mercoledì 26 ottobre 2011

Non gratto e vinco

Ho un conto corrente alle poste. 
Le poste sono un posto familiare: gli anziani ci vanno a riscuotere la pensione, i disoccupati l'indennità di disoccupazione, chi vuole fare un investimento sicuro, magari per i nipotini, va alle poste. Ci si incontra, ci si scontra, si litiga, si passano le ore. Ad aspettare, in genere.
Le poste, per lo più, sono frequentate da gente semplice; preferibilmente povera o appena su di lì.
L'impiegato allo sportello, quando non ci litighi, è una persona fidata: ti consiglia le cose da fare, ti sorride, ti dà una mano a compilare i moduli. Anche lui, uno di famiglia.
Sono stato alle poste oggi.
Ovviamente ci sono i semafori adesso: prendi il numerino, e quando il tuo numero diventa verde sul semaforo è il tuo turno. Fico.
Sono scomparsi gli impiegati, però. Non li trovo più. Agli sportelli, semisorridenti, ci sono tanti omini del semaforo, seminascosti dalle loro cianfrusaglie. Ci sono gli occhiali da lettura a 9 euro e novanta, c'è il telefonino delle poste a 79 euro, ci sono le schede telefoniche, ci sono i libri... Tante belle cose...
Lo vuole un gratta e vinci? Osservo meglio, e vedo tanti bei cartoncini colorati da grattare per vincere. Da cinque o dieci euro ognuno. Non meno. Roba per gli anziani, per gli immigrati, per le persone fragili, per quelli che alle poste si sentono al sicuro. Soprattutto in tempi di crisi economica.
Persone che somigliano tanto a quelle che mi capita di vedere al lavoro, malate di gioco d'azzardo patologico, che cercano una cura ed un aiuto quando spesso i danni non sono più tanto riparabili: debiti smisurati, usurai, a volte perfino case costruite con i sacrifici di una vita...tutto sfumato grazie ad una grattatina che fa tanto venire voglia di un'altra grattatina.
Mi girano. Non gratto e vinco.
Avevo un conto corrente alle poste.

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