domenica 8 novembre 2009

A proposito di sofferenza ed empatia...

Ascoltato oggi, da un sacerdote di cui non conosco il nome: "le nostre lacrime a volte sono il collirio che ci fa vedere meglio quelle degli altri".
Non male, direi... 

domenica 1 novembre 2009

Natuzza

Ho letto poco fa che è morta da qualche ora. Nell'articolo online tante parole messe tra virgolette, "miracoli", "parlava" con la Madonna, "mistica di Paravati".
Giusta, forse, tanta prudenza. Eppure l'eloquenza dei fatti che le succedevano resta tutta, virgolette  o no.
Testimoniata da un numero impressionante di persone, oltre che da medici, antropologi ed esperti vari.
Da curioso di mistica, da dilettante di antropologia e da medico,  ho letto e visto  diverse cose su di lei, negli ultimi venti anni. Pur non avendola mai incontrata, le ho portato da lontano un affetto ed una gratitudine profondi, perché è attraverso lo studio dei fenomeni che hanno riguardato lei e prima ancora San Pio da Pietrelcina, che ho "dovuto" prendere atto,  per coerenza con quanto andavo apprendendo e non senza disappunto e resistenze, che non solo la fede non si oppone alla scienza, ma che entrambe si dànno senso e dignità reciprocamente.
E' andata via proprio oggi, Natuzza, all'alba del giorno della festa di Tutti i Santi.
Questo mi fa pensare, con un sorriso, che Dio non ha bisogno di mettere tra virgolette quello che pensa.








sabato 31 ottobre 2009

Un ponte sul baratro che separa il nostro progresso scientifico da quello morale

Dobbiamo lavorare con passione e in modo infaticabile alla costruzione di un ponte sul baratro che separa il nostro progresso scientifico da quello morale. Uno dei grandi problemi dell'umanità è che soffriamo di una povertà dello spirito che è in palese contrasto con la nostra abbondanza scientifica e tecnologica. Più ci arricchiamo materialmente, più ci impoveriamo moralmente e spiritualmente.
Ogni uomo vive in due regni, quello interno e quello esterno. Quello interno è il regno dei fini spirituali espressi in arte, letteratura, morale e religione.
Quello esterno è dato dall'insieme di congegni, tecniche, meccanismi e strumenti mediante i quali viviamo. Il nostro problema oggi è che abbiamo consentito al nostro interno di perdersi nell'esterno. Abbiamo consentito ai mezzi con cui viviamo di far scomparire i fini per cui viviamo.

Martin Luther King

martedì 27 ottobre 2009

Di zombie, vampiri, satanassi vari e della cara vecchia festa dei morti

Halloween rosso sangue: al cinema vince la paura. Così un articolo su Repubblica. Pare che nei cinema stiano furoreggiando zombie, vampiri, ed attività paranormali.
Sarà che ho superato da qualche tempo i quaranta; sarà che questa roba non mi ha mai entusiasmato; sarà che pur essendo amante del mondo anglosassone, se potessi fonderei una scuola di resistenza per la protezione della cultura latina e mediterranea, ormai in via di estinzione come e più dei panda.
Fatto sta che più parlano di questa festa, e più mi tornano alla memoria i giorni in cui al posto di mostri, zombie, paranormale, streghe, si parlava molto semplicemente, senza parossismi di sapore vagamente isterico, di morti e di santi.
E la festa dei morti era per noi bambini siciliani di un tempo l'unica occasione dell'anno in cui ci si risvegliava e si trovavano regali sparsi per il salotto, insieme ai dolci di marzapane (altro che dolcetto o scherzetto: quelli erano e sono dolci che non si scherza), che coloravano di allegria e sapore una mattina speciale.
Mattina speciale che seguiva una notte speciale, trascorsa immaginando i propri cari morti che si danno da fare per scegliere i regali e portarli a casa in modi misteriosi, che stimolavano la fantasia e, soprattutto, eccitavano la riconoscenza nei loro confronti e dilatavano l'affetto, aprendo il cuore alla  preghiera ("L'eterno riposo dona loro o Signore...") ed alla accettazione serena della morte come un passaggio naturale della vita, che conduce verso luoghi migliori, dove il dono è cifra di relazione autentica e di festa per tutti.
Sono riconoscente alla vita, ai miei antenati, alla cultura e alla saggezza che è stata tramandata nei secoli sino a lambire la mia esistenza e ad impregnarla di significati antichi e sempre nuovi insieme.
Provo a continuare il giro con i miei figli, ma tenere a bada zombie, streghe, satanassi vari, non è semplice. Per fortuna continuano ad esserci i miei cari morti a darmi una mano: sinora infatti pare che, miracolosamente, i miei pargoli non abbiano subìto più di tanto il fascino dell'esoterico...
Così, quando si sveglieranno eccitati e correranno in salotto come ogni anno, tra giochi più o meno tradizionali e dolci più o meno genuini,  al massimo, se proprio non se ne può fare a meno, come concessione al "nuovo che avanza" troveranno una zucca...

