Alcuni anni fa. Pomeriggio di guardia in reparto. Aspetto un ricovero in Trattamento Sanitario Obbligatorio. Non arriva. Mi telefonano i vigili urbani: mi dicono che sei barricata in casa e ti rifiuti di aprire. Mi chiedono di recarmi sul posto per tentare di convicerti, altrimenti devono abbattere la tua porta. Sarebbe un pò troppo traumatico. Arrivo. Case popolari, decine di persone affacciate ai balconi tutt'intorno, vigili urbani, vigili del fuoco, carabinieri, autoambulanza. Provo a salire (quinto piano senza ascensore). Non rispondi al campanello, ma sento che stai parlando ad alta voce al telefono con qualcuno degli operatori che sta sotto, e dici che uscirai soltanto se ti verrà a prendere un medico della Città del Vaticano. Siamo messi bene, mi dico.
Riscendo, mi faccio dare il tuo numero di telefono, me ne vado per i fatti miei, da solo, e ti chiamo. Dopo alcuni squilli rispondi. "Pronto?" "Sono il Segretario particolare di S.S. Giovanni Paolo II". "Davvero? Ma veramente? Sono emozionatissima". "Sì. Il Santo Padre la benedice e prega per lei. Ha saputo della sua richiesta di un medico di nostra fiducia ed ha provveduto immediatamente. Il medico risponde al nome di..., e si trova vicino casa sua. Sarebbe disposta a farlo entrare? " "Ma certamente. Solo lui però, e nessun altro".
Gli agenti non hanno idea di cosa stia succedendo, e mi vedono risalire di corsa (sempre cinque piani senza ascensore). Busso, mi apri. Gli agenti arrivati un pò dopo restano dietro il tuo portone, sul pianerottolo. Cominciamo a parlare, non sei del tutto convinta di venire con me. Ti scrivo un "salvacondotto" in cui garantisco che sei sotto la particolare protezione della Santa Sede e sarai in mia compagnia sino all'arrivo in reparto, dove sarai affidata alle mie cure.
Noto che la porta che dà sul balcone della cucina è aperta, ma siamo a giugno e non ci faccio tanto caso.
Ti convinci, e fai le valigie per il ricovero. Sono passati una quarantina di minuti da quando sono entrato. Apro la porta, e mi trovo davanti i due vigili urbani, ancora lì dopo tutto quel tempo, eroici. Prima che possano aprir bocca, con voce impostata e piglio deciso dico: "Allora, la Signora è sotto la diretta protezione dello Stato della Città del Vaticano e sarà accompagnata da me personalmente sino all'arrivo in Ospedale".
I vigili si guardano in faccia, mi riguardano in faccia, ed intuisco nei loro occhi il dubbio fugace che li attraversa: "Chi è dei due che dobbiamo ricoverare?". Per fortuna dicono invece "D'accordo dottore, se vuole lo mettiamo per iscritto". "No grazie, ci ho già pensato io e la Signora ha sottoscritto". "Bene così, allora".
Arriviamo in reparto tranquillamente, svolgo le pratiche per il ricovero, ti faccio sistemare nella tua stanza. Continuiamo a parlare simpaticamente per un bel pò. Poi , guardandomi di sottecchi, con gli occhi birichini, mi dici: "Sa dottore, io l'ho capito che lei non è un medico della Città del Vaticano, ma è stato bello lo stesso crederlo".
"Lo so che lo hai capito, è stato bello anche per me che tu mi abbia fatto credere di crederlo".
Poco dopo i vigili mi riferiscono che la porta aperta che dava sul balcone della cucina ha forse salvato la vita ad entrambi. Nel tuo totale disorientamento avevi inavvertitamente lasciato aperto il fornello del gas.
Non sono così sicuro che in tutta questa storia il Vaticano poi non c'entrasse...
Riscendo, mi faccio dare il tuo numero di telefono, me ne vado per i fatti miei, da solo, e ti chiamo. Dopo alcuni squilli rispondi. "Pronto?" "Sono il Segretario particolare di S.S. Giovanni Paolo II". "Davvero? Ma veramente? Sono emozionatissima". "Sì. Il Santo Padre la benedice e prega per lei. Ha saputo della sua richiesta di un medico di nostra fiducia ed ha provveduto immediatamente. Il medico risponde al nome di..., e si trova vicino casa sua. Sarebbe disposta a farlo entrare? " "Ma certamente. Solo lui però, e nessun altro".
