mercoledì 1 aprile 2009

Di sole, limoni e depressione.

Mi hanno pregato di andare a trovare, in campagna, una signora ormai anziana, che convive con una grave forma di depressione unipolare ricorrente sin dalla sua adolescenza.
Suo figlio sin da piccolo era un mio carissimo amico, e passavo con lui ed i suoi genitori intere giornate, spesso nei loro vigneti, o a girare in bici corredate di pezzi di cartone che facevamo saltare tra i raggi delle ruote per simulare il rumore dei motori; o a bighellonare all'ombra di ulivi e carrubbi nelle estati delle nostre zone, inondate di sole e cicale.
Appena arrivato a casa loro, mi hanno accolto con gioia e semplicità. Non sono riuscito a convincerli a darmi, come facevano un tempo, del tu, che io sono sempre Vincenzo e nulla è cambiato: hanno continuato a chiamarmi con deferenza dottore. L'unico risultato che ho ottenuto è che alla fine ci siamo accordati su dottore Vincenzo. Inutile insistere.
Lei mi ha raccontato tutta la sua storia, costellata di paura e sofferenza sin da quando era piccola, per quel male oscuro che la prendeva misteriosamente e la gettava nell'angoscia più nera, e che i medici allora attribuivano al fatto che mangiasse poco.
Più di trenta anni fa passò attraverso un carcinoma della mammella, riuscendo a sopravvivere, al contrario della sorella, che operata dello stesso male nello stesso anno, morì dopo poco.
Non sa parlare in italiano, ma è una persona saggia. Ha tirato su una famiglia sana, ha saputo sbracciarsi tante volte nella vita, e quando altri avrebbero ceduto lei ha resistito.
E' assetata, alle porte degli ottanta anni, di conoscenza: mi ha fatto tante domande sul perchè le succedano queste cose, sulle origini della depressione, sulla sua etiologia, sulle cure di una volta e su quelle attuali. Ha voluto sapere cos'è il sonnambulismo, del quale sentiva parlare da piccola per un caso verificatosi dove abitava. Mi ha chiesto se fa bene a non credere a quello che le raccontavano da piccola, che avesse a che fare con l'intervento degli spiriti (
i padroni del luogo).
E poi mi ha raccontato di come seguire le notizie in televisione in questi periodi di umore nero la impressioni parecchio, ed allora evita la televisione, "preferisco seguire Radio Maria, dove dicono cose buone e si prega, che mi fa bene".
Il marito era lì, ormai più che ottantenne, ancora in attività lavorativa (guida ancora il trattore giornalmente), e mi ha chiesto tante cose anche lui. Mi ha fatto sapere di un incidente avuto qualche anno fa col trattore, da cui non ricavò alcuna conseguenza fisica, ma che gli ha lasciato i segni più profondi di un'ansia post-traumatica. Ed ha tenuto a chiedere il mio parere sui farmaci che il medico gli ha prescritto per la
prospera (ci sono stato più di qualche secondo a farmi la traduzione istantanea: prostata!).
Vedere entrambi ascoltare a bocca socchiusa ed occhi sgranati, come fossero parole di chissà quale sapienza sconosciuta ed avvincente, le cose che dicevo, mi ha provocato una tenerezza acuta e commossa, e si è subito sovrapposta alla mia vista interiore una immagine molto più antica, di trentacinque anni fa, quando ero io, bambino, ad ascoltare con lo stesso atteggiamento rapito loro due, nella loro vigna, spiegarmi come fare a riconoscere e raccogliere i grappoli d'uva matura.
Ovviamente, non mi hanno fatto andare via a mani vuote: neanche il tempo di uscire da casa, e già erano lì a raccogliere limoni ed a riempire una bottiglia di vino Cerasuolo dalle loro botti. Anche qui, inutile tentare di opporsi.

5 commenti:

  1. Una bella esperienza.

    È capitato qualche volta anche a me quando mi hanno chiamato per fare qualche riparazione. Oppure a mio papà che è un bravo venditore e gira spesso da cliente a cliente.

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  2. Non so i limoni, ma il sole ha un effetto niente male sulla depressione... :-)
    E, più ancora, amici come Vincenzo...
    E poi i colloqui, e poi tutte le pastigliuzze che mi rifilano e che prendo disciplinatamente... e che, ti sembro un anarchico? ;-)
    E poi mi dicono: pazienza, pian pianino, pazienza...
    E se me lo dicono a Milano, dove tutti vivono con l'orologio incastrato tra pollice, indice e medio [non sul polso: ruotare l'avambraccio prende troppo tempo ;-) ] vorrà dire che è proprio così :-)
    Un abbraccio!!
    Aurelio

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  3. @Hayalel
    Anche da voi limoni e Cerasuolo? Scherzo, ovviamente. Un caro saluto!

    @Orsobruno
    Bella, proprio bella quella dell'orologio tra pollice indice e medio. Ci penso e rido. Rido e ci penso.
    Ma ancora più bello essere chiamato amico da un amico. Grazie.
    Se poi l'intuito non mi dà torto, forse non ci vorrà neanche tanta pazienza.
    Un abbraccio a te.

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  4. Che bello, Vince. Mi è venuta la pelle d'oca, segno inequivocabile che c'è odore di poesia nei dintorni!

    Non è che ti abbia dimenticato carissimo, ma in questi giorni gli impegni e la gestione dei tre blog non mi hanno lasciato un attimo di tregua.

    Per quella proposta, ti scriverò domani o giovedì. Nel frattempo, fatti un giro sul mio blog di scienze, Scientificando, perché c'entra.

    Il link lo trovi nella sidebar di web 2.0 and something else.

    Baci
    annarita:)

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  5. Carissima Annarita, che bello lo dico io, ogni volta che passi a trovarmi ed a lasciare un commento! Non preoccuparti, posso aspettare. Nel frattempo mi vedo gli altri tuoi blog, che meritano.
    Tu non stancarti troppo al computer :-)

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