sabato 14 febbraio 2009

Turi

Eri davvero fuori come un balcone. Appena arrivato in Comunità, hai cominciato a fare paura a tutti, ed hai pure sfasciato un paio di porte. Schizofrenia disorganizzata, dicevano i sacri testi. Il giorno dopo, sei entrato di corsa nella stanza dell'équipe (eravamo solo io, Paola e Pina) e ti sei avventato minacciosamente su loro due gridando frasi sconnesse. Non sapevo davvero che fare. Ho cominciato a parlarti con una calma che ero ben lontano dal provare, dicendo anch' io cose sensa senso, frasi via via sempre più prive di nessi associativi, tentando così di distrarti. E' andata: ti sei fermato, ti sei girato verso di me, mi hai chiesto "che stai dicendo?", poi hai cominciato ad avere timore. Ho continuato. Infine, cominciando ad arretrare senza darmi le spalle, mi hai detto perplesso: "Ahu!!! Ma a te ti ragiona il cervello?!?". Poi sei uscito dalla stanza.
Da allora ci siamo capiti. Hai continuato a parlare una lingua solo tua, ma guardarci negli occhi ci bastava per dirci delle cose.
Mi hai ribattezzato "Peppe Nappa". Pare fosse il nomignolo del cognato che si prendeva cura di te a casa dei tuoi.

6 commenti:

  1. in effetti peppe nappa è un'antica maschera siciliana...
    come diceva Claudio Chieffo "dagli occhi si capisce..."
    ti spiace se ti linko?
    a presto!

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  2. Mi spiace? Ne sono felice! E ricambio con piacere. Ora mi hai messo la curiosità per la maschera di Peppe Nappa. Devo fare un pò di ricerche...Tu sai altro?
    Benvenuta Merins, da un catanese "d'adozione": ci ho vissuto 13 anni tra Università, servizio di leva, internato al Policlinico, specializzazione.
    I tuoi post sulla festa di Sant'Agata mi hanno riportato a sapori, profumi, suggestioni indimenticabili.

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  3. parlare all'interlocutore con il suo stesso linguagio...
    l'ho imparato, sai? in giro per il mondo
    ma tu l'hai messo in atto in un contesto... molto "forte"
    ciao vincenzo

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  4. Ciao Sabatino. Trovare un linguaggio che ti metta in relazione con l'altro, anche quando sembra impossibile, ha qualcosa di magico. E' una di quelle sorprese che rendono "leggeri", anche in contesti "forti". Ed è sperimentabile da chiunque sia disposto a scommetterci.

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  5. insegnando in classi "poco scolarizzate" (istituto professionale), ho dovuto insegnare questa arte di comunicare proprio sulla mia pelle...e devo dire che non tradisce mai

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