Gli agenti non hanno idea di cosa stia succedendo, e mi vedono risalire di corsa (sempre cinque piani senza ascensore). Busso, mi apri. Gli agenti arrivati un pò dopo restano dietro il tuo portone, sul pianerottolo. Cominciamo a parlare, non sei del tutto convinta di venire con me. Ti scrivo un "salvacondotto" in cui garantisco che sei sotto la particolare protezione della Santa Sede e sarai in mia compagnia sino all'arrivo in reparto, dove sarai affidata alle mie cure.
Noto che la porta che dà sul balcone della cucina è aperta, ma siamo a giugno e non ci faccio tanto caso.
Ti convinci, e fai le valigie per il ricovero. Sono passati una quarantina di minuti da quando sono entrato. Apro la porta, e mi trovo davanti i due vigili urbani, ancora lì dopo tutto quel tempo, eroici. Prima che possano aprir bocca, con voce impostata e piglio deciso dico: "Allora, la Signora è sotto la diretta protezione dello Stato della Città del Vaticano e sarà accompagnata da me personalmente sino all'arrivo in Ospedale".
I vigili si guardano in faccia, mi riguardano in faccia, ed intuisco nei loro occhi il dubbio fugace che li attraversa: "Chi è dei due che dobbiamo ricoverare?". Per fortuna dicono invece "D'accordo dottore, se vuole lo mettiamo per iscritto". "No grazie, ci ho già pensato io e la Signora ha sottoscritto". "Bene così, allora".
Arriviamo in reparto tranquillamente, svolgo le pratiche per il ricovero, ti faccio sistemare nella tua stanza. Continuiamo a parlare simpaticamente per un bel pò. Poi , guardandomi di sottecchi, con gli occhi birichini, mi dici: "Sa dottore, io l'ho capito che lei non è un medico della Città del Vaticano, ma è stato bello lo stesso crederlo".
"Lo so che lo hai capito, è stato bello anche per me che tu mi abbia fatto credere di crederlo".
Poco dopo i vigili mi riferiscono che la porta aperta che dava sul balcone della cucina ha forse salvato la vita ad entrambi. Nel tuo totale disorientamento avevi inavvertitamente lasciato aperto il fornello del gas.
Non sono così sicuro che in tutta questa storia il Vaticano poi non c'entrasse...
Ciao, Vincenzo. Ho inserito il link al tuo blog nei miei link amici.
RispondiEliminaTornerò a leggere gli ultimi post. Adesso è tardi. Vado a nanna.
salutoni
annarita
Grazie mille! Ti aspetto.
RispondiEliminaMariella ti aveva indubbiamente sgamato, però evidentemente aveva anche intuito che non eri tipo da tirarla fuori con una scusa e poi piantarla in asso. E questo addirittura dalla tua telefonata! Sarà disturbata, ma stupida proprio no!!
RispondiEliminaMi hai fatto morire col particolare dei vigili che pensano "chi è dei due che dobbiamo ricoverare?" :-D
complicità tra paziente e medico ... una bella storia.
RispondiEliminami piace come le racconti
ciao vincenzo
Una storia che conquista, Vincenzo, raccontata con ironia e tanta umanità.
RispondiEliminaSpesso si crea un fil rouge tra anime, in situazioni quasi paradossali. Non sappiamo come e perché ciò succeda...ma succede.
Mi è piaciuta molto la storia di Mariella. Tornerò a leggerti.
Ciao.
annarita
@orsobruno, sabatino, annarita.
RispondiEliminaSto scoprendo che anche qui si può creare un "fil rouge tra anime", e la cosa mi piace. E' una bella novità.
Piace anche al mio ego leggere le cose che avete scritto: sta gongolando, lo sento, il perfido. Ogni tanto gli fa pure bene, và.
Il primo a ringraziarvi è lui, così un pò si distrae.