Penso che questa sia la settimana giusta per sussurrare qualcosa della mia "padrona di casa". Considero Edith Stein una delle più grandi ed affascinanti personalità del secolo passato. Parlare di lei necessiterebbe di uno spazio pari ad una enciclopedia. Proverò a dire qualcosa in poche frasi.
Discepola di Husserl, fondatore della fenomenologia, caratterizzò i suoi studi , tra l'altro, anche per l' approccio di tipo antropologico filosofico, dove metteva al centro dell'indagine fenomenologica la persona umana (cfr Anna Maria Pezzella, "L'antropologia filosofica di Edith Stein", Città Nuova, Roma 2003). Sviluppò i suoi studi approfondendo sia l'ambito della interiorità dell'essere umano, sia quello dei rapporti interpersonali. Centrale e di grandissima modernità, è il concetto da lei sviluppato ed approfondito di Einfühlung (intuizione empatica). Basti pensare, per considerarne l'attualità nell'ambito delle scienze umane e delle relazioni d'aiuto, alle recenti scoperte (tra gli anni '80 e '90) di Rizzolatti e Coll., ricercatori dell'Università di Parma, riguardanti i neuroni specchio, considerati da molti la più importante scoperta delle neuroscienze degli ultimi decenni. I neuroni specchio possono essere considerati la base neurobiologica del concetto di empatia, così finemente elaborato dalla Stein settant'anni prima su basi esclusivamente filosofiche. La ricerca sull'uomo, in Edith Stein, non fu mai sganciata dalla ricerca sul senso della sua stessa esistenza.
Di famiglia ebrea, orfana di padre poco dopo la sua nascita, fu atea per gran parte della sua giovinezza, pur mostrando sempre grandissimo rispetto per la profonda fede della madre, che accompagnava sempre alle funzioni della sinagoga, ed un assoluto senso di appartenenza al suo popolo. A casa di una coppia di amici di fede evangelica trova una sera l'autobiografia di Santa Teresa d'Avila. La legge tutta in una notte, ed alla fine esclama "Questa è la verità". Di lì a poco riceverà il battesimo, ed il 15/04/1934 entrerà nel Carmelo di Colonia con il nome di madre Teresa Benedetta della Croce. Al contrario di quello che pensavano la maggior parte dei suoi parenti ed amici ebrei, compresa la madre che visse con grande dolore e senza capirla, pur nel rispetto, la scelta della figlia, la sua conversione al cattolicesimo non significò mai per lei rinnegare il suo essere ebrea. Anzi continuò ad essere sempre fiera di essere figlia di Israele, ed al padre gesuita Hirschmann scrisse "Non può immaginare che significhi per me essere figlia del popolo eletto: significa appartenere a Cristo non solo con lo spirito, ma con il sangue". Da subito la vita mistica di Edith si incentrò sul mistero della Croce, che volle portare con sè anche nel nome.
Discepola di Husserl, fondatore della fenomenologia, caratterizzò i suoi studi , tra l'altro, anche per l' approccio di tipo antropologico filosofico, dove metteva al centro dell'indagine fenomenologica la persona umana (cfr Anna Maria Pezzella, "L'antropologia filosofica di Edith Stein", Città Nuova, Roma 2003). Sviluppò i suoi studi approfondendo sia l'ambito della interiorità dell'essere umano, sia quello dei rapporti interpersonali. Centrale e di grandissima modernità, è il concetto da lei sviluppato ed approfondito di Einfühlung (intuizione empatica). Basti pensare, per considerarne l'attualità nell'ambito delle scienze umane e delle relazioni d'aiuto, alle recenti scoperte (tra gli anni '80 e '90) di Rizzolatti e Coll., ricercatori dell'Università di Parma, riguardanti i neuroni specchio, considerati da molti la più importante scoperta delle neuroscienze degli ultimi decenni. I neuroni specchio possono essere considerati la base neurobiologica del concetto di empatia, così finemente elaborato dalla Stein settant'anni prima su basi esclusivamente filosofiche. La ricerca sull'uomo, in Edith Stein, non fu mai sganciata dalla ricerca sul senso della sua stessa esistenza.
Di famiglia ebrea, orfana di padre poco dopo la sua nascita, fu atea per gran parte della sua giovinezza, pur mostrando sempre grandissimo rispetto per la profonda fede della madre, che accompagnava sempre alle funzioni della sinagoga, ed un assoluto senso di appartenenza al suo popolo. A casa di una coppia di amici di fede evangelica trova una sera l'autobiografia di Santa Teresa d'Avila. La legge tutta in una notte, ed alla fine esclama "Questa è la verità". Di lì a poco riceverà il battesimo, ed il 15/04/1934 entrerà nel Carmelo di Colonia con il nome di madre Teresa Benedetta della Croce. Al contrario di quello che pensavano la maggior parte dei suoi parenti ed amici ebrei, compresa la madre che visse con grande dolore e senza capirla, pur nel rispetto, la scelta della figlia, la sua conversione al cattolicesimo non significò mai per lei rinnegare il suo essere ebrea. Anzi continuò ad essere sempre fiera di essere figlia di Israele, ed al padre gesuita Hirschmann scrisse "Non può immaginare che significhi per me essere figlia del popolo eletto: significa appartenere a Cristo non solo con lo spirito, ma con il sangue". Da subito la vita mistica di Edith si incentrò sul mistero della Croce, che volle portare con sè anche nel nome.
Il 2 agosto 1942 si trovava nel convento di Echt, insieme alla sorella Rosa. Da tempo si stava dedicando alla sua ultima opera, "Scientia Crucis", "La Scienza della Croce".