lunedì 5 ottobre 2009

Biotestamento suicidario

In questo post di alcuni mesi fa ho prospettato, temendole, eventualità che sarebbero sembrate impossibili in un paese civile. Invece erano già successe due anni fa, in Inghilterra: una ragazza inglese di 26 anni, affetta da una grave forma di depressione  e che aveva tentato il suicidio già nove volte, ha fatto il suo bel testamento biologico, ha preso del veleno, poi ha chiamato un'autoambulanza.
E' stata trasportata in ospedale, dove pare abbia riaffermato la volontà suicidaria,  ed ha agonizzato per quattro giorni prima di morire: i medici non hanno alzato un dito per strapparla alla morte, perché "sapeva cosa stava facendo e aveva la capacità mentale di rifiutare le cure". Nei giorni scorsi c'è stata un'udienza che si è conclusa con il coroner che ha definito una scelta saggia quella dei medici inglesi, perché salvare la donna contro il suo consenso "sarebbe stato illegale".
"Sapeva cosa stava facendo" e "aveva la capacità mentale di rifiutare le cure", detto di una persona che  tenta nove volte il suicidio, che ha stilato un testamento biologico suicidario, che è gravemente depressa, che dopo aver ingerito il veleno chiama l'ambulanza (presumibilmente perché ha cambiato idea rispetto al suicidio), che appena arrivata in ospedale riafferma di voler morire,  è, diciamo così, leggermente temerario, dal punto di vista della scienza medica e della psichiatria in particolare.
Ma mi sembra vada da sé che "conquiste umanitarie" come il diritto di morire siano reclamate a gran voce dagli uomini illuminati in nome della scienza e dell'umanità, nello stesso momento in cui, scienza e umanità, le calpestano entrambe senza scrupoli.

Fonti della notizia: Avvenire del 03/10/2009, La Stampa del 02/10/2009

venerdì 25 settembre 2009

Cocaina e decision making

Una ricerca pubblicata su Nida notes (la rivista pubblicata dall'autorevolissimo National Institute on Drug Abuse, Bethesda, Stati Uniti), ha dimostrato come la cocaina danneggi un circuito neurale molto importante, che collega la corteccia orbitofrontale con l'amigdala basolaterale.
La corteccia orbitofrontale, in particolare, è una importante struttura facente parte della zona più recente, in termini evolutivi, del cervello, ed è  coinvolta nei processi di decision making, cioè nel prendere decisioni. Per la precisione, è coinvolta nell'evitare comportamenti le cui conseguenze si prevedono negative, o nell'entrare in azione per raggiungere un risultato desiderato.
Secondo il dott. George Schoenbaum, la ricerca, condotta sui ratti esposti a cocaina, può spiegare perché i cocainomani abbiano difficoltà ad evitare le terribili conseguenze dell'abuso della sostanza, con relazioni che falliscono, famiglie che si separano, fallimenti finanziari, problemi legali, condotte criminali, e cosi' via.
La cocaina sembra sconvolgere l'abilità di elaborazione delle informazioni del circuito neuronale di apprendimento descritto, impedendo sia agli animali esposti che alle persone che la assumono di imparare dalle esperienze negative e modificare il proprio comportamento adattandolo ai cambiamenti ambientali.
E' cosi' che si rischia di restare imprigionati in pattern autodistruttivi, incapaci di evitare l'accumularsi implacabile di disastri personali.

