venerdì 24 aprile 2009

John Forbes Nash jr


John Forbes Nash jr nasce il 13 giugno 1928 a Bluefield, in West Virginia. Sin da piccolo manifesta aspetti personologici peculiari, quali la tendenza al ritiro sociale, l'introversione, la bizzarria.
Mostra interesse soltanto per letture impegnative, riguardanti in particolare argomenti di matematica, che il padre, ingegnere elettrico, incoraggia fortemente.
Ad esempio, da piccolo si immerge nella lettura della
Compton's Pictured Encyclopedia, compratagli dai genitori, piuttosto che giocare con i soldatini o con i suoi coetanei.
A scuola gli insegnanti non lo valorizzano tanto, e si accorgono più delle sue bizzarrie e delle sue inadeguate "abilità sociali" che della sua particolarissima propensione al pensiero scientifico e matematico.
Crescendo, continua a manifestare difficoltà relazionali evidenti. Ha una vita affettiva piuttosto piatta, poche amicizie, non manifesta interesse per le relazioni sentimentali.
Negli anni della scuola superiore è in grado di dimostrare il teorema di Fermat e si trastulla con esperimenti di elettrotecnica e chimica.
Frequenta il College in quella che oggi è la Carnegie Mellon University, a Pittsburgh. Comincia con i corsi di chimica, ma ad un certo punto si annoia perchè incontrava "difficoltà con l'analisi quantitativa, che era una questione non di quanto uno potesse pensare bene e capire o apprendere i fatti, ma di come uno fosse capace di maneggiare una pipetta o eseguire una titolazione in laboratorio".
Passa a frequentare matematica, e si appassiona anche ad un corso di economia internazionale.
Laureatosi, entra a Princeton. Porta con sè una lettera di presentazione del rettore piuttosto sintetica; c'è scritto soltanto "Quest'uomo è un genio".
A Princeton elaborerà, nell'ambito della teoria dei giochi, il concetto che quarant'anni dopo gli varrà il premio Nobel per l'economia, la "teoria dell' equilibrio di Nash".
Così lo ha spiegato recentemente in un'intervista rilasciata al settimanale
L'espresso: "Un gioco può essere descritto in termini di strategie, che i giocatori devono seguire nelle loro mosse: l'equilibrio c'è, quando nessuno riesce a migliorare in maniera unilaterale il proprio comportamento. Per cambiare, occorre agire insieme".
Sempre a Priceton incontrerà Einstein, e cercherà di parlargli delle sue teorie, ottenendone l'invito a studiare di più.
Nel 1951 si trasferisce al M.I.T. di Boston.
E' negli anni successivi che esordisce in modo conclamato la schizofrenia paranoide, che fino ad allora si era mostrata in modo insidioso, lento, processuale, attraverso i tratti di personalità premorbosa peculiari di questa malattia, quali la tendenza al ritiro sociale, il distacco nelle relazioni interpersonali, disturbate da freddezza, sospettosità, comportamenti bizzarri.
Fanno la loro comparsa deliri a contenuto persecutorio, di grandezza, mistico. Crederà negli anni successivi di essere a capo di un governo universale, di essere l'imperatore dell'Antartide, il piede sinistro di Dio. E' afflitto da allucinazioni. Vede messaggi criptati che attribuisce agli extraterrestri. I suoi studenti cominciano a chiamarlo "il fantasma di Fine Hall".
Ha una relazione con una donna più anziana, dalla quale ha un figlio: anche lui diventerà schizofrenico.
Successivamente sposerà un'altra donna, che resterà sempre con lui, pur affrontando notevoli sacrifici.
Comincia ad essere sottoposto a periodici ricoveri obbligatori, ed attraverserà periodi in cui condurrà una vita vagabonda in Europa. Per diversi anni non è in grado di lavorare, se non negli intervalli della malattia.
Finalmente negli anni novanta le condizioni cliniche migliorano in modo significativo, soprattutto sul piano dell'esame di realtà, e torna ad integrarsi lentamente con il mondo accademico.
Nel 1994 gli viene assegnato il premio Nobel per l'economia. Nel 2001 esce, per la regia di Ron Howard, il film "A beautiful mind", nel quale Russell Crowe interpreta proprio John Nash.
Attualmente continua a svolgere la sua attività di matematico.
Così finisce una recente intervista rilasciata al giornalista Mario Calabresi per il quotidiano "La Repubblica" dell'11/03/2009:
Quest´anno lei compie 81 anni, dopo il Nobel è tornato ad insegnare e ha avuto quei riconoscimenti che non si aspettava più di ricevere, ma ha dei rimpianti? 'Ho raggiunto un età in cui il tempo è tutto alle spalle e certo avrei potuto avere fortuna migliore, aver fatto cose più grandi e sprecato meno tempo, ma non sono cose attraenti a cui pensare. La settimana scorsa ho incontrato George Soros e mi sono reso conto che abbiamo pressapoco la stessa età ma lui ha guadagnato molti più soldi di me ed è milionario'. John Nash apre le braccia, si guarda in giro nella stanza piena di cataste di posta mai aperta e di libri, poi mi mostra una foto del figlio: 'Anche lui è schizofrenico, speriamo che guarisca, ma ha già cinquant´anni. Io ce l´ho fatta ad uscirne e la mia ultima speranza oggi è che anche lui trovi una strada'."




