Sembra che per i giudici della Lombardia il diritto all'autodeterminazione sia un diritto "assoluto".
Che non va commisurato a nessun altro principio giuridico elaborato nei secoli dal diritto italiano, come ad esempio quello della "indisponibilità della vita" (cfr l'ottimo articolo di D'Agostino ).
E' un diritto assoluto, quindi, anche se obbliga altri a "suicidare" il fruitore, o presunto tale.
Non c'è traccia, in questo distillato di saggezza giuridica ed umana, del diritto degli altri (leggasi medici, personale sanitario, amministratori del SSN, politici) di trovare tutto questo sbagliato e di rifiutarsi di metterlo in atto.
Sarà...
Allora io mi autodenuncio. Devo fare la seguente confessione: ho fatto cambiare idea ad un pò di persone che volevano suicidarsi. Qualcuna di queste, ricorrendo i requisiti di legge, penso di averla pure fatta ricoverare in Trattamento Sanitario Obbligatorio. Sì, ho usato delle pressioni che andavano contro un diritto "assoluto". Dopo queste pressioni, che mi rendo conto in qualche modo potevano pure essere vissute da chi le subiva come "violente", non mi risulta che alcuna di queste persone abbia perseverato nel proposito. Molte di loro hanno ripreso felicemente le loro occupazioni e sono tornate ai loro affetti, e qualcuna mi ha pure ringraziato. Non è che mi vantassi di questo, pensavo facesse parte del mio mestiere.
Ora non so come comportarmi. La prossima volta che dovesse capitarmi, non so se devo aspettare un pronunciamento dei giudici.
E se con un altro bel colpo di Scienza (con la S maiuscola, ovviamente) dovessero costringermi, in nome della legge, o della Costituzione, o di chissà cosa, a dare una bella spintarella al signore che aggrappato al parapetto di un ponte mi grida che si è incastrato, e da solo non ci riesce, ma vuole buttarsi giù?
Facciamo così. Recupero le mie radici sicule e quel pò di vena anarcoide che, tanto da lontano, mi ha sempre fatto compagnia, e mi dico con un sorriso e tanta tranquilla rabbia: futtatinni.
Che, in linguaggio forbito, si traduce così: continua a lavorare in scienza e coscienza, sapendo che si avvicinano a grandi passi tempi in cui questo potrà costarti il tuo posto di lavoro, e magari anche un bel processo penale.
D'altronde, nessuna meraviglia, sono tempi già previsti un secolo fa: mi perdoneranno i miei due o tre lettori, se cito ancora una volta un intellettuale che mi è particolarmente caro.
"La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. E' una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. E' una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto". Che non va commisurato a nessun altro principio giuridico elaborato nei secoli dal diritto italiano, come ad esempio quello della "indisponibilità della vita" (cfr l'ottimo articolo di D'Agostino ).
E' un diritto assoluto, quindi, anche se obbliga altri a "suicidare" il fruitore, o presunto tale.
Non c'è traccia, in questo distillato di saggezza giuridica ed umana, del diritto degli altri (leggasi medici, personale sanitario, amministratori del SSN, politici) di trovare tutto questo sbagliato e di rifiutarsi di metterlo in atto.
Sarà...
Allora io mi autodenuncio. Devo fare la seguente confessione: ho fatto cambiare idea ad un pò di persone che volevano suicidarsi. Qualcuna di queste, ricorrendo i requisiti di legge, penso di averla pure fatta ricoverare in Trattamento Sanitario Obbligatorio. Sì, ho usato delle pressioni che andavano contro un diritto "assoluto". Dopo queste pressioni, che mi rendo conto in qualche modo potevano pure essere vissute da chi le subiva come "violente", non mi risulta che alcuna di queste persone abbia perseverato nel proposito. Molte di loro hanno ripreso felicemente le loro occupazioni e sono tornate ai loro affetti, e qualcuna mi ha pure ringraziato. Non è che mi vantassi di questo, pensavo facesse parte del mio mestiere.
Ora non so come comportarmi. La prossima volta che dovesse capitarmi, non so se devo aspettare un pronunciamento dei giudici.
E se con un altro bel colpo di Scienza (con la S maiuscola, ovviamente) dovessero costringermi, in nome della legge, o della Costituzione, o di chissà cosa, a dare una bella spintarella al signore che aggrappato al parapetto di un ponte mi grida che si è incastrato, e da solo non ci riesce, ma vuole buttarsi giù?
Facciamo così. Recupero le mie radici sicule e quel pò di vena anarcoide che, tanto da lontano, mi ha sempre fatto compagnia, e mi dico con un sorriso e tanta tranquilla rabbia: futtatinni.
Che, in linguaggio forbito, si traduce così: continua a lavorare in scienza e coscienza, sapendo che si avvicinano a grandi passi tempi in cui questo potrà costarti il tuo posto di lavoro, e magari anche un bel processo penale.
D'altronde, nessuna meraviglia, sono tempi già previsti un secolo fa: mi perdoneranno i miei due o tre lettori, se cito ancora una volta un intellettuale che mi è particolarmente caro.
Gilbert Keith Chesterton, Eretici, finale dell'ultimo capitolo. Citazione ripresa da Il blog dell' Uomo Vivo
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