Il 26 luglio i vescovi cattolici ed i ministri protestanti d'Olanda avevano fatto leggere in tutte le chiese una lettera di energica protesta contro le deportazioni in massa degli ebrei.
Come rappresaglia nazista, tutti i cattolici ebrei presenti nei conventi d'Olanda furono deportati.
La Gestapo s'incaricò il compito di portare via Edith e la sorella. Le sue ultime parole furono udite in quel contesto. "Vieni, andiamo per il nostro popolo", disse alla sorella prendendola per mano.
Già nella Quaresima del 1933 aveva presentito tutto questo. Aveva allora detto infatti: "Avevo già saputo delle persecuzioni...ma in quel momento vidi chiaramente ...che il destino di quel popolo diveniva tutt'uno col mio"; e poi: "Mi rivolgevo interiormente al Signore, dicendogli che sapevo che era proprio la sua Croce che veniva imposta al nostro popolo. La maggior parte degli ebrei non riconosceva il Signore, ma quelli che capivano non avrebbero potuto fare a meno di portare la Croce. E' ciò che desideravo fare. Gli chiesi solo di mostrarmi come".
Il 9 agosto 1942 entrambe arrivarono ad Auschwitz- Birkenau, dove furono subito inviate alle camere a gas.
Fu il modo, per Edith, di completare sugellandola con la sua vita e la sua morte, la sua Scientia Crucis.
«La sera del Venerdì santo, ai piedi della croce. Il dolore della Madre di Dio è grande come il mare, lei vi sta immersa, ma è un dolore contenuto, ella trattiene con fermezza il cuore con la mano, perché non si spezzi, la morte vera appare in modo quasi spaventoso dalla bocca semiaperta del Salvatore. Ma la sua testa è rivolta verso la Madre, come per consolarla, e la croce è tutta luce: il legno della croce è divenuto luce del Cristo».
Dedicato a chiunque stia facendo esperienza della croce. Dedicato a chi è morto ed a chi ricomincia a vivere in Abruzzo.
Riferimenti bibliografici
Anna Maria Pezzella, L'antropologia filosofica di Edith Stein, Città Nuova, Roma 2003
Angela Ales Bello, La passione per la verità, EMP 2003
Angela Ales Bello, Edith Stein. Patrona d'Europa, Piemme 2000
http://www.filosofico.net/edithstein.htm
Marco Iacoboni, I neuroni specchio, Bollati Boringhieri 2008
Marco Iacoboni, I neuroni specchio, Bollati Boringhieri 2008
Carissimo Vincenzo,
RispondiEliminaio credo di avere quasi tutto di Edith Stein, ma che abbia letto veramente, dall'inizio alla fine, c'è solo "Dalla vita di una famiglia ebrea" e "Lettere a Roman Ingarden".
Da grande ;-) mi piacerebbe leggere Essere finito ed Essere eterno, e valutare il suo tentativo di far dialogare fenomenologia e metafisica tomista.
Della sua biografia mi ha colpito moltissimo la sua capacità di vivere numerose amicizie profonde, maschili e femminili: questa donna l'empatia non l'ha inventata a tavolino! Molto impressionante anche il periodo in cui servì presso un ospedale militare in Moravia. Mi ha anche colpito, anche se non riguarda direttamente lei, il vivacissimo clima culturale che c'era in Germania prima della Grande Guerra 1914-1918: altro che barbari!!!
Mi risulta che Karol Wojtyla, sia come filosofo che come teologo, si sia profondamente ispirato al suo lavoro, probabilmente anche grazie a quel "gancio" comune che fu Roman Ingarden.
Un abbraccio!
Aurelio
Vince, sei riuscito a sintetizzare egregiamente i tratti peculiri della grande Stein, una figura che mi ha sempre affascinato.
RispondiEliminaPoichè nel tuo post ci sono elementi che hanno ache vedere con la Scienza, la Storia, l'interiorità, l'antropologia e molto ancora, penso che sarebbe una bella cosa pubblicare il tuo post su Scientificando, consentendo a un discreto numero utenti della rete di conoscere questa figura unica. Il blog di Scienze conta centinaia di accessi unici giornalieri (oggi l aprevisione è di 1500 visitatori unici).
Che cosa ne pensi? Ne sarei davvero onorata, Vince.
Baci
annarita
@aurelio
RispondiEliminaCarissimo Aurelio, è una bella sorpresa che tu conosca così tanto di Edith Stein. E soprattutto che tu abbia così tanta stima di lei e del suo pensiero. Sono assolutamente d'accordo con te sull'influenza del suo pensiero, ed in particolare del suo approccio alla fenomenologia, sul grande Karol.
Buona Pasqua a te ed alla tua famiglia, con affetto.
@Annarita
Cosa ne penso? Che sarei io ad essere davvero onorato, ovviamente. E' un gran bel regalo di Pasqua. Grazie Annarita, ed anche a te ed a chi ti è caro Buona Pasqua. Baci.
Vince, il post è su Scientificando. L'ho appena pubblicato.
RispondiEliminaGrazie ancora, amico.
baci
annarita
Mi sto divertendo a "vedermi" altrove. Sempre grazie a te, amica.
RispondiEliminaHai visto quanti apprezzamenti, nonostante il momento difficile?
RispondiEliminaHo visto, ho visto...Mi hai fatto fare un bel giro su una Ferrari: una bella esperienza, per uno che gira in Vespa ;-)
RispondiEliminaVado a dormire, che la velocità mi ha dato un pò alla testa...
Beh, mio caro, appena ti sarai ripreso dalla velocità, dopo un sonno ristoratore, passa da Scientificando a ringraziare i tuoi estimatori, con un commento al post!;)
RispondiEliminaBaci
annarita
Fatto. Sono lento, ma piano piano ci arrivo...
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