorgente.

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  8. @Miriam
    Un caro saluto a te, Miriam.

    @Hayalel
    Caro Hayalel, so che in quello che dici vi sono delle cose condivisibili in linea di principio, e però mi piace "provocarti" partendo dalle tue ultime tre parole, "andare alla sorgente". Lo faccio con questo link:
    http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=1474
    Buona lettura, se ti va, e buona giornata.

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