domenica 20 settembre 2009

mercoledì 16 settembre 2009

Frecce tricolori









Domenica scorsa, poco dopo le 17, festa dell'addio all'estate a Marina di Ragusa. Le spiagge, le strade, il porto turistico, pieni all'inverosimile di gente con il naso all'insù.
L'arrivo delle frecce tricolori, e poi le incredibili evoluzioni, e soprattutto quel verde bianco e rosso disegnato nell'aria, danno sensazioni che non mi sarei aspettato di provare. Non sono per nulla propenso alla retorica, anzi mi dà piuttosto sui nervi.
Ma le emozioni che ho provato, in contrasto stridente con la tristezza di poco prima, quando la televisione vomitava i proclami di secessione dei neocelti del Po, mi hanno restituito per un pò l'orgoglio mite, un pò commosso, di essere, e sentirmi, italiano.

sabato 12 settembre 2009

L'incubo di Fortaleza

Che succede nella testa di un uomo che all'improvviso si vede mettere le manette da un polizia straniera mentre gioca felice in piscina con sua figlia, sotto gli occhi divertiti della moglie e di decine di altre persone?
Che succede quando capisce che lo stanno accusando di violare quanto ha di più caro al mondo? Che succede quando tutto quello che sino ad un secondo prima era scontato (la spontaneità e la purezza dei gesti affettuosi, la propria onorabilità, la tranquillità e la riservatezza della propria vita individuale e familiare, la libertà personale e della propria famiglia) viene scosso sin nelle sue fondamenta, e non resta più niente su cui far dimorare il proprio equilibrio psicologico?
Che succede nella testa di una bambina di otto anni che vede portare via il papà all'improvviso, e vede farsi domande strane da gentili sconosciuti? Come le avranno spiegato perchè papà era in galera? Non è stata offesa la sua infanzia in questo modo, introducendo nella sua vita un argomento di estrema perversione senza che probabilmente ne avesse mai sentito parlare?
Che succede nella testa di una donna che assiste impotente ad un uragano che si abbatte sul marito e sulla figlia, e che per giorni e giorni non viene creduta quando tenta di spiegare che le cose non stanno come gli altri vogliono far credere?
Succederà qualcosa nella testa di chi ha provocato e gestito in modo così rozzo e maldestro tutto questo?

domenica 6 settembre 2009

Boffo, Feltri, ed il metamessaggio

Qual è il subdolo metamessaggio che sta dietro il disgustoso attacco del Giornale a Dino Boffo?
Al di là dei personaggi e dei fatti, dei retrosccena e delle conseguenze, qual è il metamessaggio?
Continuo a domandarmelo da qualche giorno, perchè questa vicenda mi pare molto più grave ed insidiosa di quanto possa sembrare (e di suo lo sembra già parecchio).
Penso di poterlo sintetizzare così: se hai una morale e c'è anche solo il sospetto (o la diceria, o la calunnia) che tu abbia trasgredito almeno una volta nella vita, non ti è più lecito difendere quella morale.
Sei un supermoralista ipocrita, un vero sepolcro imbiancato.
Attenzione: non solo non ti è lecito giudicare alcuno (questo mi sembra giusto sempre), non ti è permesso neanche di dire o scrivere che trovi un comportamento giusto o sbagliato.
Ora, questo significa pretendere di chiudere la bocca a tutti.
Che lo faccia gente come Feltri e compagni, mi nausea ma non mi sorprende più di tanto.
La cosa che invece mi ha fatto cadere le braccia, è vedere anche alcuni intellettuali cattolici dare una solidarietà tiepida e condizionata alla vittima di questa storia, tipo "io sono solidale purchè quello di cui sei accusato non sia vero". Una solidarietà, insomma, di cui uno nel momento del bisogno farebbe tranquillamente a meno. Per non parlare di tanti commenti, da parte di gente comune, di condanna pregiudiziale e di giudizio impietoso. Sono segni che mi fanno sospettare che il metamessaggio sia andato a segno anche in persone che dovrebbero esserne immuni.
Segni che mi fanno pensare che una categoria di censori stia andando per la maggiore, fatta di moralisti amorali che pretendono di ridurre al silenzio chiunque continui a porre e porsi interrogativi sul bene e sul male. E pare trovino complici in quei devoti benpensanti, che scambiano tragicamente la più scandalosa scuola di misericordia mai conosciuta al mondo, per una setta di fustigatori bigotti e di farisei incatenati alla legge.
A pensarci proprio bene, però, niente di nuovo, da duemila anni a questa parte...