Riferimenti
http://nobelprize.org/nobel_prizes/economics/laureates/1994/nash-autobio.html
http://it.wikipedia.org/wiki/John_Nash
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/John-Nash-genio-e-follia/2001647/9
http://bibliogarlasco.blogspot.com/2009/03/john-nash-ecco-i-numeri-della-crisi.html
http://www.youtube.com/watch?v=7zMz3l7IXKA

5 commenti:

  1. Bravo, Vince. Un articolo molto bello! D'altronde ero sicura della sua bontà;)

    Vado a linkarlo nel mio blog di prova su splinder, dove sto acquisendo via via gli articoli per il 14 maggio.

    Grazzzzzie! Bacioni.
    annarita

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  2. Qualche anno fa ho visto il film "A beautiful mind", mi ha commosso, e mi ha fatto pensare a come la genialità e la schizofrenia, possano coabitare in una persona. A volte siamo così facili a dare giudizi sulle persone che non sono come "noi", sono di una diversità che c'impaurisce. Li ghettizziamo perchè non sappiamo come porci con loro, come relazionare... Il Padrererno, invece, mostra che tutto è Suo, che tutto è grande, Egli non teme il male, e lo dimostra nella genialità di alcune Sue creature, pur ferite e dolorose. Penso a quanto è grande e misteriosa la vita...
    E mi sovviene una domanda: Ma "Chi" è il nostro Dio? "Chi sei Tu?", gridava San Francesco, col volto affondato nell'erba...
    Grazie dei tuoi post, mi fanno pensare e commuovere, mi parlano delle cose e delle persone che amo molto. E grazie anche della tua affettuosa accoglienza a questa "povera pellegrina del web"! Ti abbraccio!

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  3. @Annarita
    Servita. Grazz-ioni a te.

    @Rita
    Hai saputo "andare oltre" ed intuire quello che voglio dire quando parlo di persone ammalate. Proprio questo penso: la dignità umana non dipende dalla cosiddetta qualità della vita, ma dal mistero che fa parte dell' essere uomini; e questo mistero sa sorprenderci spesso, se ci interessa interrogarlo.
    D'altronde, se non ci capiamo tra "poveri pellegrini del web..."
    Ricambio l'abbraccio.

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  4. Vince, vai a questo indirizzo, quando hai un attimo:

    http://www.lascuolaconvoi.it/or4/39794.html

    Baci
    annarita

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  5. Mi sono chiesta una miriade di volte che mistero esiste in me. Io così fragile dentro e così forte al contempo. Io così angelo e demone insieme...Io bambina spaurita e donna che va verso il mondo con l'audacia di un pionierre, pronta ad elargire parole, pronta a dare, assetata di sapere, che studia tutto e tutti, e a ama la vita nonostante tutte le battoste subite. Mi dicono tutti: "Come fai?". Sono un mistero anche per me, che ho una rarissima malformazione al cervello che mi da la schizofrenia, l'epilessia...con il cancro...metastasi...a volte semiparalizzata...ma é la mia vita. Io vivo mentre molti soccombono al dolore dilacerante che a tratti ti rende mutta dal troppo patire. Ma poi, vedi una Luce, lì, in fondo al tuo cuore. E' la voce della tua Saggezza che ti sta parlando e che ti arriva forte e chiara. Devi vivere perché sei un meraviglioso dono di Dio. Vivi per la vita stessa. Amati e ama. E così, riemergi dal barattro. vuoi diventare un eco e una voce per chi non riesce ad avere il tuo coraggio. Per chi ha vergogna, per chi non riesce ad uscire dal tunnel. Io il tunnel l'ho visto:é meraviglioso. La morte non mi fa paura, ma vivo perché devo questo a me stessa e alla mia famiglia che vive con me, ogni attimo di dolore.

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